martedì 2 ottobre 2012

Margherita

Nella sua forza che scava nel profondo, vola libera per avventurarsi nel mondo, per testare le acque, la fertile terra e i divini segreti. Incontra messaggeri che rinnovano la sua anima, ampliano la sua mente, infondono coraggio nell'agire. Scava così forte e profondo da popolare i suoi sogni, cerca nel suo cuore il desiderio e raccoglie viticci di speranza e di amore. Sicuramente troverà ciò che cerca, quelle cose che arrivano quando meno te le aspetti e che fino ad allora erano sconosciute.”


Ci sono cose e oggetti, che nella vita non riesci ad ottenere, vorresti averli con tutta l'anima, perché ti piacciono, ti soddisfano, ti fanno assaporare attimi di gioia.
Così come le cose, ci sono anche le persone.
Margherita aveva incontrato una persona simile, era una persona speciale, che le aveva fatto capire che la sua vita era insignificante. Le aveva aperto un mondo nuovo, un mondo fatto di sensazioni estreme, dove piacere e lussuria si confondevano e donavano al proprio essere una luce diversa.


Viveva la sua vita in funzione di quella persona, tentava di dare il tutto per tutto, lo soddisfaceva e a suo modo ne godeva con tutto il suo essere, mente e corpo, l'adrenalina e lo spirito innalzati alle stelle, nulla era scontato, ogni giorno diverso da quello precedente.
Poi si svegliò un mattino, sembrava tutto normale, tutto andava dal verso giusto, si sentiva coccolata e importante... invece la vita le aveva riservato una sorpresa.
Il bip di un sms sul telefono di Giacomo, lui stava ancora dormendo. Forse era importante o forse no. Rimuginò a lungo, mentre preparava la colazione, guardando il cellulare. Era tentata di leggere, non lo aveva mai fatto, mai le era passato per la mente di violare la sua privacy.
Eppure, mentre la moka ribolliva sbuffando, la sua mente funzionava alla stessa maniera di quel liquido caldo e profumato: ribolliva sbuffando!
Un impulso più veloce e il cellulare fu nelle sue mani.
Fu facile cliccare sull'icona dei messaggi ed aprirlo: “Ieri è stata una grande prova per me. Ti amo.”, Alzò lo sguardo, lui sullo stipite della porta, non lo aveva sentito arrivare.
Come una bambina beccata con le dita nel barattolo della nutella, Margherita tentò di nascondere il cellulare dietro la schiena.
“Cosa c'è di così interessante sul mio cellulare?”
Inutile nasconderlo ancora, se ne era accorto: “Un sms...”
Glielo consegnò con un espressione interrogativa.
Lui lesse, poi: “E' un po che volevo dirtelo. Volevo solo trovare il momento adatto. Nemmeno io so come sia successo, ma... mi sono innamorato di un'altra donna.”
Margherita non ebbe reazioni, ne parole, ne altro. Pacatamente si chiuse nel bagno, a pensare.
“Cristo, non sono riuscita nel mio intento, far bastare la mia unica presenza!” borbottò fra se.
Aprì la doccia e sempre con molta calma, lasciò scorrere l'acqua sul suo corpo.
Tornò in cucina, vestita e profumata, come se nulla fosse accaduto. Lui intento a leggere sul pc.
Margherita gli si avvicinò, gli chiuse il portatile e … “Vado a lavorare, al mio ritorno voglio le tue cose fuori di qui. Ti lascio tutta la giornata a disposizione per farlo...” fece una pausa...”finalmente in bagno non troverò più la tavoletta alzata del cesso!”
Ed uscì, lasciandolo di stucco.
Non riuscì a combinare molto al lavoro, e i giorni seguenti furono devastanti.
In ufficio non lasciava trapelare altro, nonostante i suoi sforzi i colleghi si erano accorti che qualcosa non andava e le chiedevano continuamente se stesse bene.
Passava notti insonni, gli mancava. Ma lo odiava anche. Trascinava le sue giornate tra la casa e l'ufficio.
Poi un giorno: “No, basta. E' ora di scrollarsi da quest'apatia, devo uscire.”
