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sabato 10 agosto 2013

Impudica

Hai usato la tua lingua per scrivere i tuoi desideri nascosti, quelli che volevi far penetrare tra le mie cosce. Adesso guarda le mie dita, scivolano senza pudore guidate dalle tue parole...

Sfrontata


Labbra carnose lo sfiorano
La lingua si diletta
Cresce sotto la mia attenzione
Le mani legate dietro la schiena
Gli occhi incollati ai suoi
Mi scopa anche la mente
Sorrido alla sua compostezza
Ma quel ghigno appena accennato
Dice altro, lo divoro
Centimetro per centimetro
Giù, fino in fondo
Nel mio calore
Oltre ogni inibizione
La tua deliziosa
Puttana.

Schiava di chi? Di cosa?



Un ringhio e le sue dita abili. La corda arrotolata attorno alle caviglie, abbrancata al tavolo. Il suo odore sempre più intenso. Ogni nodo sempre più stretto. Attendevo, piegata, le mani intrecciate dietro la schiena e fra le cosce un diffuso e prepotente calore. Speravo fosse tenero, ma forse no, non ci credevo nemmeno io. Mi sfiorò il pensiero che la tenerezza potesse colmarmi, completarmi. E invece no!

La carne calda tra le cosce tradiva prepotente e sfacciata i miei pensieri. Ultimamente non erano molto in sintonia. La mente voleva tenerezza, carezze, scopate morbide, mentre la fica pretendeva durezza, dolore, affondi voraci. Un brivido percorse il mio corpo, anticipando ancora la mente. Sentivo di non poter resistere ancora, quando le sue mani accarezzarono le labbra bagnate. Lo sentii appoggiarsi contro di me, la sua durezza inconfondibile.

“Mi vuoi? Parla.”

Ogni parola scandita senza dolcezza. Si allontanò da me. Un brivido e il suono della cinghia che fendeva l’aria prima di colpire. Un gemito mi sfuggì dalle labbra appena il cuoio colpì la pelle, facendo vacillare quel poco di compostezza che ancora mi era rimasta. Ero sul punto di godere, il dolore mi provocava sempre un grande piacere e portava a galla i miei istinti. E lui? Lui vedeva sicuramente le mie cosce brillare, il flusso di depravazione che scorreva fiero, il peccato che lambiva la mia anima, la lussuria che pasteggiava con la mia carne.

Quello che non sapeva era che mi stavo solo scaldando. Dopo una decina di colpi si assentò e tornò con una canna. Sul mio viso sentii strisciare la smorfia di un sorriso, non era nuova per me, adoravo il sibilo e la carne che si gonfiava sotto i colpi. Le grida che seguirono erano solo incitamento per lui e io lo sapevo. Graffiavo il suo sadismo. Mi agitavo, facendogli credere che il dolore fosse troppo per me.
“Ne vuoi ancora? Sei la mia Puttana?”

Girai il capo a guardarlo, annuendo. Chiedeva conferme, forse era un altro insicuro? Dai modi non sembrava, dalla voce nemmeno, ma c’era ancora qualcosa che non afferravo del tutto.

Mi sculacciò, gridai ancora riempiendo l’aria della stanza e la mia mente. Mi accarezzò, lieve. Lasciò correre le mani lungo la schiena, fino ai capelli. Aggrovigliò le dita attorno a essi, tirandomi con forza verso di lui e l’altra mano si strinse, come tentacoli di una piovra, attorno al collo. Mi mancò il respiro, sentii il volto avvampare, boccheggiai contro le sue labbra che schiudevano le mie.
Il sangue pompava veloce nelle vene, fremiti percorrevano la pelle, il pulsare della fica si faceva sempre più veloce e pretenzioso.

Allentò la stretta attorno al collo. Appoggiò lievi carezze, sostituì la bocca con un paio di dita, scopandomi la gola. Lo succhiai, avidamente, mettendo ancora più enfasi del dovuto, con gli occhi incollati ai suoi, una richiesta tacita a farmi godere.
La carne cedeva al desiderio, la cavità pulsante chiedeva di essere riempita, mi agitai sul tavolo e vomitai fuori la mia voglia: “Per favore, scopami.” E poi un torrente di parole incomprensibili, suppliche, lamenti caricati di istinto primordiale, di quella lussuria che chiede di essere saziata, di quella fame che deve essere leccata, assorbita. Succhi copiosi scendevano sulle cosce, sentivo i rivoli sulla pelle.

