“Quando ho preso carta e
penna le parole sembravano fluire. Parole senza capo ne coda, una
semplice espressione del mio cuore che batte e della mia anima. Ho
preso carta e penna per te, per vederti, per sentirti, per la nostra
passione...per i nostri desideri.”
Stella lo aveva incontrato
nel bar dove lavorava per pagarsi gli studi.
Non aveva nessuno a
sostenerla, orfana e cresciuta in un convento di suore carmelitane,
all'età di 18 anni ne era uscita e aveva deciso che la sua vita non
sarebbe stata piatta. Voleva tutto... Voleva studiare per prima cosa,
ne aveva le possibilità, era una ragazza intelligente. Voleva
crearsi un lavoro, i suoi disegni erano già stati apprezzati da
molti stilisti della zona. Si iscrisse alla facoltà di belle arti,
non disdegnando di continuare a disegnare per alcune firme ben note
nel mondo della moda. Poteva guadagnare qualche soldino, ma non
bastavano, la vita chiedeva sempre più sacrifici, per cui accettò
un lavoro anche in quel bar.
Lui veniva tutte le
mattine a farsi la sua dose di caffeina.
Era bello, affascinante
con quei filamenti di grigio tra i capelli, una bellezza non
convenzionale.
Era sicuro di se, un po
presuntuoso e, dall'anello che portava sulla mano sinistra, sposato.
Ma questo non le impediva
di desideralo.
Qualche settimana dopo, le
porse un biglietto da visita, “Prof. Andrea De Santis”
l'indirizzo evidenziato da un cerchio e sul retro "Domani, ore
24,00".
Lui non chiese se fosse
libera o se dovesse lavorare, sapeva che sarebbe stata presente a
quella specie di appuntamento, non gli era nemmeno passato per
l'anticamera del cervello che lei potesse rifiutare.
Stella passo' la giornata
a pensare a quell'incontro, fissando quel biglietto, pensando a come
presentarsi a lui, a cosa indossare... voleva correre il rischio di
conoscerlo, anche se già immaginava che lui volesse del sesso.
E che sesso sia, pensò.
Oltre ad essere una gran bella ragazza era anche di idee libertine,
non disdegnava il piacere e amava il rischio.
Quella notte arrivo'
all'indirizzo indicato, eccitata e timorosa.
Lui era li ad attenderla,
indossava un abito nero, la cravatta blu cielo accentuava la luce
maliziosa dei suoi occhi.
La fermo' sulla porta con
un bacio leggero, ma con una mano le stava già sbottonando la
camicetta, scoprendo i seni, palpandoli con vigore.
La guido' all'interno
dell'appartamento...
"Hai un bel
seno....posso assaggiare?”
La sua voce paralizzata,
non riusciva a proferire parola, fece solo un cenno di assenso.
Lui prese a succhiare un
capezzolo, la lingua umida disegnava quel cerchio, sentiva il suo
seno gonfiarsi e pulsare.
Si lasciò sfuggire un
lamento e lui subito si fermo'...
"Spogliati per me,
fammi vedere le tue forme"....
Lei sfilo' il vestito,
mostrando la lingerie scelta con attenzione.
"Lascia solo le calze
e le scarpe"...
Ascoltandolo sfilo' slip e
reggiseno.
"Prendi la mia giacca
e avvolgila attorno alle spalle, non fa molto caldo qui, e voglio che
il mio profumo ti avvolga. poi siediti su quel tavolino con le gambe
aperte, voglio vederti ben esposta"...
Le sue parole la accesero
di eccitazione.
Mentre si sedeva
obbedendo, lui le venne vicino, il suo inguine gonfio a pochi
centimetri dal viso.
"Toccalo, piccola,
senti com'è eccitato per te"...
Lei porto la mano alla sua
patta, la sua virilità si mosse sotto quel tocco, e lei sorrise
della reazione.
"Bene, puoi tirare
giù la cerniera"....
Non si lascio' pregare
oltre, voleva sentire il suo gusto.
Lui le ordino' di aprire
la bocca e le fece scivolare il suo membro tra le labbra, muovendo il
bacino.
"Lecca, piccola"...
Stella lasciò scivolare
la lingua lungo l'asta, poi con uno strattone lui la infilo' di
nuovo, le scopava la bocca velocemente, in profondità, togliendole
il fiato.