Aveva finalmente deciso che era stata rinchiusa fin troppe ore, troppo a lungo. Non c'erano altri motivi di rimanere chiusa in casa, ulteriormente.
Uscire da sola non le era mai piaciuto, ma non poteva fare altrimenti.
Decise di vestirsi per il suo gusto e piacere personale, indossò delle calze velatissime, una gonna aderente, lunga fino al ginocchio con uno spacco sul posteriore, una maglietta che si appoggiava ai suoi seni morbidi, tenuti su da un push-up costruito ad arte. I lunghi capelli biondi, liberi di fluttuare con le sue movenze, accentuate dai tacchi alti che non abbandonava mai.
Si chiuse dentro un cinematografo, solo una stupida commedia romantica. Non era il suo genere preferito, ma non era in vena di pellicole più complicate, non le riusciva di prestare attenzione a nulla.
Decise che la serata non era finita, non voleva di nuovo ritrovarsi sola in quella casa, in cui tutto le parlava di lui.
Era entrata in un bar nelle vicinanze e si era sprofondata in una comoda poltrona con un bicchiere in mano.
Bel modo di concludere la serata” disse tra se...”Tenterò di ubriacarmi.”
Margherita non era uscita in cerca di compagnia, ma lo vide, o meglio, lo vide guardarla.
Uno di quegli sguardi che catturano, attimi di reciproco studio. Lui sorrideva, sembrava quasi divertito, come se sapesse qualcosa, che potesse guardarle dentro.
Lei abbassò gli occhi e tornò a guardare altrove, sorseggiando quello che aveva nel bicchiere.
Girando lo sguardo verso la direzione di quello sconosciuto, la attraversò un piccolo brivido di delusione, se ne era andato.
Sospirando e alzando le spalle, bevve gli ultimi sorsi ed usci nella calda notte. Era in una zona sicura, per cui decise di farsi una passeggiata prima di tornare alla sua auto.
“E' una bella sorpresa, non credi?”
Sorpresa, si girò verso quella voce. Era di nuovo quello sconosciuto, con quel pizzico di sorriso stampato sul volto.
Buon Dio, l'aveva seguita?
“Si, molto bella.” rispose educatamente.
Il suo sguardo era penetrante, si accorse di essersi avvicinata per studiarlo più da vicino. Piuttosto giovane, bello, i lineamenti del viso morbidi, e continuava a scrutarla impertinente.
“Sei troppo bella per restare da sola sul bordo di una strada.”
Margherita continuava a guardarlo chiedendosi cosa significasse quella sua frase.
Scusami...” riprese lui...”non volevo essere così audace, ma sei una donna che non passa inosservata.”
Il suo modo di fare tornò ad essere amichevole ed informale, ma lo sguardo nei suoi occhi diceva molto di più
Sembrava esitante e incoriusito insieme.
Non sapendo cosa rispondere, lei rimase in silenzio, cercando di capire a che gioco stava giocando.
Lui, notando la sua esitazione riprese a parlare: “Ho paura di offenderti, ma ho bisogno di dirti una cosa.”
Fece ancora una pausa attendendo una risposta che non arrivò.
Mi ricordi qualcuno.” riprese, “non ti piacerebbe sapere chi è?”
La risposta di Margherita fu solo una faccia da idiota, un sopracciglio alzato e le veniva da ridere.
“Ti ho vista in un sogno.” sorrise malizioso. “Un sogno ad occhi aperti, per l'esattezza.”
Riuscì a suscitare una piccola esclamazione di sorpresa, nulla di più.
Lui si avventurò ancor di più: “E la memoria di quel sogno continua ad emozionarmi.”
Margherita si trovò sconcertata, riuscì finalmente a parlare: “Non riesco ad immaginare come.” parole accompagnate da un rossore ed una improvvisa vampata al volto.
“Non è vero?” era vicinissimo, allungò una mano e le accarezzò una guancia molto delicatamente, senza mai distogliere lo sguardo da lei. Lei indietreggiò un po', ma non disse nulla.
Ho una foto di quello che la ragazza del mio sogno ha fatto a me...”
