domenica 21 ottobre 2012

Eva

“Signorina Eva, può venire nel mio ufficio, per favore.” la voce dall'interfono la scosse dai suoi pensieri.
Stava alzandosi quando se lo ritrovò alla porta del suo ufficio, lavorava per Roberto da poco meno di un mese, sembrava che fin'ora non avesse mai fatto niente di buono, sempre a redarguirla. La riempiva di lavoro, le chiedeva continuamente di confermare e prendere appuntamenti, di digitare rapporti e recensioni... lei era sempre in ritardo ed ogni scusa
 era buona per uscire prima dal lavoro, insomma non era quel che si diceva un rapporto di lavoro tranquillo.
“Signorina Eva, sveglia! Si accomodi nel mio ufficio.” tuonò ancora.



Lei lo seguì, lo vide sedersi alla sua scrivania e squadrarla da capo a piedi.
“Signorina Eva, ho appena parlato al telefono con il Signor Luca, doveva confermare il nostro appuntamento, ma deve esserle sfuggito di mente, non l'ha ancora fatto... cosa aspetta ancora? E poi, lei è indietro con il lavoro, come crede di procedere? Io ho bisogno di quei contratti... e il signor Luca non sapeva di questo nostro appuntamento, è così occupata in altro che non riesce a svolgere il suo lavoro correttamente? Le ho detto più di una volta che deve chiamare tutti i nostri clienti prima dell'appuntamento con me, anche solo per sapere se è tutto a posto, come devo ripeterlo?”
"Mi dispiace, signore. Ho provato a chiamarlo, ma non sono riuscita ad entrare in contatto con lui, gli ho inviato una mail, probabilmente non l'ha vista. Ho confermato altri due appuntamenti per oggi pomeriggio, di questo sono sicura, signore.”
“Una buona notizia, finalmente...” Roberto ridacchiò guardandola di nuovo... “Non è una totale perdita. Ha preparato le relazioni per gli appuntamenti di stasera? E per l'incontro di domani?”
"Li sto completando signore, tra poco saranno sulla sua scrivania. Mi dispiace molto, ma non sono ancora abituata a questa gran quantità di lavoro. Apprendere un nuovo impiego può essere faticoso, a volte, signore.”
"Si, si... ho capito... Non è troppo indaffarata per controllare gli aggiornamenti di Facebook e quelli di blog vari, però. Ho visto che ogni volta che entro nel suo ufficio, riduce ad icona qualcosa e ritorna ad ingrandirlo appena pensa che non la stia guardando...”
Eva arrossì... se solo avesse saputo del suo blog, dei suoi desideri, di tutto quello che teneva segreto. Come avrebbe reagito, sapendo quanto potesse essere lussuriosa e perversa?
“Mi dispiace signore, ho rotto recentemente con il mio ragazzo e ho usato...” la sua voce si spense, probabilmente le opinioni al suo riguardo non sarebbero migliorate, forse era meglio tacere.
“Allora, che cosa mi propone di fare, mentre attendo che lei finisca i contratti da controllare?” Roberto usci dal suo ufficio e si recò in quello di Eva... cazzo, si stava dirigendo al suo pc... se avesse aperto quelle icone? Avrebbe visto il suo blog, i suoi racconti, le immagini di nudi e tutto quello che c'era di inconfessabile, che non poteva svolgersi durante l'orario di lavoro. Sicuramente l'avrebbe licenziata, se se ne fosse accorto. Paradossalmente pensò all'ultima foto postata sul suo blog, un cazzo enorme, lucido di saliva e sotto una didascalia, un titolo... “Il pompino”... subito sotto la descrizione di quello che lei sarebbe riuscita a fare ad un cazzo in tiro solo con la bocca. Pensò anche al cazzo del suo capo, immaginando cose inenarrabili, voglie inconsulte della sua fica vorace di cazzi... si eccitò, nonostante la situazione incresciosa. Guardò il suo capo, i suoi occhi blu profondo, i suo capelli scuri, il suo abito su misura e la sagoma inconfondibile che sporgeva attraverso i pantaloni... ah, se solo avesse potuto toccarlo.
“Signorina Eva, e' ancora qui con me?” Roberto ridacchiò di nuovo, era proprio di fronte al monitor del pc e si stava sedendo alla poltrona di Eva. Cominciò a muovere il mouse sulle applicazioni e finestre aperte, per poi aprire le icone chiuse in fondo al monitor...
“Porca puttana...” pensò Eva... “non ho chiuso il blog. Stavolta mi licenzia.” Riusci a sentire il bruciore sulle guance, mentre lo guardava scorrere le immagini del suo blog.
“Signorina Eva, venga qui per favore.” Roberto si alzò dalla scrivania e, leggermente di lato al monitor, le indicò il blog.
“Non c'è bisogno che mi spieghi, signorina... Lo avevo già visto tempo fa, mentre lei non c'era. E' facile andare sulla cronologia se non si sta attenti a cancellare... Lei adesso ha bisogno di una buona lezione di apprendimento...” la guardò fisso, la mano di lui si spostò sulla vita di lei, accompagnandola con fermezza verso il muro. Nessun altro poteva vederli, aveva chiuso la porta e le tendine alle vetrate erano abbassate. Lei leggermente spaventata, non capiva le sue intenzioni. La spinse spalle al muro, lei tentò di respingerlo con una mano, ma lui fu più veloce... la afferrò in una morsa sollevandole entrambe le mani sopra la testa di lei, l'altra mano sul bordo della sua gonna che con un movimento rapido si infilò sotto il tessuto.
“Signorina Eva, lei è una bambina cattiva... senza biancheria intima al lavoro?” il viso di Roberto vicinissimo a quello di Eva, un ringhio basso le sue parole, arrochite dall'eccitazione.
Le parole risuonarono alle orecchie di lei, come un campanello... “Si, sono una cattiva ragazza, ti prego, puniscimi...” pensò Eva, ma non disse nulla, dischiuse solo leggermente la bocca, in una espressione lasciva.
Roberto infilò le dita tra le cosce di lei, immergendole nella vagina umida e calda, rigirandole, esplorando la cavità che iniziava a grondare umori, spudoratamente puttana.
Sfilò le dita dalla fica di Eva e le infilò nella sua bocca assaporandole, il rumore che faceva succhiandole la eccitava ancor di più. I suoi occhi immobili a guardarlo, mentre le liberò le mani e si ritrasse, lasciandole spazio ed aria.
“Questo è tutto per ora, signorina Eva... torni al suo lavoro e sistemi i contratti...” la sua voce tornò professionale.
“Si signore, provvederò a sistemare tutto in tempi brevi.” lisciò la gonna con le mani, tentando di assumere un'aria distaccata.
Sulla porta si fermò a guardarla: “Oh... Signorina Eva, annulli il primo appuntamento di oggi pomeriggio, avremo bisogno di due ore per sistemare il suo apprendimento e le sue nuove mansioni... e una piccola punizione per le sue distrazioni... ehm, ehm... sporche.” Sorrise, i denti bianchi spuntarono da quella morbida bocca che avrebbe voluto assaporare e baciare... quella bocca che poco prima aveva assaporato i suoi umori di femmina in calore.
“Eh... dimenticavo, domani mattina presto, alle 7, la voglio qui. Mi preparerà il caffè e la istruirò sul dopo caffè....” fece una pausa guardandola...”Signorina Eva, ha capito o devo spiegare tutto di nuovo? Non mi sembra molto presente.”
Mentre lei farfugliò un: “Si, signore...” la sua mente già fantasticava acrobazie lussuriose e perverse.
Rimasta sola nel suo ufficio, ripensò alla mano del suo capo che si infilava tra le cosce... ebbe una nuova idea. Scrisse subito un post sul suo blog, l'iniziazione il titolo -prima parte, era sicura che avrebbe avuto nuovi lettori e sarebbe stato apprezzato da molti.
