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sabato 8 giugno 2013

Chiudo gli occhi e respiro il suo sorriso



Bevo la sua risata e inghiotto le sensazioni che mi attraversano, immagino le sue labbra tumide attaccarsi alle mie, pizzicandole con precisione e passione.

Mi consumo al suono basso della sua voce, quella parola che sostituisce il mio nome, si accende una fiamma. Il mio cuore duole di gioia. 

Inspiro l'idea che lui possa oscillare tra la mia anima il cielo, mi tiene sospesa sopra la terra, freme il ventre mentre lo supplico di restare con me.

E, infine, espiro solo la mia ennesima fantasia, un destino che non è realtà, ma solo fonte di una nuova notte buia sotto le mie lenzuola, con niente altro che le mie dita.

venerdì 8 marzo 2013

Relazioni pericolose - Nessun testimone


Steve attraversò il parcheggio, vicino all’auto lo attendeva un uomo con una busta in mano.
“Meritati. Quella puttana doveva morire.” Poche parole, pesanti come macigni, ma non era lui a doversene preoccupare.
Steve non replicò, afferrò la busta e salì in auto. Rimase a guardare allontanarsi l’uomo che l’aveva pagato. L’auto blu al di la della strada che divideva il parcheggio, l’autista pronto con la portiera aperta. Lo vide scomparire all’interno, l’autista chiuse lo sportello, girò attorno all’auto e salì.
Un leggero formicolio lungo la schiena, un piacere quasi tagliente, quando l’auto esplose sotto i propri occhi con un click.

Relazioni pericolose




“Vieni, fottimi.”
Steve non si mosse, sorrise a malapena. Poi si girò su un fianco e la fissò, un broncio morbido, lievemente triste. Lei allungò una mano a toccarlo. Il campanello suonò.
“Aspetti qualcuno?”
Lui non rispose, si alzò, infilò maglietta e pantalone, andò alla porta. Rientrò con un pacco in mano.
Lei tentò di nuovo: “Vieni, fottimi”. Dischiuse le gambe, un invito. Steve, immobile sullo stipite della porta,  espressione indecifrabile. Sembrava fatto.
Un allarme suonò nel parcheggio, lui andò alla finestra. “La mia auto…”
Prese le chiavi sul mobile ed uscì. Il boato alle sue spalle non lo sorprese.

venerdì 8 febbraio 2013

Sulla spalliera sta....

L'ho detto che ciò l'avvoltoio sulla spalliera? Beccato pure stasera. Vai a riferire della carogna che stai attendendo al varco o aspetti che io sia moribonda e non vedi l'ora di beccarmi viva e fare un lauto pasto con la mia carne, che pure abbonda, eh, rischieresti di morir stracolmo! Giammai, cretino... muori prima tu! Ultimo reduce e testimone dei miei vizi accantonati, una fiammella, si fa presto ad accendere un fuoco. Diverresti un piatto prelibato, un limone al culo e una mela in bocca, appagheresti anche l’occhio. Ah, non sei un maiale, eppur viscido e untuoso ti aggiri indomito.

giovedì 24 gennaio 2013

All'apparenza ossimori


Non era una donna da scartare, ma realizzata. Sembrava ferita e malconcia o per lo meno usata.
Ma questo era il punto. Lei non era stata utilizzata, ma utile. Aveva servito i bisogni del suo uomo, il suo piacere e desiderio. L'apice di tutto scritto ovunque.
Sul corpo, dove lui aveva lasciato così tanti segni e in tanti modi che la fecero rabbrividire al ricordo.
Nel cuore, dove le sue parole, avevano lasciato tracce incandescenti.
Nell’anima, che aveva riempito fino a farla traboccare. Quel mattino sorrise alle prime luci del sole, sola nella sua camera. Adorava quel vuoto così pieno.

E ancora parole


Le labbra secche, il respiro irregolare… ansimo il mio piacere, canto la mia melodia, volo ad ogni spinta, ad ogni pressione arrivo più in alto. Ancora la sua voce, poi un gemito… e le parole continuano a scorrere, in una marea montante. La mente più avanti del corpo, mi tieni in bilico, persistente, in attesa. Poi taci, di colpo e il mio corpo vibra, il silenzio mi spinge oltre il bordo, nel silenzio grida il mio orgasmo, dolce e glorioso piacere che scorre fluido fra le gambe. Piacere da leccare e far godere anche la bocca del tuo fantastico amore.