Si allontanò dal mio fianco e lo sentii posizionarsi dietro di me, il cazzo appoggiato appena sulla mia apertura indecente. Le mani sui fianchi, si “piegò” alla mia richiesta, al mio bacino che si muoveva verso di lui.
Un ghigno sul mio volto, mentre lui mi possedeva.

Avevo vinto di nuovo, nessuno sapeva resistere alla carne tremula e calda.
Il mio piacere non era strettamente carnale, in quel momento, ma era il piacere di una vittoria che si stagliava nella mia mente: lo avevo sopraffatto, credeva di essere il padrone del mio corpo e di tutto il resto. Le corde che riuscivo a toccare con il mio fare lamentoso e piagnucolante, con le mie suppliche, gonfiavano il suo ego.

In fondo la verità era una, eravamo entrambi schiavi: io schiava della mia mente corrotta e perversa, lui schiavo del piacere carnale.

Assetata



Stai occupando lo spazio tra i miei sensi, prepotente scavi dentro i miei pensieri. Trattengo il fiato, senza intorpidire le emozioni. Attendo i tuoi occhi, il tuo sguardo di fuoco che domina le mie viscere, le tue mani che sprofondano entro le sensazioni del mio corpo, la tua carne fulgida che si impossessa di quello che sa essere già suo. Schiava del tuo potere, mi piego docile sulle ginocchia. La tua frusta non spegne il mio amore, ma lo fa crescere ogni giorno più forte. E se lacrime mi vestiranno, saranno acqua per la mia pelle assetata della tua presenza.

sabato 22 giugno 2013



Entro, lascio le scarpe vicino alla porta
Mi siedo sul letto, perfettamente disfatto
Segno di un giorno già consumato
Di un'insaziabile fame
Le spalle erette, a guardare te
Gli occhi si spostano, in basso
Meriti di essere assaggiato
Morsi d'amore
Dove il tuo c...uore freme e oscilla
Impulsi su per la gola
Provo a parlare
"Taci..." mi dici. "Taci ora."
Le parole sono d'intralcio
Hai ragione
Taccio
Mi tendo ad esso
Chiudo gli occhi
Quello che voglio
E' lì, davanti a me
Ci saranno momenti per parlare
Ora è il momento di amare
Nel silenzio
Dove solo il cuore martella
Unico suono in questa notte
Necessariamente nostra
E il mondo fuori.

Nessuna sfumatura
Il bene o il male
Il buio e la luce
Tutto ciò che vuoi
Ogni giorno, ogni notte
Posso essere tutto e niente
Soddisfare i tuoi bisogni
Esaudire ogni tuo desiderio
Posso estinguere ogni arsura
O incendiare la tua anima
La tua amante
La tua puttana
La tua cagna
Quale vuoi che sia oggi?
Come mi vedi?
Cattiva o buona
Bella o brutta
Piccante o dolce
Cosa vuoi scegliere?
Incontrerò le tue esigenze
Sono qui per servirti
Il giocattolo per i tuoi vizi
E quando hai finito
Mi limito a scivolare via
Non posso rimanere al tuo fianco
Per nessun altro mi inginocchio
Nessun altro chiamo padrone
Non supplico nessun altro che te
Io sono solo io e tu sei con me
I regali che mi elargisci
Sono pillole di benessere
Che sento e che mostro
Anche se spesso mi chiedo
Merito questo?
Merito le tue azioni e le tue parole?

sabato 25 maggio 2013

Scena di (stra)ordinario piacere




Sarebbe stato facile descrivere il momento, le azioni, i movimenti delle mani sul corpo. Altrettanto facile dirti cosa ho usato e dove. Il difficile viene quando devo descrivere quella marea di sensazioni ed emozioni che si affacciano alla mente, quelle immagini che sono stagliate nella memoria e che difficilmente dimenticherò.
Ecco… quello che è passato per la mia testa, oggi pomeriggio, è stato come rivedere immagini impresse su una pellicola di un film muto, scene a rallentatore, fotogrammi di istanti vissuti intensamente, spezzoni di attimi. Ho chiuso gli occhi, il mondo attorno a me è scomparso. E quando tutto è diventato silenzio, ho iniziato il mio “viaggio”… ed ero solo io e la tua voce, io e le tue parole, io e il tuo sguardo. Ho navigato verso lidi conosciuti, nuotato nelle maree, sono arrivata fino a te e non importava quanto eri lontano. Eri così vicino da sentire il tuo odore, il tuo tocco e il tuo respiro, abbastanza vicino da sentirti dentro di me. Il desiderio si è diffuso, il respiro prima lento è divenuto tonico, vibrante, brividi hanno percorso la pelle, gli aromi e i profumi affondati nei polmoni. Colma di lussuria, fili dolci di ambrosia hanno vagato liberi sulle cosce. Scosso il corpo in movimenti sinuosi in una danza di gitani desideri. Fluidi di piacere che ho lambito e raccolto, per portarli alle labbra e assaporare anche questo ultimo attimo prima di tornare a immergermi nell’ordinario scorrere del tempo.
 