Le piaceva scrivere delle sue scorribande “amorose”, di come si faceva fottere dal suo ex ragazzo e dai suoi amici. Questa sarebbe stata una nuova occasione, per provare nuove sensazioni e per continuare il progetto che aveva nel cassetto da un po.
In mensa ricevette una telefonata da una sua amica, sarebbe venuta a trovarla per il suo compleanno, sarebbe arrivata la sera stessa, in treno, doveva andare a prenderla, non conosceva la città. Avrebbe dovuto chiedere un permesso al suo capo, di nuovo, sicuramente si sarebbe arrabbiato, ma doveva tentare.
Alle 2,30 tornò in ufficio, Roberto era già li ad attenderla, in piedi vicino alla finestra assorto nel guardare fuori.
“Signore, sono arrivata.” Eva si sedette alla sua scrivania in attesa di istruzioni.
“Chi le ha detto di sedersi, signorina Eva?”
“Nessuno... pensavo dovessimo lavorare... ero in attesa della lezione di apprendimento, così aveva detto stamattina, signore.”
Lui la scrutò... “Quando parla con me, gradirei fosse in piedi, ben eretta, mi piacciono le persone con la postura corretta... petto in fuori, spalle diritte.”
Eva si alzò dalla sedia e tentò di assumere una posizione aggraziata. Il seno abbondante premeva sulla camicetta slacciata in maniera che l'incavo dei seni si intravedesse appena, la gonna al ginocchio aderente mostrava una figura arrotondata nei punti giusti.
“Il suo lavoro in ufficio subirà delle modifiche, signorina Eva. Dovrà essere sempre presente, mi seguirà negli spostamenti anche fuori sede, voglio ogni contratto pronto al momento giusto ed ogni errore sarà punito alla mia maniera...” fece una pausa scrutandola e studiandola... “I suoi servizi non si limiteranno al lavoro, ma dovrà prestare molta attenzione ai miei bisogni...” ancora una pausa.
Eva aveva capito di che bisogni parlava e la cosa non le dispiaceva per nulla, si sarebbe scopata il suo capo, non chiedeva di meglio.
Lui riprese: “Non solo, signorina Eva... Ogni qualvolta avrò bisogno di lei per i miei clienti, si presterà ad accontentarli, le dirò io di volta in volta cosa fare... Anche il suo compenso cambierà, ogni contratto che mi aiuterà ad ottenere, le riconoscerò una percentuale sul suo stipendio... Ora le chiedo solo una cosa, accetta di compiacermi in tutto e per tutto o pensa di non riuscirci? Le dico fin da ora che se non accetterà, manterrà il suo posto in ufficio, come ha avuto fin'ora, nessuno la licenzierà e tutto continuerà come non fosse successo nulla...”
Eva non chiedeva di meglio: scopare con chi capitava e uno stipendio aumentato... le piaceva pensare di poter essere trattata come una puttana a pagamento.
Rispose subito, senza ulteriori pensieri: “Accetto, signore.” la sua voce sicura e senza intonazioni particolari.
Roberto le si avvicinò e le prese una mano poggiandola alla patta dei suoi pantaloni.
“Signorina Eva, il mio cazzo è il suo dio, ogni qualvolta ne avrò bisogno lei lo soddisferà. Adesso la sua punizione per le distrazioni durante l'orario di lavoro. Tiri su la gonna e si giri, voglio ammirare il suo culo e voglio punirlo.”
Eva non si fece pregare, tiro la gonna fin sulla vita, a mo di pareo, scoprendo le cosce... indossava delle calze velatissime e un reggicalze, senza intimo come il mattino. Il suo ventre liscio e glabro, le labbra della fica morbide e rosee, sapeva che mostrandosi così lo avrebbe eccitato... rimase qualche istante di fronte a lui, guardandolo in segno di sfida, poi si girò a mostrargli il culo rotondo e sodo.
Lui palpò in maniera rude le sue natiche, le accarezzò e arrivò una sonora sculacciata che la fece sobbalzare... non se l'aspettava e il colpo appena inferto bruciava leggero sulla pelle... le piaceva.
La accarezzò di nuovo e poi un altro sonoro colpo... continuò a farlo per una decina di volte, nella sua mente contava e chiedeva silenziosamente di farlo ancora, si stava eccitando, sentiva la sua fica pulsare.
“Le piace vero, signorina Eva? Si chini sulla scrivania adesso e apra le gambe, dovrà essere sempre pronta alle mie esplorazioni...”
Eva appoggiò le mani alla scrivania e, divaricando le gambe, mostrò i suoi caldi e umidi buchi sfacciatamente, avrebbe voluto essere scopata, avrebbe voluto implorarlo di farlo, ma rimase in silenzio, non sapeva ancora fino a dove si poteva addentrare, aveva bisogno di studiarlo ancora, voleva compiacerlo in tutto.
Roberto massaggiò le sue natiche con una mano, mentre l'altra si addentrava fra le cosce, aprendo le grandi labbra e infilandosi a trovare il clitoride teso e duro... aveva una lago fra le cosce e lui la penetrò con due dita, muovendole avanti e indietro... scopandola.
Lei gemette sotto quel tocco, si contorse un po' mentre lui la portava sul bordo di un orgasmo... per lasciarla vuota improvvisamente e far ridiscendere la sua eccitazione, mostrandole le dita umide dei suoi succhi, chinandosi su di lei a sussurrarle: “La voglio sempre così pronta la sua fica, sempre umida e calda... pronta a godere al mio comando, con me o con chiunque mi serva. Lo farà?”
Eva annuì, ma lui non era ancora contento, voleva sentirlo dalla sua voce... “Risponda, cazzo... lo farà, sarà la mia segretaria puttana?”
“Si, signore.” un soffio la sua voce.
“Non ho sentito bene, signorina Eva... sarà la puttana che io voglio che sia? Dica adesso che cosa è...” lui afferrò una sua natica stringendola rude.
“Sono la sua puttana... la sua segretaria puttana.”
“E cosa farà per me?”
“Tutto, signore...”
“Adesso che cosa vorrebbe da me, non abbia paura, voglio che lei esprima le sue voglie e se sarà meritevole la accontenterò...”
Eva pensò un brave istante, aveva una gran voglia di godere, di essere scopata: “Mi piacerebbe che lei mi scopasse, signore... ho voglia di essere scopata... ho voglia di cazzo...”
“Brava bambina... la leggera punizione l'ha avuta, ma merita anche un premio per aver accettato di essere la mia troia personale, per cui la scoperò... adesso!”
Eva non avrebbe pensato ad una cosa migliore in quel momento, la sua figa rispose in fremiti e contrazioni attendendo che il cazzo del suo capo la penetrasse.
Girò la testa di lato, mentre lui slacciava la cinta e la zip dei pantaloni, ammirò la sua erezione fno a che non scomparve dietro di lei per appoggiarsi al suo pertugio che colava umori spudoratamente.
Sentì la punta della cappella appoggiarsi alla sua fica, addentrandosi lentamente al suo interno nella più magnifica delle penetrazioni... il cazzo del suo capo di una notevole misura si stava nascondendo nei suoi anfratti, lei non riuscì a rimanere ferma, gli andò incontro muovendo il bacino, accompagnando i movimenti pelvici del suo capo.
La penetrazione divenne profonda e veloce, a momenti rude e dura, in altri momenti delicata e leggera... la sua figa imprigionava quella verga in morse continue, fino a non poterne più ed esplodere nel suo primo orgasmo. Lui se ne accorse, l'afferrò per i capelli e continuò a scoparla con più vigore, fino a sborrarle dentro, inondandola di liquido caldo e vischioso che si mischiò ad un ulteriore orgasmo di lei.