Sentì la sua vagina
bagnarsi e pulsare, mentre lui raggiunse l'orgasmo, inondandole la
bocca, percependo ogni contrazione...bevve avidamente il suo succo
caldo, orgogliosa di averlo soddisfatto.
Andrea lascio' la sua
bocca ed inizio' ad esplorale la vagina.
Era cosi' eccitata, che
avrebbe goduto sotto quelle dita......
"Per favore"
....supplico' con un sussurro.
In tutta risposta lui si
inginocchio', appoggio' la bocca sulla sua intimità.
La sua lingua affondo' tra
labbra gonfie di eccitazione, le torturava il clitoride, mentre le
infilava due dita nella vagina e un dito nel culo.
Le dita si muovevano
rapidamente, mentre la lingua sembrava andare a rallentatore.
Si aggrappo' ai lati del
tavolino, scossa da spasmi.
Raggiunse anche lei il suo
orgasmo, che la lascio' esausta.
Apri' gli occhi ed
incontro' il suo sguardo, coperto ancora di lussuria.
"Voglio che tu sia
cosi' per me, la mia piccola dolce donna".
“Vorresti incontrarmi di
nuovo?” chiese timorosa.
“Incontrarti non e' la
parola giusta, voglio la tua resa completa, voglio fare di te la mia
piccola donna. Sei un sogno di donna. Lasciami entrare nella tua
vita.”
Stella rimase di nuovo
senza fiato, affascinata e orgogliosa delle sue parole.
Iniziò cosi la loro
storia. Andrea, professore e uomo insoddisfatto della vita coniugale
e Stella, piccola donna sognatrice e libertina.
Si incontravano ogni qual
volta lui era libero di poterlo fare. Le stanze di alcuni hotel
accoglievano la loro passione, ignare di quanto potessero essere
coinvolti.
Andrea era impegnato dal
suo lavoro su tutti i fronti. A lui spettavano alcuni compiti
importanti della vita universitaria.
Organizzava anche eventi
letterari e le comunicò che di li a breve ci sarebbe stato un evento
importante, la presentazione di un libro di un suo amico giornalista.
Andrea mandò gli inviti
della presentazione a molte personalità della città, a tutti i
professori e ad alcuni studenti meritevoli. Nella lista degli
invitati compariva anche lei, Stella, studentessa dell'ultimo anno in
procinto di laurearsi.
La stanza era affollata
di gente, la presentazione durò un paio di ore, ad attenderli un
buffet ricco di leccornie dolci e salate, tavole imbandite di effetti
ottici, che solleticavano il palato solo a guardarle.
Lo vide dall'altra parte
della stanza, distingueva la sua figura ben nota....c'era gente
intorno, la solita confusione di una festa. Anche lui la guardava, si
sentiva nuda e violata da quello sguardo. Barcollando sotto la
promessa di quegli occhi, esterrefatta, la stava scopando con i suoi
pensieri cosi' profondamente, tanto da sentirsi già bagnata.
Andrea attraversò la
stanza, senza spostare il suo sguardo dagli occhi di Stella. La prese
per un braccio e la portò lontano dagli altri, che semplicemente
guardavano, intenti a chiacchierare e a stuzzicare dal buffet.
La portò via da loro,
dove poteva essere solo sua, il suo ufficio in ateneo.
Chiuse la porta e senza
parlare, con fermezza, la accompagnò alla sua scrivania. La aiutò a
sedersi, alzandole l'abito che indossava, scoprendo le sue cosce
tornite e calde. Andrea infilò una mano sotto lo slip e saggiò
l'eccitazione di Stella infilando le dita nella vagina.
“Sei così pronta per
me.” portò le dita alla bocca e le assaporò.
“Sai di buono, i tuoi
succhi sono come il miele, dolci e godibili.” la sua voce era
arrochita dall'eccitazione e presto le mostrò il potere che aveva su
di lui. Si slacciò la cinta ed abbassò la cerniera dei pantaloni.
Il suo membro turgido ed
eccitato mostrò la sua fierezza, scintillante di emozioni appena
contenute.