E’ stato un capriccio, un piacevole passatempo, una sorpresa dopo la giornata vissuta tra alti e bassi. E’ apparsa all’improvviso, devo ancora capire da dove è venuta, ma era così palpabile che ho dovuto farlo ed è stato un piacevole “imprevisto”. Allora ho sostituito tutto il mio malessere e sono andata dritta per quella strada irresistibile, seguendo quel sussurro che si faceva sempre più insistente e indisciplinato. Ho preso un bel respiro, mi sono completamente rilassata e ho pensato a me, al mio corpo, alle sensazioni lussuriose che prendevano il sopravvento e diabolicamente colmavano la mia testa, prima di tutto il resto. Credo di aver dato il mio meglio già dalla prima volta… la seconda è stata paradisiaca. Ma tu lo sai, non sono una brava persona… non mi sono fermata. Ho aperto l’acqua della doccia e mi sono infilata sotto l’acqua bollente, continuando ad affondare le mani, scavando tra le labbra con un’urgenza che ha meravigliato anche me. E stavo così fottutamente bene, il piacere così grande, che quando avevo finito ero incerta sul continuare. Perchè non è mai abbastanza? Perché anche ansimate e gocciolante ho voluto continuare ancora? E’ una linea così sottile da oltrepassare, quando penso a te, in bilico tra l’incertezza e la voglia, che sorrido e l’impulso prende il sopravvento.

Sei invitato a lasciare segni, 

macchie, morsi, graffi. 
Qualche livido 
fino a raggiungere 
il tuo capolavoro. 
Il mio corpo è la tela,
tu il creativo. 
Utilizza il blu, 
il grigio, il viola,
un po di giallo. 
Infine il rosso. 
non mi lamenterò, 
attendo il tuo pennello, 
la matita, 
il tuo gesso.

venerdì 3 maggio 2013

Solo quando hai un collare attorno al collo e sei carponi sul pavimento che sai cosa sei, il guinzaglio in quella mano che prepotente tira e silenzioso scava il suo potere nella tua testa......diventi un "animale", un piccolo giocattolo di carne tremula, una proprieta'.
C'e' una dualita' di intenti: umiliazione e protezione, dolore e piacere, annullamento e amore. E in questo mix, brividi corrono per la schiena, pensieri indicibili si librano leggeri, nell'istante in cui ti chiama "cagna" afferri il senso del momento e con fierezza alzi il capo e ti soffermi a guardarlo in attesa di quello che verra'.

Segni

Controllava i segni rimasti, legami impressi sulla pelle, sulle braccia cerchi concentrici che finivano ai polsi, impressioni di un intreccio che l’aveva abbracciata stretta.
Sulle natiche un bruciore, un leggero dolore. Era un morbido sentire, che si attenuava momento per momento, ma ogni volta i ricordi affioravano e la facevano divampare.
Ricordi di parole, promesse e poi il vuoto. Un vuoto che riempiva a modo suo.
Sentiva ancora le dita attorno alla gola, le piaceva ricordarlo. Il pollice sulla trachea, la pressione che le aveva tolto il respiro, le curve del palmo ovunque. Continuava a toccare quei tratti di pelle, dovette riprendere fiato.
Erano più che ricordi, erano la prova, i testimoni, un coro di segni, ognuno le sorrideva sbiadendo, ma sapeva chi e dove erano stati creati. Toccarli era ricordare, renderli vivi, essere certa di quello che era successo.
Erano promesse di un futuro.
E così percorreva miglia dentro di lei prima di dormire. Una frase ripetuta che risuonava riempiva la mente, il ricordo del buio di una benda colmava il nero di una luce, la fitta calda della cera sulla pelle riscaldava l’animo, la sua perversione dolce la rendeva umida, il suo sorriso come premio. Strumenti e veicoli di decine di notti, di un sonno vigile, di una guida verso sogni, desideri e promesse.
Ecco, vedi. Quando dico che sei una troia, lo dico con convinzione, lo dico perché è scritto sul tuo viso, sul tuo corpo. Un pennarello indelebile con quella scritta non avrebbe lo stesso risultato. Sono i tuoi occhi che me lo dicono, le tua bocca dischiusa che aspetta solo che la colmi della mia carne, le tue mani impazienti che vorrebbero toccarmi, il corpo che trema, le gambe che socchiudi. Potrei darti tutto quello che vuoi, subito. Invece no. E il pensiero ti corrode, si insinua, ti lacera. Impaziente ti contorci, ansimi, gemi. Ogni respiro, musica per le mie orecchie.