Rimasero alcuni minuti in quella posizione, i loro respiri si calmarono e lui estrasse il membro umido... la prese di nuovo per i capelli e la costrinse ad inginocchiarsi ai suoi piedi, mostrandole il cazzo: “Ha bisogno di essere pulito e curato adesso... adori il suo dio, vediamo cosa sa fare.”
Eva ammirò il cazzo del suo capo ancora in tiro e lo percorse tutto con la lingua, si soffermò a leccare e roteare attorno al glande, scintillante umori di entrambi. Il membro si accorse di quella lingua e bocca affamata contraendosi, lo pulì e leccò ancora, fino ad infilarlo tutto in bocca, lasciandosela scopare.
Non per molto... lui le afferrò di nuovo i capelli e la tirò indietro sfilando il cazzo dalla sua bocca: “Non è ancora giunto il momento di bermi... domani mattina dopo il caffè... adesso si ricomponga e torni a lavorare, tra poco arriverà il nostro cliente... Eh... signorina Eva, la metto alla prova, oggi stesso...”

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“Il signor Pizzi e' arrivato, signore...”
“Grazie, signorina Eva, lo accompagni qui da me.”
Eva riagganciò il telefono e sorrise al signore di fronte a lei. Si alzò in piedi e sentì il suo sguardo su di lei.
“Venga con me, signor Pizzi, la accompagno, mi segua.”
Eva aprì la porta dell'ufficio di Roberto e lo fece accomodare. Sapeva che era un incontro importante, una delle più grandi commesse per la loro azienda e sapeva che se l'affare sarebbe andato bene, le sarebbe aspettata una delle prime ricompense che le erano state promesse.
Pensò anche al caldo cazzo del capo e si incantò a guardarlo.
“Signorina Eva, le ho chiesto di portarci dei drink, è attenta?”
Eva si scrollò dai suoi pensieri: “Si, mi scusi signore, stavo giusto andando...”
Si apprestò ad andare verso l'angolo bar, preparò un paio di caffè e dei drink analcolici riempiendo a metà un paio di caraffe.
Li sentì parlottare tra loro di svariate cose, sembrava fossero amici in passato, si davano del tu e probabilmente la firma sul contratto... solo una formalità.
Eva posizionò con cura caffè e bevande su un vassoio e le portò alla scrivania, stando attenta a poggiare i bicchieri sui sottobicchieri, lontano dai contratti che aveva portato con se.
“Posso fare altro, signore?”
“Si, signorina Eva, chiuda la porta uscendo. Mi rendo conto che sarà tardi quando finiremo, ma avrò bisogno di lei, appena avremo finito.”
“Veramente... stasera arriva una mia amica, dovrei andarla a prendere alla stazione, signore...” non voleva sembrare ingrata, ma aveva preso quell'impegno, non la vedeva da mesi e non voleva farle passare la notte in un anonimo hotel di Roma, inoltre ne aveva bisogno per un'idea che le era balenata in mente qualche tempo prima.
“Ho bisogno di te qui. Manderò il mio autista a prenderla e le terrà compagnia fino a che non sarai libera dal lavoro, può chiamarlo lei stessa. Starà bene, ne sono sicuro, signorina Eva.”
“Grazie, signore.”
Eva uscì entusiasta dall'ufficio. Andò alla sua scrivania e chiamò l'autista di Roberto, spiegandogli quello che doveva fare: “Ciao Ruggero, sono Eva. Ti chiamo da parte del signor Roberto, dovresti andare alla stazione a prendere una mia amica, Lucia... arriva alle 6... e tenerle compagnia fino a che non esco dall'ufficio.”
“Devo portarla da lei in ufficio, signorina Eva?”
“Si, grazie”. Doveva avvisare Lucia, le mandò un sms.
Tornò a concentrarsi sul lavoro, anche se ogni tanto apriva il suo blog o facebook per leggere alcune notifiche.
Il telefono interno richiamò la sua attenzione... il capo.
Alzò la cornetta, schiacciando il pulsante dell'interno: “Signorina Eva, ho bisogno di lei qui in ufficio.” il tono leggermente scazzato... che avevo combinato ora, pensò.
La mente di Eva corse al contratto, alle clausole, alle leggi, alle postille... cazzo, le sembrava tutto a posto.
“Signore, mi ha chiesto di unirmi a voi? Cosa posso fare?” disse entrando senza bussare.
“Signorina Eva, i contratti si sono rovinati, non ha fatto attenzione a dove metteva i drink prima...”
“Roberto, lo sai che non mi piace perdere tempo...” incalzò il signor Pizzi... “devo rientrare a casa per cena, mi aspettano alcuni ospiti e domani devo partire, ho bisogno di questi contratti stasera.”
Eva guardò i fogli imbrattati, tentando di protestare: “Io ho messo le bevande nel vassoio, signori, non so come sia potuto accadere...” le sue parole caddero nel vuoto.
“Signorina Eva... “rimarcò Roberto irritato... “vuole insinuare per caso che lo abbiamo fatto noi due di proposito? Non credo che sia quello che sta suggerendo di dirci... spero. Lei è distratta dal fatto che a breve rivedrà la sua amica... lo sa vero che dovrà scontare quello che ha pensato e quello che le passa ora per la mente? Lo sto leggendo nei suoi occhi...”
Entrambi la guardarono, lei abbassò lo sguardo.
“Le facilito il lavoro signorina Eva... io andrò a ristampare i contratti nel suo ufficio, lei tenga compagnia al signor Pizzi, lo intrattenga... non mi deluda!”
“Intrattenerlo?” domandò alzando gli occhi a guardarlo.
“Certamente, signorina Eva... intrattenerlo... voce del verbo intrattenere, allietare... Un suggerimento: vada all'angolo bar per servirgli un altro drink, si pieghi leggermente in avanti sui fianchi, arrotoli la gonna e mentre si gira a guardarlo negli occhi, provi a sedurlo, lo intrattenga... se è fortunata riempirà la sua fica bagnata con il suo cazzo... e la fortuna la riempirà in tutti i sensi... ma devo proprio dirle tutto?” strizzò l'occhio e li lasciò soli.
Ad Eva sembrò come se avessero discusso di un rilancio in un gioco d'azzardo, mentre la sua figa rispose come al solito in contrazioni e fremiti, un compenso in più dentro le sue tasche e una ulteriore gratificazione del corpo, difficilmente avrebbe rinunciato ad una scopata, anche se chi aveva di fronte era uno sconosciuto.
Eva tirò su la gonna, scoprendo le sue gambe e il suo pube, si girò ed andò all'angolo bar, versò in un bicchiere una bibita e piegandosi si girò a guardare il signor Pizzi. Il suo sedere scoperto un invito che non si fece attendere. Lui si alzò dalla poltrona e si posizionò dietro di lei, palpando il culo, tastandone la consistenza, infilando le mani nella fica già bagnata.
“Dovrà farsi perdonare per quei contratti rovinati... lo sa signorina?”
Eva non rispose, mosse il bacino offrendolo meglio, le mani ad allargare i buchi già ben esposti.
Il signor Pizzi slacciò i pantaloni e ben presto le fu sopra, infilando il suo cazzo eretto, scopandola impetuoso, le mani stringevano le chiappe sode imprimendo la loro forza brutale, mentre lei iniziò a masturbarsi, il clitoride gonfio e duro aveva bisogno di cure.
Lui venne presto, forse soffriva di eiaculazione precoce, pensò... ma continuò a muoversi fino a farla godere, emettendo gemiti e grugniti di soddisfazione.
Roberto rientrò in ufficio giusto in tempo per vederli ricomporsi, entrambi soddisfatti e felici.
“La tua signorina Eva è stata soddisfacente, Roberto. Direi che si merita la ricompensa di cui mi avevi parlato. Certo se me la prestassi per qualche sera le farei assaggiare il mio cazzo anche in gola e mi piacerebbe prestare attenzione anche al suo culo da troia.”
