“Nella
sua forza che scava nel profondo, vola libera per avventurarsi nel
mondo, per testare le acque, la fertile terra e i divini segreti.
Incontra messaggeri che rinnovano la sua anima, ampliano la sua
mente, infondono coraggio nell'agire. Scava così forte e profondo da
popolare i suoi sogni, cerca nel suo cuore il desiderio e raccoglie
viticci di speranza e di amore. Sicuramente troverà ciò che cerca,
quelle cose che arrivano quando meno te le aspetti e che fino ad
allora erano sconosciute.”
Ci sono cose e oggetti,
che nella vita non riesci ad ottenere, vorresti averli con tutta
l'anima, perché ti piacciono, ti soddisfano, ti fanno assaporare
attimi di gioia.
Così come le cose, ci
sono anche le persone.
Margherita aveva
incontrato una persona simile, era una persona speciale, che le aveva
fatto capire che la sua vita era insignificante. Le aveva aperto un
mondo nuovo, un mondo fatto di sensazioni estreme, dove piacere e
lussuria si confondevano e donavano al proprio essere una luce
diversa.
Viveva la sua vita in
funzione di quella persona, tentava di dare il tutto per tutto, lo
soddisfaceva e a suo modo ne godeva con tutto il suo essere, mente e
corpo, l'adrenalina e lo spirito innalzati alle stelle, nulla era
scontato, ogni giorno diverso da quello precedente.
Poi si svegliò un
mattino, sembrava tutto normale, tutto andava dal verso giusto, si
sentiva coccolata e importante... invece la vita le aveva riservato
una sorpresa.
Il bip di un sms sul
telefono di Giacomo, lui stava ancora dormendo. Forse era importante
o forse no. Rimuginò a lungo, mentre preparava la colazione,
guardando il cellulare. Era tentata di leggere, non lo aveva mai
fatto, mai le era passato per la mente di violare la sua privacy.
Eppure, mentre la moka
ribolliva sbuffando, la sua mente funzionava alla stessa maniera di
quel liquido caldo e profumato: ribolliva sbuffando!
Un impulso più veloce e
il cellulare fu nelle sue mani.
Fu facile cliccare
sull'icona dei messaggi ed aprirlo: “Ieri è stata una grande prova
per me. Ti amo.”, Alzò lo sguardo, lui sullo stipite della porta,
non lo aveva sentito arrivare.
Come una bambina beccata
con le dita nel barattolo della nutella, Margherita tentò di nascondere
il cellulare dietro la schiena.
“Cosa c'è di così
interessante sul mio cellulare?”
Inutile nasconderlo
ancora, se ne era accorto: “Un sms...”
Glielo consegnò con un
espressione interrogativa.
Lui lesse, poi: “E' un
po che volevo dirtelo. Volevo solo trovare il momento adatto. Nemmeno
io so come sia successo, ma... mi sono innamorato di un'altra
donna.”
Margherita non ebbe
reazioni, ne parole, ne altro. Pacatamente si chiuse nel bagno, a
pensare.
“Cristo, non sono
riuscita nel mio intento, far bastare la mia unica presenza!”
borbottò fra se.
Aprì la doccia e sempre
con molta calma, lasciò scorrere l'acqua sul suo corpo.
Tornò in cucina, vestita
e profumata, come se nulla fosse accaduto. Lui intento a leggere sul
pc.
Margherita gli si
avvicinò, gli chiuse il portatile e … “Vado a lavorare, al mio
ritorno voglio le tue cose fuori di qui. Ti lascio tutta la giornata
a disposizione per farlo...” fece una pausa...”finalmente in
bagno non troverò più la tavoletta alzata del cesso!”
Ed uscì, lasciandolo di
stucco.
Non riuscì a combinare
molto al lavoro, e i giorni seguenti furono devastanti.
In ufficio non lasciava
trapelare altro, nonostante i suoi sforzi i colleghi si erano
accorti che qualcosa non andava e le chiedevano continuamente se
stesse bene.
Passava notti insonni, gli
mancava. Ma lo odiava anche. Trascinava le sue giornate tra la casa e
l'ufficio.
Poi un giorno: “No,
basta. E' ora di scrollarsi da quest'apatia, devo uscire.”
Aveva
finalmente deciso che era stata rinchiusa fin troppe ore, troppo a
lungo. Non c'erano altri motivi di rimanere chiusa in casa,
ulteriormente.
Uscire
da sola non le era mai piaciuto, ma non poteva fare altrimenti.