La scopò sulla scrivania,
mugulando e grugnendo, disinteressato di quello che accadeva nelle
stanze accanto, piene persone, ignare di quello che il professore si
stava godendo.
L'amplesso fu travolgente,
come sempre. Ogni volta la lasciava sfinita, ogni volta si
meravigliava della sua forza, della sua passione, del suo carisma.
Un bacio invadente e pieno
di possesso, concluse il momento.
Un sorriso di lui e Stella era come sempre sopraffatta. Si ricomposero e tornarono al buffet,
lei da una parte e lui da un''altra. Rimase ancora un po',
chiacchierando anche con alcuni sconosciuti. Di soppiatto scrutava
Andrea, mentre si occupava degli invitati, in compagnia di una
donna, che poco dopo scoprì fosse sua moglie. Si rattristò, quando
lo venne a sapere, ma rimase a guardarli, di nascosto. Un sentimento
che ancora non aveva mai conosciuto nella sua breve vita la avvolse,
era gelosa. Desiderava essere al suo posto, accanto a lui. Ma non
c'era altra svolta nella loro storia, lo sapeva, più volte Andrea
aveva affrontato il discorso, ribadendo che non avrebbe mai lasciato
la sua famiglia e Stella si accontentava di quello che poteva
prendere ogni qual volta era con lei.
Andrea riempiva la sua
giornata, anche quando non c'era.
La copriva di attenzioni
che non aveva mai ricevuto fino ad allora.
Decise anche che il suo
alloggio, condiviso con alcune sue amiche, non era più idoneo per
Stella.
Volava che fosse solo per
lui, in ogni momento, ogni qual volta ne avrebbe avuto bisogno.
Le trovò un appartamento
in città, vicino alla sua università.
Stella accettò la
proposta solo perché era stanca di anonime stanze di hotel e di
momenti rubati alla sua famiglia. Forse in quella maniera poteva
sentirlo ancora più suo, avrebbe fatto di quella casa il nido delle
loro perversioni e del loro amore proibito.
Quando entrò in quella
casa, la prima volta, ad attenderla trovò un gran mazzo di
margherite bianche e un biglietto.
“Entra nella mia casa,
mi consegnerai la tua mente, mi donerai i tuoi pensieri , mi farai
partecipe dei tuoi desideri e delle tue fantasie perverse, io farò
altrettanto. Non ti chiederò nulla del passato, non parleremo del
futuro ma solo dell'oggi, della tua nudità davanti a me. Sai quello
che sogno: voglio che ti doni totalmente a me, incondizionatamente e
ogni mio volere per te è un ordine indiscutibile, è così che
varchi la mia soglia, è così che ti desidero, è così che sei per
me, è per questo che mi hai cercato ed è per questo che ora sei
qui.”
Stella era felice,
quell'uomo la faceva sentire importante.
Un sms la raggiunse:
“Arrivo tra poco, vai in camera, non indossare nulla e aspettami
li.”
Stella si spogliò e lo
attese, aggiunse solo qualcosa alla sua pelle, delle calze
velatissime e una giarrettiera.
Ogni click contribuiva ad
eccitarla, pensava a come sarebbe stata la prima volta nella loro
casa.
Si distese sul letto ad
attenderlo. Le mani sul corpo volavano, non riusciva a trattenere la
sua eccitazione.
La sua mente fantasticava
e la sua intimità pulsava senza controllo alcuno, quando lui entrò.
Si sedette nuda, sul bordo
del letto, di fronte a lui, che si era accomodato sul divano di
pelle.
La sua camicia era
stropicciata, alcuni bottoni slacciati, nella mano un bicchiere di
brandy, il suo preferito.
Quegli occhi di fuoco la
stavano guardano, non lasciavano il suo corpo nemmeno un istante.
Le mani di Stella
scivolarono dalle caviglie fino a tutta la lunghezza delle gambe,
diffondendo calore, arrivando fino all'interno delle cosce.
Scivolavano su e giù.
Sentiva pulsare la sua
vagina, la sentiva colare dal desidero di lui, il profumo era
inebriante.
Lui beveva con
disinvoltura, ma i suoi occhi continuavano a fissarla.
Era li seduto, sembrava
indifferente al suo mondo, ma gli occhi esprimevano tutt'altra cosa.