Eva li guardò entrambi e pensò a quello che avrebbe scritto sul suo blog, di quella scopata brevissima con uno sconosciuto, tornò anche a pensare al suo progetto iniziale... aveva raccolto del buon materiale ed era tutto nella sua mente.
“Sicuramente si merita quello che avevo promesso, signorina Eva... adesso capisce anche che cosa significa lavorare per me e gratificarmi in tutto e per tutto? Compreso il divertimento per entrambi...” Roberto le strizzò di nuovo l'occhio sorridendole.





“Ho un regalo per te, Lucia, spero ti piaccia.”
Chi non avrebbe apprezzato regali? Era il suo compleanno e quindi le era sembrato giusto comprarle qualcosa di carino.
“Dai, vieni... entra.”
Eva indicò il salone a Lucia e si recò in cucina, per prendere qualcosa dal frigo.
Dispose su un vassoio degli stuzzichini, alcune bibite fresche e raggiunse Lucia nel salone.
Prima di accomodarsi sul divano accanto a lei, le depose un bacio lieve sulle labbra, lasciandole una scia del suo rossetto.
Erano state amanti in passato e le loro effusioni saffiche oggetto di lieta visione da parte del suo ex fidanzato, che amava guardarle leccarsi e possedersi a vicenda.
Eva aveva in mente di rifarlo ancora quella sera, il pensiero della scopata in ufficio con lo sconosciuto, la stava tenendo in uno stato di continua eccitazione. Non le bastava mai, aveva una fame continua di cazzo, ma non disdegnava anche farsi leccare da una bella e compiacente donna come Lucia.
Stuzzicarono del cibo, raccontandosi... era da un pò che non si vedevano.
Eva ben presto passò all'azione, sempre più arrapata... strinse a se Lucia, infilandole la lingua in bocca, esplorandola affamata. Lucia ovviamente non si ritrasse, aveva sempre avuto un debole per Eva, forse ne era anche innamorata, era dolcissima quando faceva l'amore con lei.
“Vieni, andiamo di sopra...” disse Eva alzandosi, prendendo per mano Lucia... “La mia sorpresa per te e' li, in camera.”
Lucia seguì Eva per le scale, mentre lei si liberò dei suoi vestiti salendo. Il culo spettacolare, le gambe lunghe e toniche in calze e reggicalze la fecero fremere, la schiena e il corpo scolpito da lunghe sedute in palestra, abbronzata nella maniera ottimale... tutto in lei richiamava sesso.
Si trasferirono in silenzio su per le scale e attraverso il corridoio, invece della sua solita camera da letto, Eva entrò in una camera degli ospiti. Non accese la luce, illuminò la stanza con delle candele, i colori divennero caldi ed illuminarono il grande letto a baldacchino.
Ai pilastri in legno massiccio del letto erano infilate manette, catene e corde... Lucia la guardò intimorita.
“Che stanza è questa, Eva? Cosa pensi di fare? Perché siamo qui?”
“Ti piace? Non aver paura, sono solo dei piccoli giochi che ho imparato. Li ho usati in passato con degli uomini che amavano il masochismo, che adoravano farsi frustare e legare... avresti dovuto vederli. Uomini, dirigenti e titolari di grosse società, sempre pronti al comando, in questi momenti invece pronti a farsi sottomettere da me, piccola donna dai capelli rossi.” Eva rise di gusto... “Umiliati, bendati, derisi... i lori cazzi eccitati nel dolore, in balia delle mie mani.”
“Non ci posso credere Eva...” Lucia sorrise.
“Veramente, ogni tanto ritornano e... mi pagano per farselo fare... incredibile vero? Come avrei potuto permettermi una casa simile, se non avessi fatto così... e non hai visto ancora nulla. Domani, con il giorno, ti farò visitare la mia casa... ed andremo un po in giro per la città. Ma adesso, voglio un'altra cosa...” Eva la guardò lasciva e Lucia iniziò a spogliarsi.
“Ma allora perché lavori? Non potresti dedicarti solo a questo?” chiese ancora Lucia.
“Potrei...” disse palpandole il seno, strizzandole i capezzoli... “ma... mi piace quel lavoro, mi hanno offerto delle percentuali aggiuntive ed ho un progetto da portare avanti, che per ora non posso dirti.” Eva si chinò a baciarle i capezzoli, che si erano induriti sotto le sue mani sapienti.
“Lucia, mi piacerebbe fare un bagno assieme a te, che ne dici? Vorrei lavarmi via la giornata appena finita, prima di amarti.”
Lucia annuì e la seguì nella sala da bagno. Anche li si notava un gran lusso, una grande vasca idromassaggio per due era il clou della stanza, con enormi specchi alle pareti e colori intensi dall'azzurro al verde acqua.
Si lavarono a vicenda, soffermandosi a toccarsi più intimamente sui seni e sul pube. Eva si stava godendo il massaggio di Lucia alle gambe, lussuriosamente appoggiata allo schienale della vasca, con le mani infilate tra le carni tremule a masturbarsi. Si lasciò massaggiare ancora e presto le sue mani furono sostituite da quelle di Lucia, che sapientemente si infilarono nella sua fica e iniziarono a scoparla. Le sue dita scorrevano dentro e fuori, dolcemente, soffermandosi ogni tanto a prestare attenzione al clitoride. Eva fu travolta da un orgasmo che le scosse tutto il corpo.
Uscirono dalla vasca, poco dopo, asciugandosi.
“Ti piacerebbe se ti depilassi, Lucia?” chiese Eva.
Fece sedere Lucia sul bordo della vasca, abbassò la testa verso di lei, la annusò... lei esponeva il suo collo verso la bocca di Eva, le labbra si appoggiarono e la lingua lambirono il collo fino alle orecchie, mordicchiando i lobi e alitando il suo respiro lieve.
Eva si staccò e prese un rasoio, le insaponò le ascelle e passò delicatamente il rasoio, rasando alla base i peli. Le massaggiò i seni quando ebbe finito, morbidi e impertinenti, mostravano il piacere che provavano nell'essere sfiorati... i capezzoli piccoli e turgidi, si irrgidirono ancor di più.
Eva fece la stessa cosa al suo ventre, insaponò il pube e passò le dita lungo la pelle, subito dopo aver passato la lama del rasoio, le sfiorò le gambe sciacquando il rasoio nell'acqua della vasca, il viso seppellito nel collo di Lucia, i corpi in stretto contatto, in sfioramenti di pelle umida e calda.
“E adesso... apri le gambe, di nuovo...” Eva si chinò in ginocchio di fronte a Lucia... “Mi piace...” disse ammirando la pelle rosea che aveva di fronte... “Sembra buona...” le sorrise e istintivamente iniziò a massaggiarla, le dita trovarono la fessura e si infilarono al suo interno, gli sguardi si incontrarono, appena un istante per vederla buttare la testa indietro, mentre l'interno della sua fica si bagnava e colava umori. Eva si disse che non poteva sprecare tanto dolce nettare e si tuffò a leccarla... ma non la fece godere, si fermò.
"Non puoi lasciarmi così ..." balbettò... “Per favore, voglio dire... cazzo... Sono così eccitata in questo momento... "
"So che lo sei... andiamo in camera da letto... però... vuoi? " Eva allungò la mano e lei accettò di buon grado. Camminarono insieme, verso la camera da letto, guardandosi.
Catene e morsetti su tutti gli angoli del letto, intimidirono di nuovo Lucia, ma incoraggiata da Eva, il desiderio si mostrò di nuovo e i timori scomparsi come la trascinò con delicata fermezza verso il letto.
"Non agitarti, mia cara. Non sarà così brutto come sembra. Ho allentato le catene, vedrai, starai comodissima.”