Decise
di vestirsi per il suo gusto e piacere personale, indossò delle
calze velatissime, una gonna aderente, lunga fino al ginocchio con
uno spacco sul posteriore, una maglietta che si appoggiava ai suoi
seni morbidi, tenuti su da un push-up costruito ad arte. I lunghi
capelli biondi, liberi di fluttuare con le sue movenze, accentuate
dai tacchi alti che non abbandonava mai.
Si
chiuse dentro un cinematografo, solo una stupida commedia romantica.
Non era il suo genere preferito, ma non era in vena di pellicole più
complicate, non le riusciva di prestare attenzione a nulla.
Decise
che la serata non era finita, non voleva di nuovo ritrovarsi sola in
quella casa, in cui tutto le parlava di lui.
Era
entrata in un bar nelle vicinanze e si era sprofondata in una comoda
poltrona con un bicchiere in mano.
“Bel
modo di concludere la serata” disse tra se...”Tenterò di
ubriacarmi.”
Margherita non era uscita in cerca di compagnia, ma lo vide, o meglio, lo vide guardarla.
Margherita non era uscita in cerca di compagnia, ma lo vide, o meglio, lo vide guardarla.
Uno
di quegli sguardi che catturano, attimi di reciproco studio. Lui
sorrideva, sembrava quasi divertito, come se sapesse qualcosa, che
potesse guardarle dentro.
Lei
abbassò gli occhi e tornò a guardare altrove, sorseggiando quello
che aveva nel bicchiere.
Girando
lo sguardo verso la direzione di quello sconosciuto, la attraversò
un piccolo brivido di delusione, se ne era andato.
Sospirando
e alzando le spalle, bevve gli ultimi sorsi ed usci nella calda
notte. Era in una zona sicura, per cui decise di farsi una
passeggiata prima di tornare alla sua auto.
“E' una bella sorpresa, non credi?”
Sorpresa, si girò verso quella voce. Era di nuovo quello sconosciuto, con quel pizzico di sorriso stampato sul volto.
“E' una bella sorpresa, non credi?”
Sorpresa, si girò verso quella voce. Era di nuovo quello sconosciuto, con quel pizzico di sorriso stampato sul volto.
Buon
Dio, l'aveva seguita?
“Si, molto bella.” rispose educatamente.
Il suo sguardo era penetrante, si accorse di essersi avvicinata per studiarlo più da vicino. Piuttosto giovane, bello, i lineamenti del viso morbidi, e continuava a scrutarla impertinente.
“Sei troppo bella per restare da sola sul bordo di una strada.”
“Si, molto bella.” rispose educatamente.
Il suo sguardo era penetrante, si accorse di essersi avvicinata per studiarlo più da vicino. Piuttosto giovane, bello, i lineamenti del viso morbidi, e continuava a scrutarla impertinente.
“Sei troppo bella per restare da sola sul bordo di una strada.”
Margherita
continuava a guardarlo chiedendosi cosa significasse quella sua
frase.
“Scusami...”
riprese lui...”non volevo essere così audace, ma sei una donna che
non passa inosservata.”
Il
suo modo di fare tornò ad essere amichevole ed informale, ma lo
sguardo nei suoi occhi diceva molto di più
Sembrava
esitante e incoriusito insieme.
Non
sapendo cosa rispondere, lei rimase in silenzio, cercando di capire a
che gioco stava giocando.
Lui,
notando la sua esitazione riprese a parlare: “Ho paura di
offenderti, ma ho bisogno di dirti una cosa.”
Fece ancora una pausa attendendo una risposta che non arrivò.
Fece ancora una pausa attendendo una risposta che non arrivò.
“Mi
ricordi qualcuno.” riprese, “non ti piacerebbe sapere chi è?”
La risposta di Margherita fu solo una faccia da idiota, un sopracciglio alzato e le veniva da ridere.
“Ti ho vista in un sogno.” sorrise malizioso. “Un sogno ad occhi aperti, per l'esattezza.”
Riuscì a suscitare una piccola esclamazione di sorpresa, nulla di più.
La risposta di Margherita fu solo una faccia da idiota, un sopracciglio alzato e le veniva da ridere.
“Ti ho vista in un sogno.” sorrise malizioso. “Un sogno ad occhi aperti, per l'esattezza.”
Riuscì a suscitare una piccola esclamazione di sorpresa, nulla di più.
