venerdì 12 ottobre 2012

Un giorno per sorprendermi (segue da Tre giorni per amarti)

Quando sono sola, la mia mente vaga, persa in un mondo tutto mio.
Mi nascondo dietro ad un muro, condivido i miei pensieri con tutti e con nessuno, la maggior parte di loro non vedranno mai il vero me. Permetto a pochi di affacciarsi e quei pochi li accolgo e mi completano.
Spesso il dolore devasta la mia anima, sono un'anima tormentata... e me ne dolgo.
Le angosce della vita si prendono il loro pedaggio e ogni tanto vengono a ricordarmi che la vita è solo una.
Ma... finalmente, o per fortuna, il destino mi ha permesso di conoscere Lui...è entrato con dolce fermezza dentro di me, ha scavalcato quel muro con costante attenzione, incurante del pericolo ha affrontato il suo cammino.



Gli ho permesso di avvicinarmi, gli ho mostrato il mio cuore, lui ha rotto un anello della catena che lo proteggeva, gli sono bastati tre giorni,  ma non era ancora del tutto libero... il mio cuore.
Eh lo so.  che tutti abbiamo un cuore, che pulsi più o meno incessante lo abbiamo tutti.
Il mio, tolta la catena,  era come se penzolasse da una corda, potevo giocarci con un colpo di polpastrelli e farlo dondolare, tanto era malconcio e dolorante.
In passato non me ne preoccupavo, non conoscevo l'Amore, continuavo a giocare con  il mio corpo e incurante mi donavo a chi non meritava attenzioni, padroni sadici che mi usavano e mi sbattevano in un angolo.. le ferite si aggiungevano fino a farmi  divenire fredda e distaccata da tutto.
In questi giorni, ogni tanto mi soffermo a guardarlo, il mio cuore, mancano alcuni pezzi, indossa delle cicatrici, ma continua a pulsare con un ritmo tutto suo. Una su tutte, di cicatrici, sanguinava ancora nonostante lui occupasse quasi tutto lo spazio... ha trovato anch'essa il suo piccolo posto appartato ed ora è solo un ricordo, da sfiorare e coccolare, sta li a ricordare i miei errori... lui  l'ha guarita.
Mi ha incoraggiata, mi ha sostenuta, mi ha punita, mi ha donato piacere, mi ha dedicato il suo tempo... mi sono sentita coccolata ed amata.
E se fino a ieri erano solo parole, oggi sono certezze... presto saremo insieme.
Ancora mille pensieri mentre preparo  la mia valigetta per un giorno, un solo giorno, poche cose... non servono molte cose per star via un solo giorno, lo stretto necessario per vivere la mia favola in 24 ore.
Esco di casa come sempre, il mio solito abbigliamento comodo da viaggio in treno, ma... un intimo ricercato per quanto il mio corpo possa renderlo possibile (non è perfetto), calze velatissime e reggicalze, un perizoma minuscolo e civettuolo... una canotta per coprire quello che il destino mi ha inflitto, cicatrici indelebili di un intervento chirurgico tutto sbagliato.
Son partita con la paura nell'anima, con addosso tutto il mio male, consapevole che in qualche modo avrei dovuto mostrarmi a lui, ho cacciato indietro le mie lacrime guardandomi per un'ultima volta  pensando alla sua reazione, sperando di trovare il coraggio di esporre il mio dolore di donna...  odio i pietosismi e spero sia inflessibile nonostante quello che gli apparirà agli occhi.
Son partita con mille domande in testa, con le nostre lunghe chiacchierate al telefono e in chat, con i sogni lussuriosi che ultimamente hanno affollato le mie notti.
Mi hanno tenuto compagnia, viaggiatori sconosciuti e il mio ipad... ho scritto appunti, ho corretto bozze, ho salutato amabilmente alcuni amici messaggiando... poi il telefono, lui.
E' in viaggio per raggiungermi, anche lui in treno, poche ore ancora...
Ancora paure...
Arrivo alla stazione di Modena, salgo in autobus e vado in ospedale per la mia solita medicazione.
La sala d'aspetto affollata, come sempre sono in ritardo, mitiche le lunghe attese di noi pazienti.
La mia infermiera preferita, Antonia tutto pepe, uscendo dall'ambulatorio, mi strizza l'occhio e nota il mio trolley: “Pensi di passare la notte qui? Hai poca fiducia in noi...” ride di gusto rientrando.
Poco dopo mi fa accomodare e procede come al suo solito sbendando l'ascella, la prof che mi ha in cura mi rassicura dicendomi che la ferita non ha infezioni, non ho dolori fortunatamente, il braccio si muove bene... Antonia fa la sua medicazione e sono libera di poter andare incontro a lui.
Riprendo l'autobus e vado in stazione, abbiamo deciso di aspettarci li... è già li, sul marciapiede fuori la stazione, lo vedo subito... mi vede subito.
Un sorriso e mi avvicino di slancio, accorcio subito le distanze, senza pensare lo bacio... mi bacia.
Tocchi lievi, lingue timide si accostano, si studiano... ma siamo li, in mezzo alla gente.
Mi prende per mano e saliamo in taxi, una serie di sorrisi scambiati, di mani che si cercano, di sguardi che si incrociano, ho il cuore che va a mille e ancora tante paure.