Gli occhi di lei si spalancarono e, il suo continuo mutismo, gli diede il permesso di andare avanti.
“Aveva dei bellissimi capelli biondi e morbidi come i tuoi.” disse accarezzandole la testa. Gli occhi azzurro ghiaccio di lui scrutarono tutto il corpo di lei. Margherita non riusciva a respirare.
Begli occhi verdi, Seni morbidi e capezzoli come questi, a loro piaceva premere contro il tessuto per attirare attenzione, proprio come i tuoi.” Le sfiorò la maglietta, un tocco breve e leggero.
E le labbra morbide”... sussurrò mentre chinava la testa per toccare dolcemente le labbra di Margherita.
Senza incontrare resistenza, le rubò un braccio per portarselo attorno alla vita, bruscamente, baciandola più prepotente.
Fu il punto del non ritorno. Mentre in un piccolo angolo de suo cervello continuava a ribellarsi contro l'assurdità e la follia di quell'incontro, il suo corpo aveva assunto una mente propria.
Staccandosi un po' riuscì a dire: “Allora, che genere di foto, posso vederla?”
“il mio sesso duro coperto dei nostri umori...” disse a bassa voce, ma con un tono beffardo.
“Mi piacerebbe vederla.” insistette Margherita
“Preferisco dimostrartelo” rispose lui.
La prese per mano e la guidò verso le ombre della notte, contro un albero appartato. Ansimava di desiderio, rispondendo ai suoi baci febbrili. Era spettacolare, ruvido e grezzo. Le sue mani erano forti ed esigenti, le tirò su la gonna, sussurrandole parole oscene. La voltò verso l'albero, il suo fiato sul collo e l'erezione più meravigliosa avesse mai sentito, scivolava già tra le sue natiche, libere anche degli slip che aveva lui aveva lacerato impetuoso.
Le schiacciava i capezzoli con una mano, l'altra le sculacciava il culo. La sua intimità colava selvaggiamente.
“Per favore, prendimi” pregò senza pensare.
La risata di lui, bassa e trionfante, ma non sgradevole. Ringhiando di piacere entrò in lei, in una lunga spinta selvaggia che le strappò un urlo. Lei gemeva come una gatta, mentre la vagina si stringeva contro quel membro possente. Stringeva e pulsava così tanto come se non volesse mai liberarlo. Un ritmo frenetico che spinse entrambi oltre il bordo.
Urlando e gemendo attraverso la mano di lui che le copriva la bocca per calmarla, onde di piacere attraversarono il loro corpo, Sentì il suo fiotto caldo, nel profondo, cavalcando l'onda prima di scendere del tutto.
I loro corpi ancora fusi assieme, lei gemeva dolcemente, lui sprofondato dentro di lei ansimante. Ma doveva finire in qualche modo, per cui Margherita si ritirò e si girò verso di lui.
Delicatamente ma con fermezza, spingendola a terra davanti a lui, le regalò la visione ravvicinata del suo membro ancora rigido. Lo teneva in mano come un trofeo da ammirare. Coperto di liquidi scintillanti, proprio come nella foto che aveva descritto.
In quel momento le sembrava la cosa più bella che avesse mai visto. Prendendolo tra le mani lo accarezzò molto lentamente e fece roteare la lingua sul glande, come se stesse leccando la glassa di una torta. Assaggiò il loro liquido seminale, assaporandolo come una sfrenata puttana. Il membro si contrasse in bocca, chiaramente godendo dell'attenzione costante. Succhiò delicatamente, leccò ogni centimetro. Lentamente si addolcì in bocca.
Finalmente sazia, lo guardò di nuovo.
Lo prese in giro: “Ho realizzato il tuo sogno ad occhi aperti.”
Mi chiamo Leonardo, per gli amici Leo, ti accompagno a casa. Ti voglio al sicuro,. Ma ricordati, non finisce qui.”
La accompagnò alla sua auto e la seguì con la propria.
Sulla porta di casa si scambiarono il numero di cellulare e un bacio travolgente, la lasciò di nuovo senza fiato.