Le mani di Stella
continuarono a muoversi verso l' intimità , che stava mostrando a
lui senza pudore, sfacciata.
I caldi suoi petali
luccicavano, e il profumo era ancora più intenso e seducente.
Vide inasprire la sua
mascella, ed era soddisfatta di averlo scosso, almeno in parte, da
quell'apatia che lo bloccava. Accarezzava la sua intimità, gonfia e
palpitante al tatto.
Infilò un dito, poi un
altro, poi un altro ancora.
Scorrevano dentro e fuori,
sussurrando il suo nome, si stava perdendo nel piacere, si stava
anche compiacendo del fatto che lui fosse li a guardarla, solo loro
due.
Stella spostò la mano
libera sulla pancia, scivolando fino al seno, palpando e pizzicando
un capezzolo.
Le dita si muovevano più
velocemente, dentro e fuori.
Lo guardava, vedeva il
bagliore dei suoi occhi, la sua figura accattivante.
Sorrise sfilando le dita,
le portò alle labbra per gustare il suo sapore, mentre lui si alzo'
e ricopri' quel vuoto lasciato dalle dita con la sua lingua e la sua
bocca.
Fu una notte senza fine,
delicata e impetuosa assieme. Si addormentarono uno nelle braccia
dell'altra. Stella lo coccolava, lo accarezzava e teneva con se tutti
i momenti che le donava.
Un giorno le portò un
regalo, un collarino di cuoio nero, con un anello attacato..
“Voglio che lo indossi
ogni qual volta siamo insieme o mi aspetti che arrivo. Voglio giocare
con te, voglio legarti a me anche con una catena, oltre che con la
mente... E voglio che tu comprenda le mie voglie, senza che ti chieda
nulla.”
Diventò una facile
abitudine indossarlo nella loro casa. Lui arrivava e la prima cosa
che faceva, la baciava e le agganciava all'anello una specie di
guinzaglio, simile a quello che si usano per i cani quando si portano
a passeggiare.
Non servivano tante
parole quando arrivava, aspettava solo un suo cenno ed era pronta,
lo sguardo basso, non perché avesse paura, ma perché cosi' si
sentiva di fare, ed iniziava il gioco. Le prime volte non capiva fin
dove volesse arrivare, ma in seguito fu tutto naturale.
Indossava solo le
autoreggenti, o delle calze, a lui piacevano tanto, e il collare che
gli aveva donato.
Spesso andava a cena da
lei.
La agganciava al
guinzaglio, si avviava verso la cucina e lei lo seguiva carponi.
Andrea mangiava, beveva,
lei accovacciata ai suoi piedi attendeva i suoi comodi.
Si appoggiava a lui con la
testa, le piaceva sentire il calore del suo corpo, lo adorava...
adorava il suo profumo, il suo odore di maschio dominante.
Aggrappata ai suoi piedi
lo accarezzava e si strofinava. Lui la lasciava fare, sapeva che le
piaceva e anche Andrea non disdegnava essere coccolato.
Ogni tanto allungava una
mano a palpare il suo seno, a stuzzicare i capezzoli già tesi di
eccitazione per la sua vicinanza.
Fino al momento in cui si
alzava e si spogliava mostrandole la sua eccitazione, il tuo membro
eretto e fiero.
Le sue mani le
imprigionavano la testa , spingendolo direttamente in gola,
togliendole il respiro. Stella rischiava di soffocare, ma non si
ritraeva, non riusciva a trattenersi dal succhiarlo.
I movimenti di Andrea
impetuosi, la lingua di Stella li accompagnava, la sua bocca calda
lo accoglieva, viziosa... golosa.
Le lasciò la testa
permettendole di guidare la danza, la lingua imprimeva pennellate
decise, cercava di afferrarlo anche con le mani, ma la bloccò,
ordinandole di seguirlo in camera.
Stella aveva acceso le
candele, la stanza dai colori caldi aveva una strana magia con
quelle luci. Si sedette sulla poltrona guardandola e indicandole il
letto.
"Questa sera voglio
ammirarti mentre ti masturbi, voglio uno spettacolo che mi faccia
divertire, voglio vedere come sei puttana, voglio che mi mostri
quanto sei troia, uno spettacolo privato, tutto per me.”