In albergo ci aspettano, ma la nostra camera non è ancora pronta, ci accomodiamo in un salottino per prendere un caffè, sono nervosa anche se lo nascondo benissimo, credo non se ne accorga.
Mi rilasso un po, qualche chiacchiera dell'impiegato dell'albergo con lui, mi distrae dai miei pensieri.
Ci avvertono che la nostra stanza è pronta, saliamo in ascensore, mi bacia ancora, ma...accidenti.. solo un piano, finisce troppo presto.
Ma la camera è li, ad attenderci, ancora ignara dei nostri corpi e dei nostri pensieri lussuriosi.
Gli ho mandato una mail, la sera prima, ed entrando gliela ricordo... voglio i miei 15 minuti, senza che lui faccia nulla, ma lui mi abbraccia, mi bacia e io non mi ritraggo, voglio assaggiare quella bocca, la lingue si intrecciano, si assaporano in attimi che si accendono di passione.
Si stacca, mi guarda: “Hai i tuoi 15 minuti.”
“Chiudi gli occhi, padrone” gli dico, lo lascio in mezzo alla stanza e mi rifugio in bagno, devo calmarmi un attimo... solo qualche istante e sono di nuovo nella camera. Apro il mio trolley e prendo una benda, scherzo con lui: “Hai aperto gli occhi, ti ho visto.”
Mi avvicino, lo bacio e lo bendo... adesso è nelle mie mani, allunga le braccia a cercarmi, con dolce fermezza gli dico: “Non puoi toccarmi, hai promesso”...
Mi sporgo verso di lui, lambisco il suo viso con la lingua, disegno i contorni del suo volto, delle sue labbra, mi abbasso sul collo, mentre le mani esplorano il suo corpo infilandosi sotto la polo, aspiro il suo odore, assaggio il suo sapore, voglio imprimerli nella mia mente.
Lo sento fremere sotto il mio tocco, sento la sua impazienza, la sua voglia di toccarmi.
Mi inginocchio ai suoi piedi, slaccio la cintura e i pantaloni, il mio viso si appoggia a lui, lo abbraccio... i miei 15 minuti non esistono più, volevo lasciarlo li ad aspettare che finissero, senza fare altro, guardare le sue reazioni... ma lui non intende aspettare... ahhhh questi padroni impazienti!
“Vieni qui, basta.” mi fa alzare e mi riabbraccia di nuovo, “15 minuti sono troppi.”
Non ho capito più nulla, la benda è volata, gli abiti anche, i corpi uniti... ci siamo esplorati a vicenda, le sue mani pronte ad accarezzare e stringere, la sua voce sensuale... coinvolgente, raffinata, già completamente sua, la mia volontà sciolta come neve al sole.
Respiro momenti di libertà, la mente aperta  per accoglierlo, mentre l'universo attorno sparisce, l'anima vaga in fantasie e desiderio... in ginocchio ai suoi piedi,
Mi  offro a lui completamente, liberamente, senza costrizione alcuna divento sua...
Una folgorazione: non è come gli altri!
Ho potuto assaggiare il suo corpo, ho potuto annusare la sua pelle, mi ha permesso di amarlo... ed e' stato SORPRENDENTE.
E' stato sorprendente capire che non servono fruste e dolore fisico per mostrare la propria devozione, non servono catene e corde per legarsi indissolubilmente ad una persona... il legame è nella mente.
Abbiamo giocato con i nostri corpi amabilmente, anche con durezza e possesso a volte, mi ha dimostrato che un padrone sa amare la sua donna e schiava, in tutte le maniere... anche leccando la mia intimità, con mio immenso piacere. Ho goduto della sua presenza e delle sue mani, della sua virilità e della sua sicurezza, del suo essere Uomo oltre che padrone.
E sono arrivate anche le carezze...sono diventate il nostro linguaggio di comunicazione, di due esseri che si sono sentiti attratti uno dall'altra. Mi ha insegnato ad amare il mio corpo non perfetto, segnato orribilmente da cicatrici, le ha amate, sfiorate, toccate, lambite con la sua lingua , mentre lacrime sgorgavano fiere e il corpo rispondeva in spasmi voluttuosi. Anche le parole si sono trasformate in piacere, entrando in un universo in cui la moda di espressione era la sensualità, godendo con la mente prima che con il corpo.
L'abbiamo gustata, l'abbiamo guardata, l'abbiamo sentita e ascoltata... lasciando libero corso a tutte le nostre voglie, svegli e attenti alla minima emozione. Ho vissuto pienamente il mio corpo, ed ho vissuto il suo adottando il piacere attraverso i cinque sensi, lasciandomi andare e trasportare dal desiderio.
Ed è stato meraviglioso guardarlo mentre dormiva, imprimendo nella mia memoria le sue espressioni, ascoltare il suo respiro di uomo appagato.
Ho ascoltato anche i suoi sogni, mi parlava anche da li (nel vero senso della parola). E' stato spontaneo lasciare il suo abbraccio e finire sotto le lenzuola a baciarlo e leccarlo, sorprenderlo nel più dolce dei risvegli.
24 ore finite fin troppo presto, ma è solo l'inizio.
… e se, a chi mi legge, sembra tutto troppo scontato, “non me ne po fregà de meno”, io appartengo a Lui totalmente.

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