Lui
si avventurò ancor di più: “E la memoria di quel sogno continua
ad emozionarmi.”
Margherita si trovò sconcertata, riuscì finalmente a parlare: “Non riesco ad immaginare come.” parole accompagnate da un rossore ed una improvvisa vampata al volto.
“Non è vero?” era vicinissimo, allungò una mano e le accarezzò una guancia molto delicatamente, senza mai distogliere lo sguardo da lei. Lei indietreggiò un po', ma non disse nulla.
Margherita si trovò sconcertata, riuscì finalmente a parlare: “Non riesco ad immaginare come.” parole accompagnate da un rossore ed una improvvisa vampata al volto.
“Non è vero?” era vicinissimo, allungò una mano e le accarezzò una guancia molto delicatamente, senza mai distogliere lo sguardo da lei. Lei indietreggiò un po', ma non disse nulla.
“Ho
una foto di quello che la ragazza del mio sogno ha fatto a me...”
Gli occhi di lei si spalancarono e, il suo continuo mutismo, gli diede il permesso di andare avanti.
“Aveva dei bellissimi capelli biondi e morbidi come i tuoi.” disse accarezzandole la testa. Gli occhi azzurro ghiaccio di lui scrutarono tutto il corpo di lei. Margherita non riusciva a respirare.
Gli occhi di lei si spalancarono e, il suo continuo mutismo, gli diede il permesso di andare avanti.
“Aveva dei bellissimi capelli biondi e morbidi come i tuoi.” disse accarezzandole la testa. Gli occhi azzurro ghiaccio di lui scrutarono tutto il corpo di lei. Margherita non riusciva a respirare.
“Begli
occhi verdi, Seni morbidi e capezzoli come questi, a loro piaceva
premere contro il tessuto per attirare attenzione, proprio come i
tuoi.” Le sfiorò la maglietta, un tocco breve e leggero.
“E
le labbra morbide”... sussurrò mentre chinava la testa per toccare
dolcemente le labbra di Margherita.
Senza
incontrare resistenza, le rubò un braccio per portarselo attorno
alla vita, bruscamente, baciandola più prepotente.
Fu il punto del non ritorno. Mentre in un piccolo angolo de suo cervello continuava a ribellarsi contro l'assurdità e la follia di quell'incontro, il suo corpo aveva assunto una mente propria.
Staccandosi un po' riuscì a dire: “Allora, che genere di foto, posso vederla?”
“il mio sesso duro coperto dei nostri umori...” disse a bassa voce, ma con un tono beffardo.
“Mi piacerebbe vederla.” insistette Margherita
“Preferisco dimostrartelo” rispose lui.
Fu il punto del non ritorno. Mentre in un piccolo angolo de suo cervello continuava a ribellarsi contro l'assurdità e la follia di quell'incontro, il suo corpo aveva assunto una mente propria.
Staccandosi un po' riuscì a dire: “Allora, che genere di foto, posso vederla?”
“il mio sesso duro coperto dei nostri umori...” disse a bassa voce, ma con un tono beffardo.
“Mi piacerebbe vederla.” insistette Margherita
“Preferisco dimostrartelo” rispose lui.
La
prese per mano e la guidò verso le ombre della notte, contro un
albero appartato. Ansimava di desiderio, rispondendo ai suoi baci
febbrili. Era spettacolare, ruvido e grezzo. Le sue mani erano forti
ed esigenti, le tirò su la gonna, sussurrandole parole oscene. La
voltò verso l'albero, il suo fiato sul collo e l'erezione più
meravigliosa avesse mai sentito, scivolava già tra le sue natiche,
libere anche degli slip che aveva lui aveva lacerato impetuoso.
Le
schiacciava i capezzoli con una mano, l'altra le sculacciava il culo.
La sua intimità colava selvaggiamente.
“Per favore, prendimi” pregò senza pensare.
“Per favore, prendimi” pregò senza pensare.
La
risata di lui, bassa e trionfante, ma non sgradevole. Ringhiando di
piacere entrò in lei, in una lunga spinta selvaggia che le strappò
un urlo. Lei gemeva come una gatta, mentre la vagina si stringeva
contro quel membro possente. Stringeva e pulsava così tanto come se
non volesse mai liberarlo. Un ritmo frenetico che spinse entrambi
oltre il bordo.
Urlando e gemendo attraverso la mano di lui che le copriva la bocca per calmarla, onde di piacere attraversarono il loro corpo, Sentì il suo fiotto caldo, nel profondo, cavalcando l'onda prima di scendere del tutto.