Stella obbedì
distendendosi sul letto, allargò le gambe e gli mostro la sua
intimità senza pudore, sfacciatamente la mano scivolava sul ventre,
lo accarezzava con lentezza, le dita scorrevano nel suo interno già
umido e caldo.
Due dita penetrarono la
vagina, già grondante di umori da assaggiare... Stella assaporò le
sue dita, il suo gusto le piaceva, non poteva fare a meno di leccare
la dolce ambrosia.
La mano tornò alla sua
intimità , riprese con movimenti circolari sul clitoride, movimenti
frenetici accompagnarono la crescente eccitazione in cerca
dell'orgasmo, ma Andrea si alzò e la bloccò.
Aveva un frustino,in mano.
Una novità per Stella. Un lampo di paura nei suoi occhi lo fecero
parlare: “Sarò delicato, ti insegnerò come il dolore possa
diventare piacere. Lasciami fare, mi ringrazierai quando avrò
finito.”
Lo usò sulla sua
intimità. Stella sussultò al primo colpo, che non era violento, ma
le aveva provocato ugualmente dolore. Ma voleva provare di nuovo,
aperta a nuovi piaceri, fiduciosa di Andrea e delle sue attenzioni.
Stella sussurrò "ancora"
senza capacitarsi di quello che aveva appena pronunciato.
Andrea sferrò il secondo
colpo... e lei "ancora"...
Lui partì con il terzo...
"Ancora"...la
sua voce un grido...
Andrea si era fatto più
aggressivo e veloce. Stella si inarcò, il bacino spinto verso di
lui, a implorare nuovi colpi.
Le mani si aggrappavano
alle lenzuola, completamente esposta ai suoi occhi e al suo volere,
completamente disposta ad assecondarlo.
Le ordinò di alzarsi dal
letto, permettendolo di guardarlo negli occhi... il tuo sorriso
sprezzante e dolce insieme.
Andrea prese un paio di
candele in mano, le prime gocce risultarono eccitanti, ricamava il
suo corpo con la cera, ricoprendo i capezzoli di una colata calda...
di colpo la spinse sul letto. La colata della cera proseguì sulla
vagina, che aprì ed esplorò con le mani, fremiti la invasero.
Stella si inarcò ancora
verso di lui, le mani che cercavano il suo corpo senza trovarlo, le
aveva imprigionate in una fredda morsa metallica, manette spuntate
come per magia.
Le sue mani la
afferrarono, il suo sesso la penetrò, affondando nelle sue carni,
usandola come il suo giocattolo di piacere... l'orgasmo la scosse e
lui riversò il suo piacere a sua volta, dentro di lei.
Rimasero cosi, un attimo
che sembrò un'eternità, il suo respiro sulla sua pelle, le sue
dita sfiorarono i suoi occhi, scivolarono sulle labbra, un dito le
dischiuse.
Andrea le liberò le mani,
lasciandola scivolare via.. cosi, in modo del tutto naturale.
Vegliando il suo respiro, iniziò la loro notte.
Il mattino Stella, spesso,
si ritrovava sola in quel letto.
Andrea se ne andava, mente
lei ancora dormiva e tornava a raggiungere la sua famiglia, spesso
si chiedeva se sarebbe stato totalmente suo.
Confusa tornava alla sua
vita, la sua tesi era quasi pronta, presto avrebbe avuto in mano
l'ambito premio, di una vita fatta di stenti ma anche di grandi
soddisfazioni.
Nonostante tutto,
nonostante lui avesse una sua vita a cui non era permesso partecipare
completamente, Stella era sempre pronta ai voleri di Andrea.
Le loro cene, nei momenti
di libertà di Andrea erano divenute una lieta abitudine.
Sapeva che sarebbe
arrivato, ancora una volta eccitata pensò di compiacerlo, alla sua
maniera.
Preparò la cena, con cura
apparecchiò la tavola, come piaceva a lui.
Si preparò anche lei,
indossando le autoreggenti, infilando una paio di decolte nere con il
tacco, niente altro addosso, solo la sua pelle ed il suo collare,
tutto luccicante di strass.
Attendeva il suo rientro,
in quella maniera, riempiendo i suoi sensi di lui.
La porta di casa si aprì,
lo accolse, aiutandolo a sfilarsi il cappotto e gli comunicò che la
cena e' pronta.