La ammanettò al suo posto, nuda, esposta... le gambe e le braccia divaricate, la picchiettò di baci sul collo, sulle guance, sulla fronte.
"Devo sapere che posso fidarmi di te. Spero che tu possa capire. Il primo test è ora... Taci, mia cara, ho bisogno di fare una telefonata. Puoi farlo per me? "
Lei annuì.
Eva prese il cellulare e si sedette al fianco di Lucia, fissandola, mentre aspettava che all'altro capo le rispondesse qualcuno.
Squillò un paio di volte, una voce rispose: “Che succede signorina Eva, ha bisogno di aiuto?”
“Lo so che è tardi, signor Roberto, ma volevo farle sapere che domani tarderò un po al lavoro, la mia amica si trattiene qualche giorno e volevo farle visitare la città.” nel frattempo Eva aveva preso una candela e si stava divertendo a colare qualche goccia sulla pelle di Lucia, che si dimenava, non essendo abituata a quella pratica... le uscì un urlo, che fu subito smorzato da una mano di Eva che si era affrettata a lasciare la candela e tapparle la bocca.
“Ma che succede lì... ho sentito un suono strano...”
“Nulla, signor Roberto, ci sentiamo domani mattina... buona notte e ...come è andato oggi il contratto con il signor Pizzi, non me lo ha comunicato.”
“Bene, signorina Eva... ha firmato ed accettato tutte le clausole. La informo che la sua percentuale sarà del 4% sull'importo dell'intero contratto... notevole, per essere alle prime armi, signorina.”
Eva smorzò un ghigno, se avesse saputo realmente cosa stava pensando e quali erano i suoi reali progetti...
“Buonanotte, signor Roberto.... mi dispiace averla disturbata.” chiuse la comunicazione.
Eva guardò gli occhi spalancati di Lucia, gemeva e si dimenava per poter respirare meglio... la lasciò libera di parlare, ma non disse nulla, la guardò solo spaventata.
“Non ti faccio del male, voglio solo parlarti e amarti. Non posso parlarti del mio progetto adesso, ma domani mattina proporrò a Roberto di prenderti a lavorare con noi... ti piacerebbe?”
"Cosa …" La vide confusa, ovviamente sopraffatta ...non riusciva nemmeno a parlare.
"Te l'ho detto, sono tua amica. Tu sei mia ospite, ci divertiremo insieme. .. e non solo!"
La mano di Eva cominciò a scorrere verso l'alto, sulla parte esterna della gamba, quando raggiunse il fianco si spostò verso l'interno, accarezzandole la figa, di nuovo. La sua mano curiosò fra le sue labbra umide...
“Puoi anche fingere di essere spaventata, ma qui... fra le tue gambe... non mi sembra... le tue fantasie sono simili alle mie e stai sicura, che mentre sarai mia ospite, verranno tutte soddisfatte...” Eva fece una pausa, continuando ad esplorare la figa di Lucia... “Ora mia cara, ti avevo detto di stare zitta, mentre ero al telefono e, dal momento che hai tentato di gridare, interrompendo la mia conversazione... sei stata una ragazza molto cattiva... devi fidarti di me... e non ti meriti di godere, dormi adesso, quando tornerò, domani mattina, avrai pensato e mi darai una risposta. In quel momento ti parlerò del mio progetto... ma tu, ripeto, devi fidarti di me.”








Eva portò Lucia a visitare Roma, purtroppo poche ore, doveva tornare a lavorare. Durante la breve visita alla città, Eva la mise al corrente dei suoi progetti futuri e Lucia le disse che avrebbe accettato il lavoro che le proponeva... presto avrebbe fatto parte anche lei dello staff dell'azienda dove lavorava Eva, per il momento doveva solo stare in casa e sistemare le informazioni che Eva le portava.
Arrivò al lavoro solo a mezzogiorno.
Appena si fu seduta alla sua scrivania, notò un foglio di carta piegato.
Lo aprì per leggerlo: “E' in ritardo, signorina Eva, si inizia alle 9 del mattino da queste parti. Venga nel mio ufficio, subito.”
Entrò nell'ufficio di Roberto, chiedendo permesso.
“Buon giorno, signorina Eva. Si rende conto che da queste parti si inizia a lavorare alle 9? Lei doveva essere qui alle 7 stamattina, doveva prepararmi il caffè e doveva provvedere al dopo caffè, ho dovuto fare tutto da solo.”
“Mi dispiace, signore... ieri sera ho chiamato per dirle che ritardavo... lo avevo detto...” parole al vento, come al solito.
“Non ricordo nessuna telefonata, signorina Eva...penso si sia sbagliata e abbia chiamato qualcun altro.”
"No, no, proprio qui sul mio telefono ..." gli mostrò il cellulare con la chiamata.
"Di che cosa abbiamo parlato signorina Eva?"
"Abbiamo parlato della mia amica e anche del signor Pizzi, della mia percentuale...” mi sta prendendo per il culo, o cosa... pensò Eva.
"Sono contento che la sua amica sia arrivata... mi piacerebbe incontrarla. Sembra una persona interessante... la sua percentuale sarà aggiunta al suo stipendio... Ora ho bisogno di lei più che mai, mi serve un nuovo assistente, con l'aumento del fatturato avremo bisogno di nuovo personale... è pronta ad aiutarmi?”
Eva pensò un momento... fino a ieri mi considerava una persona inutile e inaffidabile, ora mi da anche la responsabilità di trovargli un altro assistente, è la volta buona di proporgli Lucia, ci sta cascando con tutti i panni addosso... le cose andavano di bene in meglio: le provvigioni avrebbero infoltito il suo patrimonio, le informazioni sarebbero servite per il suo progetto e Lucia sempre al suo fianco per aiutarla.
“Certo che l'aiuterò, signor Roberto.”
“Avevo la sensazione che avrebbe accettato, signorina Eva. Quindi ecco quello che ho fatto. Ho scelto un numero di candidati, ridotto le prospettive a tre...voglio che lei conduca il loro colloquio finale, voglio una relazione completa su ognuna delle tre e insieme sceglieremo la persona che abbia più affinità con noi.”
Quindi erano delle donne... pensò Eva
"Io non capisco. Non ho mai fatto colloqui a nessuno prima. Come faccio a sapere che cosa cercare? " Lei protestò, non voleva la responsabilità di assumere un nuovo assistente, o meglio, voleva farglielo intendere... “E se scegliessi la persona sbagliata?
"Beh, guardi, cerchi uno come lei. Pensi al nostro lavoro, a quello che si fa qui. Lasci che l'aiuti... Lei deve cercare qualcuno che svolga la parte analitica, la redazione dei documenti e dei contratti... qualcuno che sia al servizio del cliente, a partire dall'accoglienza fino a farli sentire a casa loro... qualcuno che sia in parte segretaria, receptionist, pianificatrice, barista... e soprattutto, signorina Eva, cerchi qualcuno che sia anche puttana. Qualcuno che è disposto a scopare e succhiare e fare qualsiasi cosa per rendere un cliente felice. In breve, signorina Eva ... voglio qualcuno come lei. "
Non sapeva se arrossire o sentirsi insultata. Come farò a capire la loro personalità, i loro tratti sessuali? Pensò … "Non lo so, signore. Come faccio a trovare qualcuno come...me? "
"Allo stesso modo in cui io ho trovato lei, signorina Eva. Faccio un sacco di ricerche. Le persone si aprono molto on-line. Molti pensano di essere anonimi... io ho assunto una ditta specializzata sulla sicurezza digitale... tutti inviate un curriculum, con un indirizzo email... che ha un indirizzo IP, che mi riporta a facebook, Twitter, Flickr, blogger e cosi via... io so tutto quello che lei ha scritto negli ultimi anni. "
Il viso di Eva iniziò a bruciare... cazzo... tutto... si raggelò: tutto... porca puttana... tutto.