I loro corpi ancora fusi assieme, lei gemeva dolcemente, lui sprofondato dentro di lei ansimante. Ma doveva finire in qualche modo, per cui Margherita si ritirò e si girò verso di lui.
Urlando e gemendo attraverso la mano di lui che le copriva la bocca per calmarla, onde di piacere attraversarono il loro corpo, Sentì il suo fiotto caldo, nel profondo, cavalcando l'onda prima di scendere del tutto.
I loro corpi ancora fusi assieme, lei gemeva dolcemente, lui sprofondato dentro di lei ansimante. Ma doveva finire in qualche modo, per cui Margherita si ritirò e si girò verso di lui.
Delicatamente
ma con fermezza, spingendola a terra davanti a lui, le regalò la
visione ravvicinata del suo membro ancora rigido. Lo teneva in mano
come un trofeo da ammirare. Coperto di liquidi scintillanti, proprio
come nella foto che aveva descritto.
In quel momento le sembrava la cosa più bella che avesse mai visto. Prendendolo tra le mani lo accarezzò molto lentamente e fece roteare la lingua sul glande, come se stesse leccando la glassa di una torta. Assaggiò il loro liquido seminale, assaporandolo come una sfrenata puttana. Il membro si contrasse in bocca, chiaramente godendo dell'attenzione costante. Succhiò delicatamente, leccò ogni centimetro. Lentamente si addolcì in bocca.
In quel momento le sembrava la cosa più bella che avesse mai visto. Prendendolo tra le mani lo accarezzò molto lentamente e fece roteare la lingua sul glande, come se stesse leccando la glassa di una torta. Assaggiò il loro liquido seminale, assaporandolo come una sfrenata puttana. Il membro si contrasse in bocca, chiaramente godendo dell'attenzione costante. Succhiò delicatamente, leccò ogni centimetro. Lentamente si addolcì in bocca.
Finalmente
sazia, lo guardò di nuovo.
Lo
prese in giro: “Ho realizzato il tuo sogno ad occhi aperti.”
“Mi
chiamo Leonardo, per gli amici Leo, ti accompagno a casa. Ti voglio
al sicuro,. Ma ricordati, non finisce qui.”
La
accompagnò alla sua auto e la seguì con la propria.
Sulla porta di casa si scambiarono il numero di cellulare e un bacio travolgente, la lasciò di nuovo senza fiato.
Sulla porta di casa si scambiarono il numero di cellulare e un bacio travolgente, la lasciò di nuovo senza fiato.
“Domani
ti porto una cosa, nel pomeriggio dovrò partire per lavoro, ma ti
spiego meglio domani. Buonanotte...”
“Margherita,
per gli amici Margot...” sorridendo entrò in casa.
La
notte fu, finalmente, una notte tranquilla, anche se non riusciva a
comprendere come avesse potuto concedere il suo corpo così
facilmente ad un perfetto sconosciuto. Forse per scrollarsi di dosso
quell'apatia che non le era congeniale. Forse perché ne era rimasta
affascinata... ma inutile farsi domande sull'accaduto, ormai era
successo e ne era rimasta appagata.
Il
mattino successivo, Leo la chiamò al cellulare per invitarla a
pranzo.
Si
incontrarono in un ristorante della zona. Leo indossava un abito
scuro, molto raffinato. Notò con piacere i suoi modi da vero
gentleman e la conversazione brillante, senza ricordare la serata
appena conclusa.
“Oggi
parto per lavoro, starò fuori pochi giorni. Volevo darti questa
cosa.” le allungò un pacchetto...”Non aprirlo ora, non è il
luogo giusto. Mi piacerebbe che al mio ritorno, venissi ad attendermi
all'aereoporto e vorrei lo indossassi.”
Margot
prese il pacchetto e lo infilò in borsa: “Lo aprirò a casa,
questa sera, grazie Leo.”
Leo
era partito, occupato come sempre da una vita frenetica, una vita
buona, fatta di lavoro e viaggi continui.
La
sua unica frustrazione, la poca libertà di incontrare una donna con
cui condividere la sua vita.
Ma
ora c'era lei, Margot. Incontrata per caso, rimasto affascinato e
coinvolto mentalmente.
Mille
cose di cui preoccuparsi: scartoffie, telefonate, mangiare, vestirsi,
bollette, viaggi... ma ora c'era anche lei nella sua mente.