Un lieve sorriso, le fece
capire la sua felicità, accomodandosi in attesa di essere servito.
Gli versò il vino e
mentre beveva portò dei vassoi in tavola.
Si servì da solo,
scegliendo quello che più lo stuzzicava, iniziando a mangiare.
Stella si fermò a
guardarlo in piedi dietro di lui, aspettando un suo cenno.
Sapeva cosa aspettarsi.
Dopo alcuni minuti, che lo
osservava, attenta ad ogni suo gesto, le chiese: “Hai fame?”
Con un cenno del capo,
senza parlare lo guardò annuendo, dando il via al momento del gioco.
Andrea le ordinò di
prendere una ciotola, Stella si allontanò e tornò carponi con la
ciotola in bocca.
Aspettò così, che le
mettesse alcuni avanzi.
Lui la guardava, la
osservava.
Godeva nel vederla cosi',
umiliata in attesa di un po di cibo.
Le accarezzò i capelli,
mettendole qualche pezzo di carne nella ciotola.
Stella infilata sotto il
tavolo, vicino ai suoi piedi, mangiò quello che riuscì ad
afferrare con la bocca, senza usare le mani.
Con le scarpe ogni tanto
lui le strofinava il corpo, continuando a mangiare.
Stella aveva già finito,
ben poca cosa il cibo che le aveva offerto e aspettò che anche lui
finisse.
Andrea si alzò da tavola,
prendendo il giornale e si accomodò sul divano.
Lei non si mosse, rimase
sotto il tavolo.
Lo vedeva, ogni tanto
alzava gli occhi dal giornale per studiare le sue mosse, ma non
parlava.
I minuti passavano, le
ginocchia e le braccia iniziavano ad addormentarsi, ma rimase
immobile, sapeva che non doveva muoversi, sapeva che gli piaceva
vederla cosi.
"Stella! Avvicinati"
....
"Si padrone."...
voleva che lo chiamasse in quel modo nei momenti di gioco.
Lo raggiunse carponi,
abbassò la testa e le spalle fino a terra, vicino ai suoi piedi e
attese le sue parole.
Lui inaspettatamente si
alzò, allora anche lei alzò le spalle e il capo, per vedere cosa
avesse in mente di fare.
Prese il guinzaglio, lo
mostrò a Stella.
"Coraggio Stella, si
va a spasso....".
Tornò vicino a lei,
agganciò il guinzaglio al collare e le disse di alzarsi.
Un momento di paura. Cosa
ha in mente di fare? pensò, ma non lo lasciò trapelare.
La tirò per il guinzaglio
verso l'uscita di casa, ma prima di aprire la porta prese il suo
cappotto e lo appoggiò sulle spalle si Stella
Lei lo infilò e lo
abbottonò, faceva freddo fuori.
Un taxi li stava
aspettando all'uscita del vialetto, la fece salire, poi salì anche
lui.
Il tassista li guardava,
vedeva qualcosa di strano, probabilmente non aveva mai visto una
donna al guinzaglio.
Gli occhi di Stella e
quelli del tassista si incrociarono nel suo specchietto retrovisore,
Stella non abbassò lo sguardo, anzi lo osservò ancora più
attentamente e in segno di sfida infilò un dito in bocca e iniziò a
succhiarlo.
Andrea la guardava, poi
guardava anche il tassista, un lieve movimento della bocca, quasi un
sogghigno quando tornò ai suoi occhi.
Le infilò una mano tra le
cosce, le aprì con forza, infilò due dita nella sua vagina, poi le
portò alla bocca di Stella, togliendo le sue.
Con due delle sue dita in
bocca, e l'altra mano che le sbottonava il cappotto rimase a guardare
il tassista nello specchietto.
Andrea disse al tassista
di muoversi, gli diede un indirizzo che non capì bene, ma non le
interessava.
Sfilò le dita dalla sua
bocca, e Stella iniziò a leccarlo, prima le mani, poi il collo e il
viso, le piaceva leccarlo, il suo sapore di uomo la inebriava, e
sapeva che il tassista li stava guardando.
Immaginò anche anche che
ad Andrea piacesse che qualcuno guardasse quanto fosse affettuosa e
servile la sua donna.