Mi arrendo,
non volevo ammetterlo a me stessa,
ma ho sentito un boato dentro di me.
L'ho riconosciuto ed era reale,
di fronte a me,
avrei potuto allungare una mano e sfiorarlo.
Dire che non ho sentito nulla,
sarebbe come dar credito alle persone che non credono nell'istante.
Ho accettato la bellezza del momento,
convinto me stessa che non era solo un'onda passeggera,
non l'ho ignorata,
la perdita sarebbe stata troppo grande.
Lentamente mi sono trovata faccia a faccia con la verita',
l'ho ammesso a me stessa, ma non volevo dirlo agli altri,
parlare ad alta voce a volte potrebbe ferire.
Pero' mi sono aperta a te,
anche se rischio di farmi male,
ti ho dato anche questo potere,
ho aperto a te la mia vulnerabilita'.
Ho ammesso al mio cuore che potevo farti entrare,
ma ho lasciato un angolo al buio,
non posso ancora darti tutto,
annegherei in un mare di emozioni...
Poi una voce, nella mia testa,
mentre mi hai detto, hai sorriso, un soldo per i tuoi pensieri...
nessuna parola e' uscita dalla mia bocca,
solo un gesto.
Ti ho consegnato una corda
ed i miei polsi per legarmi a Te.

Appena il mio mondo si oscura e Tu mi ordini di rimanere immobile, gli odori, i suoni, l'impercettibile tocco delle mani, l'ambiente che mi circonda e che non vedo,tutto contribuisce ad infuocare il desiderio. Attendo i Tuoi comandi, tentando di non contorcermi nel raggiungerTi, immobile resto al mio posto, bagnata e desiderosa di compiacere al mio Padrone... e Lui questo lo sa, e' consapevole del suo potere che si manifesta anche nelle tenebre
Ogni giorno "io" decido di inchinarmi.
Ogni giorno "io" decido di abbandonarmi alla Tua volontà
Ogni giorno "io" cammino al Tuo fianco.
Ogni giorno mi presento a Te nella mia totalità, mente, corpo e anima, sono una Tua proprietà senza la necessita' di contratti o simboli visivi. Il legame non può e non deve essere solo un'apparenza, ma un nodo ben stretto all'interno di entrambi.
Virilità e forza pura, ma tanto autocontrollo!
Lui e' li che gioca con il suo respiro, controlla il suo centro vitale.
Lei freme, annaspa, cerca di prendere fiato, brama questo controllo.
C'é una fiducia incrollabile in lei, un tocco raffinato e controllato lui, un'afferrare spietato: la potenza del dominante in pura energia grezza, la propria vita sotto le mani di chi adori e i pensieri che si affollano, mentre la tua vita e' sotto le sue mani, esplodono nel cervello, il corpo risponde in spasmi orgasmici incontrollabili
La perversione.
In agguato attorno alla mia mente viva,
mi irrigidisco,
tengo a freno il mio desiderio di toccare, di gustare.
Insaziabile, e' solo una parola,
ma e' una storia continua,
un sussurro e un brontolio continuo,
mi chiama, si agita in me.
Una porta aperta ai tuoi capricci.
C'è una enorme bellezza nel dolore e nel piacere, si fondono insieme senza confini, hanno un potere travolgente, inutile tentare di resistere.

11 aprile

Un tocco che non scorderò e una frase stampata in testa: "non me ne frega un cazzo".
Grazie.

domenica 30 dicembre 2012


Nella ricerca di un padrone, spesso il sottomesso si imbatte in parole come "depravato" o "malato". Non è un "disturbo" essere sottomessi, ma semplicemente è avere una mente cablata diversamente rispetto alla gente che si crede "normale". Forse è più facile capire il bisogno di un uomo di dominare una donna, visto che abbiamo lottato per centinaia di anni per i diritti e le libertà femminili. Proprio come una donna ha il diritto di dire di no, lei ha anche il diritto di cedere le sue scelte ad un altro, volontariamente. E' la libertà di scegliere, che mi permette di servire... è un bisogno MIO.
Ed è questo stesso diritto, la stessa sofferta libertà che mi permette di scegliere i suoi legami, il suo dominio, come la mia casa. E la mia scelta per soddisfare questo bisogno di compiacersi, sempre.