Una breve tregua, il riposo... sprofondato su un divano nella sua stanza di hotel, gli occhi chiusi immaginando di averla accanto, accoccolata sul suo grembo. L'avrebbe incontrata di nuovo, dovevano passare solo tre giorni, tutto quello che voleva era il suo delizioso corpo...
Si addormentò sognandola.
Una breve tregua, il riposo... sprofondato su un divano nella sua stanza di hotel, gli occhi chiusi immaginando di averla accanto, accoccolata sul suo grembo. L'avrebbe incontrata di nuovo, dovevano passare solo tre giorni, tutto quello che voleva era il suo delizioso corpo...
Si addormentò sognandola.
Le
labbra di lei morbide sul collo e sul petto, Leo le mordicchiava i
lobi delle orecchie, riempiva le sue narici del suo profumo e le sue
labbra del suo gusto. Fino a ritrovarsela in ginocchio, fra le sue
gambe, i suoi bellissimo occhi verdi, pieni di amore e tutti per
lui.
Con devozione indicibile, Margot giaceva con la testa sulle sue ginocchia, carezzevole e languida, in attesa delle sue parole, in un silenzio pieno di lussuria. Riusciva a rimanere estasiato di ogni suo tocco e respiro, quasi un'adorazione, morbida e dolce...
Con devozione indicibile, Margot giaceva con la testa sulle sue ginocchia, carezzevole e languida, in attesa delle sue parole, in un silenzio pieno di lussuria. Riusciva a rimanere estasiato di ogni suo tocco e respiro, quasi un'adorazione, morbida e dolce...
Fino
a sentire le sue labbra sul suo membro, che leccava e assaporava il
glande. Poi l'intensità di essere risucchiato profondamente nella
sua gola impaziente. Una vorace fame ossessiva, lo costrinse a legare
le sue dita ai capelli, costringendola a prenderlo tutto in bocca.
Gemiti di piacere mescolati a formare una melodia incalzante, la
voglia di farla durare per sempre e infine la gloria del rilascio,
caldo e veloce.
Con
un fuoco nel cuore, riempì i suoi vuoti, guarì la sua anima
peccatrice, in un vortice di estasi.
Sospirando
profondamente, aprì i suoi occhi... realizzò di essere solo,
avvolto da una eccitazione mentale... il membro eretto e dolorante.
Si masturbò a lungo pensando a Margot e alla sua attesa in
aeroporto.
Tre
giorni dopo, lei era li ad attenderlo, l'area di attesa affollata.
Vivace l'attività come ogni altra giornata, centinai a di persone
che andavano e venivano, lavoro o viaggi di piacere o
ricongiungimenti familiari, tutti in frenetico movimento.
Margot
era solo un puntino in quella folla, ma quel momento per lei era
intenso, continuava a guardare lo scorrere dei tabelloni degli arrivi
e l'orologio. Un'attesa interminabile.
Il
bip di un sms la fece trasalire. Leo!
“Hai
quello che voglio a portata di mano? Leo.”
Frugò
nella tasca... si, era li, quel piccolo gingillo magico, spento per
il momento, lei nel più dolce del panico.
Tre
giorni in attesa, condensati in quel momento, gli occhi fissi sulle
porte di uscita di fronte, in attesa di vederlo emergere tra volti
sconosciuti.
Lo
vide, alla ricerca tra la folla, cercava il suo viso. Margherita si
alzò e gli sorrise. Sentì l'impulso di averlo vicino ed
abbracciarlo. Leo con un sorriso ironico, la indicò con un dito e lo
portò alle labbra imitando un bacio. Sembrava un ragazzo giocoso, un
amante che chiamava la sua conquista.
Lei, con un coraggio che non aveva previsto, si incamminò velocemente. D'impulso gli gettò le labbra al collo, sprofondando la testa sulla sua spalla. Quando sentì le sue mani sulla sua schiena e nei capelli, capì che quel posto, nelle sue braccia, era il paradiso.
“Piccola, sei pronta?, sussurrò.
“Più che pronta”, disse alzando lo sguardo.
Lei, con un coraggio che non aveva previsto, si incamminò velocemente. D'impulso gli gettò le labbra al collo, sprofondando la testa sulla sua spalla. Quando sentì le sue mani sulla sua schiena e nei capelli, capì che quel posto, nelle sue braccia, era il paradiso.
“Piccola, sei pronta?, sussurrò.
“Più che pronta”, disse alzando lo sguardo.