Dopo alcuni minuti Andrea
si aprì la patta dei pantaloni, facendo scivolare fuori il suo
membro, già rigido di eccitazione.
Sentiva il suo profumo,
non seppe resistere, si abbassò e iniziò a leccarlo.
Non riusciva a vedere, era
buio, ma sapeva che Andrea osservava dallo specchietto le reazioni
del tassista.
Lui le sfilò il cappotto
e con una mano le alzò il culo in modo da mostrarlo.
C'era traffico in città,
una città rallentata dalla neve e dal ghiaccio. Il taxi passava
vicino ai marciapiedi e Stella pensava che alcuni passanti si
fossero accorti del suo culo all'aria.
Non si preoccupò più di
tanto, era impegnata a leccare Andrea.
A un certo punto sentì la
sua voce, diceva al tassista di fermarsi.
Allontanò il suo viso dal
suo sesso, scese dal taxi e ordinò anche a lei di scendere.
Faceva freddo, con le
gambe traballanti sulla neve, maldestra raggiunse Andrea, che la
afferrò e la sbatté contro un muro.
Prese il suo frustino, che
Stella ancora non aveva visto, lo strusciò all'interno delle cosce,
e le ordinò di allargarle.
Cosa avesse in mente non
lo sapeva ancora, ma una domanda le passò per la mente: perché il
taxi non se ne va???
Le fece alzare le braccia
e la lasciò cosi' per alcuni minuti, poi lo sentì allontanare, lo
sentì parlare con il tassista, sentì i loro passi sulla neve.
Improvvisamente le
arrivarono alcune staffilate sul culo, facevano male, lasciavano
segni, ma l'eccitazione aumentava.
Sentiva la vagina che
iniziava a colare, i seni rigidi anche per il freddo pungente.
Andrea le ordinò di
girarsi e Stella vide il tassista con il membro in mano che si
masturbava....
Lo guardò impaurita, ma
sempre più eccitata.
Guardò anche Andrea,
cercando di capire cosa intendesse fare.
Si domandò anche se
l'avrebbe fatta scopare dal tassista, mentre lui guardava... le
sembrava impossibile, era incredula, impaurita.
Andrea si avvicinò e la
fece piegare, mostrando il suo culo al tassista, che continuava a
masturbarsi.
Lo fece avvicinare, ed era
così vicino al suo culo con il suo sesso, tanto da sentire il suo
calore.
Andrea le girò intorno,
si abbassò e la guardò, voleva leggere l'eccitazione sul suo
viso...
"Vorresti che quello
ti scopasse vero? Troia!!!" …
Lei non proferì parola,
lo guardò sfidandolo....
Si allontanò la osservò
ancora un po', poi scomparve dalla sua vista.
Tremò dal freddo,
immobile attese che succedesse qualcosa... minuti interminabili,
quando sentì due mani che le afferrarono il culo, cercò di ritrarsi
ma non ci riuscì.
Una delle mani lasciò il
suo culo per infilarsi tra le sue cosce.. La mano esplorava per
accertarsi quanto potesse essere in calore.
I suoi umori colavano
lungo le gambe allargate... improvvisamente un membro le entrò nel
culo, con violenza, con impeto. Stella inarcò la schiena e alzò la
testa, di fronte a lei, vicinissimo, il tassista che si stava ancora
masturbando.
In quel momento capì che
chi la stava possedendo era Andrea, si eccitò ancora di più e
iniziò a muoversi per assecondarlo.
Stella era felice che a
possederla non fosse uno sconosciuto.
Andrea sfilò il membro
dal culo, le arrivò di fronte spostando malamente il tassista, che
continuò a guardare incredulo. Mostrò la sua eccitazione... Stella
sapeva quello che doveva fare, senza che lui lo chiedesse.
Leccò, pulì, morse il
suo membro, Lui in cambio le donò il suo orgasmo, inondandole la
bocca...
Ordinò al tassista di
risalire, lasciandole qualche momento per ricomporsi e sistemarsi.
Prese il cappotto dal
taxi, l'aiutò ad infilarlo e tirandola per il guinzaglio, la fece
salire...
"Torniamo a casa
Stella, sei stata brava".
“Professore, ti amo...”
rispose lei...
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