Parole


Come un sussurro all’orecchio, entri nella mia mente e sono con te. Non sono parole dolci, oh no. Sono parole che spingono dentro di me, aprendo mente e corpo. Sono idee, promesse e poi certezze. Così, facilmente, schiudo le cosce. Sondo le mie voglie, lentamente… poi più veloce e profondo, come se cercassi di raggiungere il centro della terra e scoprirne il calore e le sue meraviglie. Ogni sillaba preme contro l’orecchio, graffia i miei sensi, più di unghie sulla pelle, più penetranti di un fallo rigido. E poi il colpo arriva, il segno si imprime, la pelle si colora.


Gode con me


La mia mente, scorre assieme al mio sangue.
Un flusso continuo che si ferma in quel luogo e avvolge i sensi.
Ed è li che rimane, felice e senza paura, sensuale e calda, avvolgente e premurosa.
Sensibile, la mente… fervida.
Non pone ostacoli, la mia.
Trae piacere, si delizia, si allieta e si adopera.
Mi fa salire in alto, mi porta sull’orlo e mi segue nella discesa, si perde con me, in un piacere folle.
E poi, con un batter d’occhi, ritorna in sé e ricomincia da capo,
Nuovi flussi e nuovi effluvi, incessante, tumultuosa, gode e ama con me.



Il mio posto


Non voglio svegliarmi da questo momento. Non è un sogno, ma una nebbia incandescente.
Sento solo il calore delle luci e la carezza del tessuto, contro la pelle, che scivola via.
Avvolgi una corda attorno a me.
Il rosso del sangue batte nelle vene e il calore pulsante tra le gambe mi inchioda.
Il tuo tocco, le dita sulla pelle, lo sguardo, il ghigno… sono molto di più di quanto le parole potrebbero dire in questo momento.
Non voglio lasciare questo spazio in cui mi hai messo con tanta cura, dove ogni parte del mio essere è plasmato da te.


Legami d'amore


Gioca con me.
Prendimi, avvolgimi, tendimi, accarezzami, sfregami, stringimi.
Spingimi più alto,
il mio corpo in un arco: appendimi, attaccami, affiggimi, agganciami,
coperto di sudore freddo: tremante, agitato, affannato, eccitato,
stretto con una corda,
pronto a cantare
qualunque aria e nessuna
e poi... solo un piccolo tocco,
E io: "Per favore..."
"Danza per me…", ha detto.
E sono volata
in alto più di quanto avessi mai volato.
In alto come un aquilone,
ubriaca... e poi alla deriva, stretta da corde,
ho ballato, vagato, librato, volteggiato,
in nodi infrangibili,
in legami saldi, e poi…
corde da sciogliere e seguire…
legami d’amore.


7,40


Di nuovo in viaggio. Il solito treno delle 7,40 (nemmeno fossi Battisti!). Scompartimento semi deserto. Strano, penso. Mi metto a leggere, sbadiglio... Uno strafigo si siede di fronte a me. Mi guarda. Lo guardo. Allunga una mano a sfiorarmi un ginocchio. Si intrufola sotto la gonna. Lo lascio fare, mi assesto meglio sul sedile, apro leggermente le gambe. Gli occhi inchiodati assieme, mentre si fa strada tra le carni calde con le dita. Ansimo leggermente, nessuno in vista, scivolo un po' sul sedile verso di lui. "Presto, presto."sussurro. È lui: "Signora, il treno qui finisce." Apro gli occhi!


Fremiti


Sono tranquilla nella mia oscurità, ma un fremito mi attraversa al tocco delle tue dita sulla coscia.
Nessun altro movimento, nessuna parola, nessuna negazione a quelle mani che iniziano a strusciare.
Vorrei gemere di piacere, invece nessun suono esce dalla mia bocca, sono tutti trattenuti, intrappolati e strozzati da pensieri che si sovrappongono incessanti.
Non posso fermare il corpo che reagisce a quelle dita che strisciano, che si avvicinano sempre più alla verità delle mie sensazioni.
Riprendo fiato, mentre il calore brucia umido tra le cosce, le mani saggiano tra le calde labbra, tradita dalla mia stessa carne… cosa penserà?