Domani ti porto una cosa, nel pomeriggio dovrò partire per lavoro, ma ti spiego meglio domani. Buonanotte...”
Margherita, per gli amici Margot...” sorridendo entrò in casa.
La notte fu, finalmente, una notte tranquilla, anche se non riusciva a comprendere come avesse potuto concedere il suo corpo così facilmente ad un perfetto sconosciuto. Forse per scrollarsi di dosso quell'apatia che non le era congeniale. Forse perché ne era rimasta affascinata... ma inutile farsi domande sull'accaduto, ormai era successo e ne era rimasta appagata.
Il mattino successivo, Leo la chiamò al cellulare per invitarla a pranzo.
Si incontrarono in un ristorante della zona. Leo indossava un abito scuro, molto raffinato. Notò con piacere i suoi modi da vero gentleman e la conversazione brillante, senza ricordare la serata appena conclusa.
Oggi parto per lavoro, starò fuori pochi giorni. Volevo darti questa cosa.” le allungò un pacchetto...”Non aprirlo ora, non è il luogo giusto. Mi piacerebbe che al mio ritorno, venissi ad attendermi all'aereoporto e vorrei lo indossassi.”
Margot prese il pacchetto e lo infilò in borsa: “Lo aprirò a casa, questa sera, grazie Leo.”

 
Leo era partito, occupato come sempre da una vita frenetica, una vita buona, fatta di lavoro e viaggi continui.
La sua unica frustrazione, la poca libertà di incontrare una donna con cui condividere la sua vita.
Ma ora c'era lei, Margot. Incontrata per caso, rimasto affascinato e coinvolto mentalmente.
Mille cose di cui preoccuparsi: scartoffie, telefonate, mangiare, vestirsi, bollette, viaggi... ma ora c'era anche lei nella sua mente.
Una breve tregua, il riposo... sprofondato su un divano nella sua stanza di hotel, gli occhi chiusi immaginando di averla accanto, accoccolata sul suo grembo. L'avrebbe incontrata di nuovo, dovevano passare solo tre giorni, tutto quello che voleva era il suo delizioso corpo...
Si addormentò sognandola.
Le labbra di lei morbide sul collo e sul petto, Leo le mordicchiava i lobi delle orecchie, riempiva le sue narici del suo profumo e le sue labbra del suo gusto. Fino a ritrovarsela in ginocchio, fra le sue gambe, i suoi bellissimo occhi verdi, pieni di amore e tutti per lui.
Con devozione indicibile, Margot giaceva con la testa sulle sue ginocchia, carezzevole e languida, in attesa delle sue parole, in un silenzio pieno di lussuria. Riusciva a rimanere estasiato di ogni suo tocco e respiro, quasi un'adorazione, morbida e dolce...
Fino a sentire le sue labbra sul suo membro, che leccava e assaporava il glande. Poi l'intensità di essere risucchiato profondamente nella sua gola impaziente. Una vorace fame ossessiva, lo costrinse a legare le sue dita ai capelli, costringendola a prenderlo tutto in bocca. Gemiti di piacere mescolati a formare una melodia incalzante, la voglia di farla durare per sempre e infine la gloria del rilascio, caldo e veloce.
Con un fuoco nel cuore, riempì i suoi vuoti, guarì la sua anima peccatrice, in un vortice di estasi.
Sospirando profondamente, aprì i suoi occhi... realizzò di essere solo, avvolto da una eccitazione mentale... il membro eretto e dolorante. Si masturbò a lungo pensando a Margot e alla sua attesa in aeroporto.
Tre giorni dopo, lei era li ad attenderlo, l'area di attesa affollata. Vivace l'attività come ogni altra giornata, centinai a di persone che andavano e venivano, lavoro o viaggi di piacere o ricongiungimenti familiari, tutti in frenetico movimento.
Margot era solo un puntino in quella folla, ma quel momento per lei era intenso, continuava a guardare lo scorrere dei tabelloni degli arrivi e l'orologio. Un'attesa interminabile.
Il bip di un sms la fece trasalire. Leo!
Hai quello che voglio a portata di mano? Leo.”