Il mio capo e' caldo...
Il mio capo mi eccita...
Oggi mi scopo il mio capo...
Cazzo... quanti post aveva scritto di quel genere?
Lui riprese: “Tutto quello che ha scritto mi lusinga, signorina Eva... ma ne riparleremo, non è questo il momento e la sede.”
Eva non riuscì a parlare, la sua mente non fu in grado di elaborare altro.
"Signorina Eva, ha delle domande da farmi?”
“No, signore... solo una cosa, potrei inserire tra le tre candidate anche la mia amica Lucia? Le assicuro che sarebbe in grado di fare quello che faccio io e le assicuro anche che sarò obiettiva nello scegliere, nessuna preferenza verso la mia amica.”
“La inserisca pure, mi fido di lei... Solo... tieni conto che il tuo stipendio aumenterà notevolmente, a dismisura direi... non mi faccia pentire di quello che sto decidendo per lei.”
“La ringrazio, signore... ma... cosa sa di me, oltre ad aver capito che mi piace il sesso in tutte le forme...”
“So che ama essere sottomessa, ma anche dirigere... le piace essere umiliata, ma anche umiliare gli uomini, so che non disdegna le donne, ma so anche che ci sono molti altri la fuori, come lei... quindi non mi faccia pentire! Le metto in mano il potere, una posizione dominante su tre donne.
Il colloquio si svolgerà qui, inizialmente, ma farò spegnere il condizionatore, per cui la temperatura della stanza la farà decidere di proseguire il colloquio nel pub qui vicino, per poi spostarsi in una stanza dell'hotel adiacente...”
“Hotel, signore? Non mi sembra una sede giusta per un colloquio di lavoro. Come faccio a portarle in una camera d'albergo?”
“Sta a lei decidere come e quando, signorina Eva. Il conto dell'hotel lo farà mettere a mio nome e anche tutto il resto, ossia cene e drink. Le suggerisco di flirtare con tutte e tenga a mente che voglio un rapporto completo il mattino dopo sulla mia scrivania... voglio sapere tutto, come godono, quanto, quello che gradiscono, come baciano, come sospirano, i loro gemiti, il sapore e l'odore della loro pelle... quando dico tutto... intendo tutto... e so che lei capisce cosa intendo, l'ho letto nel suo blog!”
Eva arrossì di nuovo, cazzo aveva letto proprio tutto di lei.
“Ha capito, signorina Eva? Tutto! Domani il primo appuntamento.”
"Capisco, perfettamente, signore... dopodomani avrà due resoconti sulla sua scrivania, quello di Lucia... la mia amica... e la prima della sua lista.”





Alle 5 del giorno dopo, la prima candidata era in attesa del colloquio.
"Signorina Eva, la signorina Giada la sta attendendo al piano della sala del consiglio” la receptionist la avvertì.
"Sì, grazie.Puoi mandarmi una brocca d'acqua con dei bicchieri, per favore?"
La ragazza annuì.
Era nervosa, Eva fece un rapido controllo allo specchio per il trucco, capelli, vestiti. Tutto era a posto.
Saltò in ascensore e due minuti dopo era nella sala del consiglio. Eva si sedette con aria professionale, pochi secondi per accorgersi che la temperatura del salone era come aveva stabilito Roberto: calda. Poteva già sentire alcune gocce di sudore scendere sulla sua fronte.
In quel momento la porta del salone si aprì. Lei alzò lo sguardo per vedere una bionda statuaria con gli occhi verdi che entrò nella stanza... era bellissima, elegantemente vestita, con i capelli raccolti, ciuffi biondi pendevano attorno alle orecchie, perfettamente ordinati. Era alta e magra. Si alzò per salutarla e stringerle la mano: "Ciao, tu dovresti essere Giada, sono la signorina Eva, farai il colloquio con me.” le aveva dato del tu.
"Salve signorina Eva, è un piacere conoscerla."
Eva le sorrise, probabilmente avevano la stessa età. Si sedette con una postura eccellente, aveva un sorriso perfetto.
"Mi dispiace che sia così caldo qui dentro.Non so cosa non va in questa stanza. Ho chiesto di portare un po' d'acqua, ma dubito che funzionerà. "
"E 'piuttosto caldo, ha ragione. E 'solo questa stanza? Non pensavo che fosse così caldo finché non sono entrata qui. Forse dipende da noi donne...siamo calde." Lei ridacchiò un po'.
"Ehi, ho un'idea. Io alloggio in hotel dall'altra parte della strada. Hanno un bel pub lì. Sono le 5, dubito che arrivi un addetto alla manutenzione a quest'ora per risolvere questo problema, che ne dici di saltare lì e fare il colloquio con un drink e cena?"
Giada si lasciò sfuggire un sospiro, udibile come un'ondata di sollievo.
"Mi sembra fantastico. Alloggio li anche io, che coincidenza! Non sai quanto sono sollevata, questo edificio è un pò intimidatorio ".... passò al tu anche Giada.
Eva si alzò e condusse Giada fuori dalla Sala del consiglio, giù con l'ascensore e per il pub dall'altra parte della strada. Chiacchierarono di cazzate varie, come scarpe, profumi, abiti, fino a scoprire che la ragazza si era laureata qualche mese prima.
Si sedettero e ordinarono al cameriere del vino e degli stuzzichini.
Eva iniziò a farle delle domande, prendeva appunti tra un boccone e l'altro, tra un sorso di vino e un sorriso ammiccante, tentava di intrigarla con qualche battuta ogni tanto.
“Puoi parlarmi del signor Roberto?” chiese Giada... “L'ho incontrato, il suo autista mi e' venuto a prendere all'aeroporto e mi ha portato a casa sua solo per presentarmelo, poi mi ha portato qui, in quest'albergo... E' molto bello, vero?
Eva si morse il labbro e Giada lo notò: "Hai una cotta per lui, non è vero?"
Eva arrossì: "Penso che sia arrivato il momento di andare in camera. Ho bisogno di uscire da questi abiti da lavoro! Voglio fare una doccia e mettermi comoda.”
"Mi unisco a te, a che piano sei?"
"Al secondo...”
"Anche io...”
Salirono in ascensore insieme e al piano si accorsero di avere camere attigue. Roberto aveva pensato ad ogni particolare.
“Faccio una doccia e mi cambio, ti va un drink, dopo?” chiese Eva.
“Solo se mi parli del tuo principale, la cosa mi interessa molto...”
Eva le strizzò l'occhio ed entrò in camera.
Fece appena in tempo ad entrare in bagno, per fare la doccia, quando sentì bussare alla porta.
Eva afferrò un'asciugamano, se lo avvolse attorno ed aprì la porta.
Giada di fronte a lei con il secchiello del ghiaccio e una bottiglia di spumante...
“Volevo ringraziarti per questo. E' stata una cosa molto carina da trovare in stanza, posso offrirti un bicchiere?”
“Mi stavo infilando sotto la doccia... vuoi unirti a me?” Eva lasciò cadere l'asciugamano a terra e Giada lasciò lo spumante, iniziando a spogliarsi.








Tre giorni dopo, alle 7 in punto, Eva entrò nell'ufficio di Roberto.
Ogni giorno gli aveva mandato una relazione sulle ragazze che aveva incontrato, ora le cartelle erano in fila sulla sua scrivania, quattro cartelle con sopra solo un nome... dovevano decidere insieme quale puttana scegliere per affiancarla.
Roberto entrò poco dopo di lei, Eva stava preparando il caffè.
“Buongiorno, signore. Il caffè è pronto, si segga pure...”
“Buongiorno, signorina Eva. Oggi decideremo chi prendere, lo sa vero?”