La
bocca di Leo si appoggiò sulla sua, schiudendola delicatamente,
affondando la lingua in una danza sensuale. Il corpo compresso da
quelle forti braccia. Il bacio fu lungo e profondo, incuranti della
folla che passava loro accanto.
Staccandosi Leo sussurrò di nuovo: “Hai qualcosa per me?” . Sembrava divertito, ma dietro agli occhi gioiosi si nascondeva un diavolo.
Margherita frugò nelle tasche della giacca, tirò fuori il gingillo, lo girò in mano per qualche secondo, i suoi occhi fissi su di lei: “Adesso hai il comando...”. Leo lo afferrò.
Staccandosi Leo sussurrò di nuovo: “Hai qualcosa per me?” . Sembrava divertito, ma dietro agli occhi gioiosi si nascondeva un diavolo.
Margherita frugò nelle tasche della giacca, tirò fuori il gingillo, lo girò in mano per qualche secondo, i suoi occhi fissi su di lei: “Adesso hai il comando...”. Leo lo afferrò.
Era
bagnata prima che il pulsante fosse stato premuto, ma quando la
vibrazione partì, pensò che le gambe non potessero sorreggerla.
Non erano le sensazioni provenienti dall'uovo sepolto nella sua
vagina che la resero instabile, ma l'aver dato il controllo in mano
a Leo. Lui poteva decidere come e quando stimolarla o riportarla
indietro.
“Andiamo
a casa.” disse lui baciandole ancora il collo.
Il
tragitto verso il parcheggio sembrò sorprendentemente breve. Mano
nella mano, chiacchierando dei giorni trascorsi, il tono
persistentemente erotico, come il ronzio che ogni tanto risaliva dal
suo interno.
Il
garage era piacevolmente scuro, l'auto parcheggiata in un angolo, un
ulteriore isolamento, per quanto fosse stato possibile in un luogo
pubblico.
“Sali dietro, Margot.” Il tono di Leo improvvisamente basso.
“Sali dietro, Margot.” Il tono di Leo improvvisamente basso.
Cosa
aveva in mente? Pensò.
Strisciando verso un lato del sedile posteriore, lei si accomodò. Lo spazio era angusto, la loro vicinanza contribuiva a renderla piacevolmente eccitata.
Si era vestita meticolosamente, camicetta da cui si intravedeva accattivante il reggiseno, scarpe dal tacco altissimo, calze e guepiere che spuntavano dalla gonna sapientemente alzata sulle cosce tornite e calde... niente altro, niente slip ad ostacolare l'ingresso al suo cuore pulsante. I lunghi capelli biondi lasciati liberi sulle spalle e un trucco perfetto. Poteva sentire la sua passione solo guardandolo negli occhi.
Lentamente, lui tolse ogni ostacolo, le sfilò la camicetta, sganciò il reggiseno e tirò su meglio la gonna... il ronzio dell'uovo che continuava il suo folle massaggio.
Strisciando verso un lato del sedile posteriore, lei si accomodò. Lo spazio era angusto, la loro vicinanza contribuiva a renderla piacevolmente eccitata.
Si era vestita meticolosamente, camicetta da cui si intravedeva accattivante il reggiseno, scarpe dal tacco altissimo, calze e guepiere che spuntavano dalla gonna sapientemente alzata sulle cosce tornite e calde... niente altro, niente slip ad ostacolare l'ingresso al suo cuore pulsante. I lunghi capelli biondi lasciati liberi sulle spalle e un trucco perfetto. Poteva sentire la sua passione solo guardandolo negli occhi.
Lentamente, lui tolse ogni ostacolo, le sfilò la camicetta, sganciò il reggiseno e tirò su meglio la gonna... il ronzio dell'uovo che continuava il suo folle massaggio.
Ma
lei voleva di più, aveva bramato quel momento per tre lunghi giorni.
Allungò le mani verso i pantaloni di Leo e liberò l'oggetto del suo
desiderio, che fece irruzione nell'aria intrisa di lussuria mostrando
tutta la sua eccitazione.
Fiero
e turgido, il glande coperto di piccole gocce scintillanti, era uno
spettacolo.
“So
che ti piace, sei impaziente di coccolarlo...”
Margherita
si abbassò a leccarlo, chiuse gli occhi e lo seppellì nel profondo
della sua gola.
Quello
che seguì furono brividi vellutati e fragranze di peccato... lui
nella bocca di lei... lei danzando sulle note di vibrazioni a
comando.
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