Incubi


Ti vedo ridere,
tra una folla che brulica lentamente,
sorrisi viziosi, gemiti e spasmi.
Nel silenzio, mi batto per urlare.
Imbavagliata e legata,
costretta a guardare,
ignara del tuo obbiettivo,
con gli occhi sbarrati.
Mi dolgo del mio destino incombente,
gocce imperlano il mio viso,
sudore, lacrime.
Non potrò mai fuggire alla loro tempesta,
scorgo malizia negli sguardi,
tu con gli occhi oscuri, 
affamato di carne calda.
La cerchia attorno si stringe,
troppo presto, non sono ancora pronta,
l’ anima in sacrificio,
ancora sorrisi e ghigni assurdi.
Osservo te,
il suono della tua risata,
un richiamo per gli altri commensali.

(estratto da Istinto e Passione)

Desiderio


Tutta per lui, in ogni stato e in ogni fase, perfetta per il suo ritorno.
L'effetto che causa il solo pensare al suo arrivo: la mente lussuriosa.
La seta delle calze, perfettamente lisce…
Ogni clip del reggi calze, una contrazione al ventre.
Il click della porta che si apre, una torsione allo stomaco, un lago fra le cosce.
Il sorriso del suo volto e la protuberanza nei pantaloni: la mia ricompensa.
Una carezza sulle labbra umide con la lingua a pregustare il suo sapore.
Il suo cazzo duro in bocca, il suo sperma in fondo alla gola: il mio desiderio!


Sogni


Entri nei miei sogni, con tutto il tuo essere, con le mani e con le labbra, con i sussurri e con le parole, con i silenzi e con il tuo buio.
Attraversi il vuoto, diventi il mio amante demonio, mi possiedi. Mi nutro della tua eterea presenza, dei miei vapori infuocati.
Mi tieni in bilico tra la beatitudine del sonno e lo smaniare del dormiveglia, e quando mi sveglio, solo per un momento, sarai accanto a me, avvolto tra le mie braccia, fino a quando il sonno svanisce nelle polverose luci primo mattino e con esso il mio amore fantasma.


Capricci


Uno spazio angusto, stretta in quel calore di quel piccolo corridoio, ti sei avvicinato, senza preavviso mi sono trovata ad accoglierti, obbligata dalle tue possenti mani. La cinghia ha marchiato le mie carni, mentre assaporavo la mia voglia di te. Hai segnato la pelle anche con le mani, poi mi hai presa, riempita, scopata violentemente. Spinta a terra a leccare i nostri umori che colavano, a supplicarti ancora, mentre pulivo il nostro piacere. Il piacere che provo adesso: la sottile sensazione di gioia che mi pervade, mentre continuo a leccare le tue mani, vogliosa di servire ancora i tuoi capricci.


sabato 22 dicembre 2012

Politici parassiti!" Paola pronuncio' prepotente.
Piero piegato precariamente, plano' podalico proclamando parole pestifere.
"Paola, porca puttana, parlare... Politici, poi... Pescavo placido, permeandoti periplo pelle pregna profumi..."
"Pensavo platealmente. Pochi pertugi parvon puliti, possono pure prendere, pretendere... Pisceranno pieta'..."
"Paola... politici, potere. Pretendo proporre prosaico pene, permeando pertugi. Poniti porca! Pensa proibito...Plaudi penis."
Puntava piano, Piero, premendo placido, privandole piaceri più profondi. Piero poteva ponderare, premere, pigiare... pioniere policromo pacato, perenne promotore placidi preliminari. Paola pretendendo peggiori pressioni, piegandosi, propose pertugio più prelibato. Piero poderoso prese possesso: "Pertugio prelibato... Patria, poni parcella pure per privati piaceri?"
Paola proclamo': "Proveremo piacere pagando!"