“Lo so, signore... vorrei prima farle provare il mio dopo caffè.” sorrise maliziosa, voleva ingraziarselo, voleva Lucia assolutamente al suo fianco, le serviva per il suo progetto, anche se Giada l'aveva affascinata e aveva una bella presenza, oltre alla cultura e preparazione. Le altre non le aveva nemmeno prese in considerazione, visto che non avevano mollato un attimo la loro professionalità  e non erano cadute nelle continue tentazioni che aveva buttato con esche costruite ad hoc.
Roberto prese il caffè ed Eva gli servì anche un caldo cornetto alla crema.
Mentre ancora stava mangiando, lei si inginocchiò ai suoi piedi e rivendicò la sua colazione, toccandolo da sopra il tessuto dei pantaloni.
“Pazienza, signorina Eva, è così affamata?”
“Vorrei la mia colazione, signore...”
“Dovrà implorarmi, signorina. Non cedo il mio dopo caffè così facilmente.”
“Non se ne pentirà, signore...” rispose Eva ammiccante.
Gli slacciò cintura e zip dei pantaloni e ammirò la forma del cazzo già in tiro del suo capo, che sotto il tessuto dei boxer mostrava tutta la sua grandiosità.
Gli abbassò anche i boxer e il glande fece la sua apparizione, roseo e fiero, pronto da succhiare e leccare. Eva lo sentì pulsare sotto le sue mani, che iniziarono a muoversi su tutta la sua lunghezza, masturbandolo per farlo “lievitare” ancora. Lei aprì la bocca e la lingua assaporò per la prima volta il cazzo del suo capo, lui rimase immobile.
Lui la vide chiudere gli occhi e infilarselo tutto in bocca, fino in gola. I suoi movimenti lenti e profondi, la bocca lo risucchiava e i gemiti che faceva, lo fecero eccitare ancor di più.
Non potè fare a meno di appoggiare le mani su quella folta capigliatura rossa ed aiutarla ad imprimere i movimenti, la sua lingua si muoveva veloce all'interno della bocca... lo aveva catturato completamente.
Le mani di Eva sfiorarono le palle, le strinsero mentre lui riversava il suo fiotto caldo nella gola di Eva, che inghiottì tutto, senza perdere una goccia.
Soddisfatta di averlo fatto godere, Eva si alzò ricomponendosi e si sedette nella poltrona di fronte a lui.
“Adesso possiamo parlare, signore. Le dirò subito le mie preferenze e lei mi mostrerà i pro e i contro...” sembrava aver preso in mano la situazione, lui si stava ancora ricomponendo.
Passarono la mattinata nell'ufficio di Roberto, non erano d'accordo su nulla.
La scelta si era fissata su due: Lucia e Giada.
Eva non voleva mollare Lucia e sapeva lei il perché, lui non voleva mollare Giada... era troppo “bona” diceva lui.
A metà mattina Eva propose una pausa.
“Roberto...” lo chiamò per nome dandogli del tu, era stanca di quel lei informale... “ho voglia di scopare, ti dispiacerebbe farlo?”
Lui rimase allibito: “Ma... signorina... Eva...” balbettò.
Lei tirò su la gonna e gli mostrò il suo lato “b” come al solito senza intimo, invitandolo a penetrarla.
Ovviamente lui, dopo un primo momento di imbarazzo, non si tirò indietro, la scopò furiosamente appoggiata alla scrivania, come un animale. Una scopata breve e rude...
Ripresero a parlare delle 4 candidate rivestendosi... a mezzogiorno stanchi entrambi delle proprie posizioni, decisero di prendere sia Lucia che Giada.








Pochi giorni dopo erano tutti al lavoro. Lucia si era posizionata nell'ufficio di Eva, Giada aveva la sua scrivania assieme ad altre impiegate.
Roberto la chiamò nel suo ufficio.
"Hai fatto una scelta eccellente, Eva, vorrei qui Giada, mi piacerebbe analizzare alcuni aspetti del lavoro, in dettaglio. "
Eva sorrise al complimento ed era felice della scelta e dei loro accordi.
Giada entrò poco dopo nell'ufficio di Roberto.
“E' un piacere conoscerti, Giada... puoi chiamarmi Roberto.”
La confusione sul viso di Eva fu evidente, la guardarono entrambi... che cazzo stava succedendo? Lei ci aveva messo una vita a dargli del tu e a chiamarlo per nome... e questa in 5 minuti già era nelle sue grazie? Eva tornò al suo progetto iniziale con il pensiero... ma che cazzo mi frega, avrò il mio riscatto finale comunque... pensò.
“Allora Giada, come è stata la signorina Eva nel suo colloquio?”
“E' stata... deliziosa!” Giada sorrise ad Eva ammiccando e leccandosi le labbra.
“Ho saputo che il sapore dello spumante si è arricchito di altri sapori...” riprese Roberto.
“Beh... ho versato lo spumante sul seno di Eva, mentre giaceva su una poltrona nella stanza e l'ho lasciato correre tra i seni e verso lo stomaco... e ancora più giù.” disse Giada.
“Ed ho saputo che avete chiamato il servizio in camera per farvene portare ancora...”continuò Roberto.
Eva seguiva interessata il loro dialogo e li guardava ricordando quella serata passata tra leccate di cazzo e figa, perché il cameriere che le aveva servite era stato invitato a partecipare al loro banchetto di carni affamate.
“E' stata una mia idea Roberto...” disse Giada... “avevo bisogno di cazzo... e il ragazzo del servizio sembrava ben fornito.”
“Penso che tu abbia bisogno di condividere ancora, Giada... hai bisogno di cazzo anche adesso, vero? Eva chiudi le tendine, poi vieni qui.”
Quando tornò verso di loro, Giada aveva già sfilato la camicetta e si stava liberando anche della gonna. Roberto si alzò dalla sua poltrona e si appoggiò alla parte anteriore della scrivania.
Come Giada rimase nuda davanti a lui, le mise le mani sulle spalle e la spinse delicatamente in modo da averla in ginocchio davanti al suo cavallo. Fece un cenno ad Eva di raggiungerlo al suo fianco, lui la baciò profondamente e le sussurrò all'orecchio: “Guardaci, ti piace.”
Roberto si slacciò la cintura e lasciò cadere i pantaloni a terra, Giada gli accarezzò il cazzo e infilò la punta in bocca.
Lui slacciò la gonna di Eva e la lasciò cadere a terra, ammirandole il culo. Le sue dita trovarono la strada tra le cosce e si infilarono nella fica di Eva, un lago, ovviamente.
“Adoro il fatto che tu sia sempre così bagnata per me, sempre così pronta... sempre così puttana. Guarda Giada mentre mi succhia... e tu, Giada, guarda Eva negli occhi.”
Il respiro di Eva accellerò, come le dita di lui si fecero strada dentro di lei, su e giù per la sua fessura, e si fermò quando trovò il suo clitoride.
Ormai Giada stava lavorando il suo cazzo così profondamente, così vigorosamente. Era sprofondato nella sua gola, dentro e fuori in movimenti vorticosi e febbrili. Eva era così fottutamente gelosa, voleva il suo cazzo. Perché lei e non io... pensò.
Eva sussurrò a lui: "Voglio succhiarti, voglio il tuo cazzo nella mia bocca, lo desidero... Ne ho bisogno, per favore... Per favore fammi succhiare il cazzo."
Stava ansimando... e ansimò ancora quando lui rispose: "No. Non puoi averlo. Non lo hai bramato abbastanza. Non ancora.”
Mentre le parole uscivano dalla sua bocca lui la tirò ancora più stretta al suo fianco, tirandola per la figa... le bocche si incontrarono e le sue dita entrarono più profondamente in lei.
“In faccia o in bocca?” chiese Roberto ad Eva staccandosi un attimo dalle sue labbra.
“In viso... Ho bisogno di vederlo."