Frugò nella tasca... si, era li, quel piccolo gingillo magico, spento per il momento, lei nel più dolce del panico.
Tre giorni in attesa, condensati in quel momento, gli occhi fissi sulle porte di uscita di fronte, in attesa di vederlo emergere tra volti sconosciuti.
Lo vide, alla ricerca tra la folla, cercava il suo viso. Margherita si alzò e gli sorrise. Sentì l'impulso di averlo vicino ed abbracciarlo. Leo con un sorriso ironico, la indicò con un dito e lo portò alle labbra imitando un bacio. Sembrava un ragazzo giocoso, un amante che chiamava la sua conquista.
Lei, con un coraggio che non aveva previsto, si incamminò velocemente. D'impulso gli gettò le labbra al collo, sprofondando la testa sulla sua spalla. Quando sentì le sue mani sulla sua schiena e nei capelli, capì che quel posto, nelle sue braccia, era il paradiso.
“Piccola, sei pronta?, sussurrò.
“Più che pronta”, disse alzando lo sguardo.
La bocca di Leo si appoggiò sulla sua, schiudendola delicatamente, affondando la lingua in una danza sensuale. Il corpo compresso da quelle forti braccia. Il bacio fu lungo e profondo, incuranti della folla che passava loro accanto.
Staccandosi Leo sussurrò di nuovo: “Hai qualcosa per me?” . Sembrava divertito, ma dietro agli occhi gioiosi si nascondeva un diavolo.
Margherita frugò nelle tasche della giacca, tirò fuori il gingillo, lo girò in mano per qualche secondo, i suoi occhi fissi su di lei: “Adesso hai il comando...”. Leo lo afferrò.
Era bagnata prima che il pulsante fosse stato premuto, ma quando la vibrazione partì, pensò che le gambe non potessero sorreggerla. Non erano le sensazioni provenienti dall'uovo sepolto nella sua vagina che la resero instabile, ma l'aver dato il controllo in mano a Leo. Lui poteva decidere come e quando stimolarla o riportarla indietro.
Andiamo a casa.” disse lui baciandole ancora il collo.
Il tragitto verso il parcheggio sembrò sorprendentemente breve. Mano nella mano, chiacchierando dei giorni trascorsi, il tono persistentemente erotico, come il ronzio che ogni tanto risaliva dal suo interno.
Il garage era piacevolmente scuro, l'auto parcheggiata in un angolo, un ulteriore isolamento, per quanto fosse stato possibile in un luogo pubblico.
“Sali dietro, Margot.” Il tono di Leo improvvisamente basso.
Cosa aveva in mente? Pensò.
Strisciando verso un lato del sedile posteriore, lei si accomodò. Lo spazio era angusto, la loro vicinanza contribuiva a renderla piacevolmente eccitata.
Si era vestita meticolosamente, camicetta da cui si intravedeva accattivante il reggiseno, scarpe dal tacco altissimo, calze e guepiere che spuntavano dalla gonna sapientemente alzata sulle cosce tornite e calde... niente altro, niente slip ad ostacolare l'ingresso al suo cuore pulsante. I lunghi capelli biondi lasciati liberi sulle spalle e un trucco perfetto. Poteva sentire la sua passione solo guardandolo negli occhi.
Lentamente, lui tolse ogni ostacolo, le sfilò la camicetta, sganciò il reggiseno e tirò su meglio la gonna... il ronzio dell'uovo che continuava il suo folle massaggio.
Ma lei voleva di più, aveva bramato quel momento per tre lunghi giorni. Allungò le mani verso i pantaloni di Leo e liberò l'oggetto del suo desiderio, che fece irruzione nell'aria intrisa di lussuria mostrando tutta la sua eccitazione.
Fiero e turgido, il glande coperto di piccole gocce scintillanti, era uno spettacolo.
So che ti piace, sei impaziente di coccolarlo...”
Margherita si abbassò a leccarlo, chiuse gli occhi e lo seppellì nel profondo della sua gola.
Quello che seguì furono brividi vellutati e fragranze di peccato... lui nella bocca di lei... lei danzando sulle note di vibrazioni a comando.

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