La sua bocca tornò su quella di Eva e la baciò, la bocca aperta, esplorandosi l'un l'altro con le loro lingue, mentre un orgasmo la raggiunse esplodendo nella sua fica. Lui si assaggiò le mani e le spinse nella bocca di Eva, mentre un fiotto denso e biancastro schizzò sul viso di Giada.
La sua crema calda e appiccicosa atterrò in fiotti continui su tutto il viso di Giada e sugli occhiali che ancora indossava. Lei era stata rivestita, splendidamente. Giada ritornò al suo cazzo con la bocca per pulire fino all'ultima goccia. La sua lingua turbinava ancora intorno alla sua testa. Le sue labbra schioccavano mentre scivolava dentro e fuori della sua bocca, e lei assaporò fino all'ultima goccia di lui.
Eva lo guardò negli occhi, "Posso avere un assaggio, almeno?"
Lui annuì, probabilmente incapace di parlare per un attimo. Scivolò lontano da tutte e due e tornò alla sua sedia per sedersi e recuperare. Eva non aspettò, la sua bocca si unì a quella di Giada, leccando e lambendo i fluidi che si erano fermati sulle guance. Voleva fargli vedere che pulizia avrebbe fatto del viso di Giada, voleva giocare con il suo sperma, voleva assaporarlo.
“Giada, è stato bello... può andare a ricomporsi, buon lavoro...”
Rimasero soli. Eva infilò la gonna e si sedette sulla poltrona di fronte a lui.
“Eva, è stato molto bello. Avremo di che divertirci, oltre che avere profitti invidiabili.”
“Ne sono convinta, Roberto... vorrei la serata libera, ho un appuntamento importante.”
“Puoi andare Eva... oh, dimenticavo... mercoledì avremo un convegno importante a Londra, useremo il jet privato dell'azienda... e al ritorno avrei bisogno di un favore da te, Eva.”
“Si, signore...” disse alzandosi.








Londra era sempre stata una sede movimentata, piena di problemi ma anche di grandi soddisfazioni. Ogni volta che vi si recava Luca tornava in Italia stracolmo di lavoro e di appuntamenti da definire. Spesso aveva a disposizione il jet aziendale, che divideva con alcuni soci e collaboratori, tra cui Roberto, che in quel momento era intento a definire alcuni contratti.
Luca si ritirò in cabina di prua per schiacciare un pisolino, voleva essere in forma per il giorno successivo, dovevano presentare un nuovo prodotto a clienti importanti.
Si fece portare un bicchiere di vino, che sorseggiò gustandolo. Si infilò una maschera sugli occhi per non essere disturbato dalle luci artificiali e si addormentò.
Fu svegliato da una sensazione incredibile proveniente dal suo cazzo, qualcuno lo aveva preso in mano e lo stava accarezzando.
Fece scivolare la maschera sulla fronte per avere la visione di una splendida rossa dagli occhi verdi, che lo guardava inginocchiata ai suoi piedi. La sua mano sinistra accarezzava il suo cazzo, mentre la lingua turbinava attorno alla punta. Indossava un tallieur nero, le sue ginocchia e gambe dalle calze a rete finissime spuntavano dalla gonna, il seno morbido e abbondante faceva capolino civettuolo dalla camicetta, una visione molto eccitante, che il cazzo apprezzò fiero contraendosi.
Tra i capelli luccicavano degli orecchini enormi che attirarono la sua attenzione, quasi distraendolo.
“Mmm, ma... ci... siamo... mai incontrati?” riuscì a balbettare.
Lei continuò il suo lavoro di lingua e mani, solo una piccola pausa: “No, signore, non ci conosciamo.” La bocca di lei tornò a lavorare lungo tutta l'asta dura e vigorosa.
Luca gemette quando i denti di lei affondarono giocosi sulle palle, risalendo piano verso il glande ricoperto di saliva, la sua testa cadde momentaneamente all'indietro per tornare subito dopo a fissarsi a quei ridicoli ed enormi orecchini. Non potè fare a meno di afferrarli, tirandoli.
Le teneva saldamente, orecchie ed orecchini, mentre chiuse di nuovo gli occhi... lei aveva accellerato il ritmo. Luca gemette ancora, sul bordo dell'orgasmo, mentre lei andò più veloce, succhiando e muovendo la bocca su tutto il cazzo... improvvisamente, si fermò
“Signore, mi dispiace...” colava bava lungo il mento, il cazzo lucido coperto dala sua saliva continuava a pulsare, era così vicino al godere... “Per favore, signore, può lasciare le mie orecchie?”
Luca le lasciò, imbarazzato... “Mi dispiace... i tuoi orecchini... sono così belli...” ma che cazzo sto dicendo, pensò.
“Va tutto bene, signore... Solo un altro favore, se possibile... I suoi occhi sono molto belli e quello che vedo mi piace, ma... mi piacerebbe tornasse ad indossare la benda sugli occhi... la prego, signore.”
Divertente, davvero... pensò. Tornò a far scivolare la maschera sugli occhi, adeguandosi all'oscurità ed al piacere della bocca della ragazza che era tornata a dedicarsi al suo cazzo.
Aggiunse una mano... bocca e mano all'unisono lo riportarono sul bordo... poco tempo e la bocca di lei avvolse il suo cazzo, sprofondandolo in gola, inghiottendolo tutto, mentre la lingua scorreva sulla base, raggiungendo le palle.
Lentamente il cazzo di Luca scivolò dentro e fuori la bocca di lei, aumentando il ritmo pian piano, brevi colpi furiosi della bocca sulla cappella. Succhiava e spremeva le sue palle, sapendo che lui presto l'avrebbe ricompensata.
Dai movimenti, lui capì che era determinata a gustarlo, a bere il suo sperma fino all'ultima goccia... non riuscì a trattenersi ancora... “Sto venendo...” la avvertì, ma lei non si fermò, anzi impresse movimenti sempre più accellerati e profondi.
Sentì pulsare il suo cazzo, inondare la bocca della rossa, mentre lei mugulava un “mmmm” di piacere... i suoni che emetteva, mentre leccava e ingoiava, riempivano di soddisfazione anche le sue orecchie. La lasciò continuare e, mentre ripuliva, il suo cazzo tornò ad addolcirsi e gli occhi dietro la benda si chiusero, si addormentò.
Fu svegliato di nuovo, da una assistente di volo, che le chiedeva di allacciarsi le cinture, stavano atterrando a Roma. Ma, aveva sognato, o era successo davvero? Una rossa gli aveva leccato il cazzo e lui sborrato nella sua bocca?
“Signorina, c'era una donna qui... era qui una donna?” balbettò confuso.
“Si, signore, credo sia stata la signorina Eva, lavora per il signor Roberto. L'ho sentito raccomandarla di venire qui a... distrarla.”



6 mesi dopo (circa)

Eva entrò a far parte del consiglio di amministrazione, aveva comprato quote dell'azienda con gli extra che si era guadagnata scopando con chiunque Roberto le indicasse.
Luca aveva iniziato un flirt con Eva e i due sembravano molto felici.
Roberto era diventato il socio di minoranza e pur di partecipare ad affari importanti si faceva umiliare spesso da Eva che lo castigava nella sua stanza delle torture, aiutato da Lucia.
Inoltre pochi mesi dopo uscì sul mercato letterario il suo progetto iniziale: Le confessioni di Eva.
Un sano progetto di marketing sviluppato dal trio Eva-Lucia-Giada, lo fecero saltare ai primi posti della letteratura erotica, molti si riconobbero nei personaggi e ogni qual volta si ritrovavano ad incontrarla, per affari, la trattarono con deferenza e ammirazione, forse anche con una punta di paura... in qualsiasi momento Eva avrebbe potuto ricattarli o infangarli pubblicamente con parenti e mogli tradite.

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