sabato 29 settembre 2012

Stella

“Quando ho preso carta e penna le parole sembravano fluire. Parole senza capo ne coda, una semplice espressione del mio cuore che batte e della mia anima. Ho preso carta e penna per te, per vederti, per sentirti, per la nostra passione...per i nostri desideri.”

Stella lo aveva incontrato nel bar dove lavorava per pagarsi gli studi.
Non aveva nessuno a sostenerla, orfana e cresciuta in un convento di suore carmelitane, all'età di 18 anni ne era uscita e aveva deciso che la sua vita non sarebbe stata piatta. Voleva tutto... Voleva studiare per prima cosa, ne aveva le possibilità, era una ragazza intelligente. Voleva crearsi un lavoro, i suoi disegni erano già stati apprezzati da molti stilisti della zona. Si iscrisse alla facoltà di belle arti, non disdegnando di continuare a disegnare per alcune firme ben note nel mondo della moda. Poteva guadagnare qualche soldino, ma non bastavano, la vita chiedeva sempre più sacrifici, per cui accettò un lavoro anche in quel bar.
Lui veniva tutte le mattine a farsi la sua dose di caffeina.
A giudicare dal suo aspetto, doveva avere una ventina di anni di più di lei.


Era bello, affascinante con quei filamenti di grigio tra i capelli, una bellezza non convenzionale.
Era sicuro di se, un po presuntuoso e, dall'anello che portava sulla mano sinistra, sposato.
Ma questo non le impediva di desideralo.
Qualche settimana dopo, le porse un biglietto da visita, “Prof. Andrea De Santis” l'indirizzo evidenziato da un cerchio e sul retro "Domani, ore 24,00".
Lui non chiese se fosse libera o se dovesse lavorare, sapeva che sarebbe stata presente a quella specie di appuntamento, non gli era nemmeno passato per l'anticamera del cervello che lei potesse rifiutare.
Stella passo' la giornata a pensare a quell'incontro, fissando quel biglietto, pensando a come presentarsi a lui, a cosa indossare... voleva correre il rischio di conoscerlo, anche se già immaginava che lui volesse del sesso.
E che sesso sia, pensò. Oltre ad essere una gran bella ragazza era anche di idee libertine, non disdegnava il piacere e amava il rischio.
Quella notte arrivo' all'indirizzo indicato, eccitata e timorosa.
Lui era li ad attenderla, indossava un abito nero, la cravatta blu cielo accentuava la luce maliziosa dei suoi occhi.
La fermo' sulla porta con un bacio leggero, ma con una mano le stava già sbottonando la camicetta, scoprendo i seni, palpandoli con vigore.
La guido' all'interno dell'appartamento...
"Hai un bel seno....posso assaggiare?”
La sua voce paralizzata, non riusciva a proferire parola, fece solo un cenno di assenso.
Lui prese a succhiare un capezzolo, la lingua umida disegnava quel cerchio, sentiva il suo seno gonfiarsi e pulsare.
Si lasciò sfuggire un lamento e lui subito si fermo'...
"Spogliati per me, fammi vedere le tue forme"....
Lei sfilo' il vestito, mostrando la lingerie scelta con attenzione.
"Lascia solo le calze e le scarpe"...
Ascoltandolo sfilo' slip e reggiseno.
"Prendi la mia giacca e avvolgila attorno alle spalle, non fa molto caldo qui, e voglio che il mio profumo ti avvolga. poi siediti su quel tavolino con le gambe aperte, voglio vederti ben esposta"...
Le sue parole la accesero di eccitazione.
Mentre si sedeva obbedendo, lui le venne vicino, il suo inguine gonfio a pochi centimetri dal viso.
"Toccalo, piccola, senti com'è eccitato per te"...
Lei porto la mano alla sua patta, la sua virilità si mosse sotto quel tocco, e lei sorrise della reazione.
"Bene, puoi tirare giù la cerniera"....
Non si lascio' pregare oltre, voleva sentire il suo gusto.
Lui le ordino' di aprire la bocca e le fece scivolare il suo membro tra le labbra, muovendo il bacino.
"Lecca, piccola"...
Stella lasciò scivolare la lingua lungo l'asta, poi con uno strattone lui la infilo' di nuovo, le scopava la bocca velocemente, in profondità, togliendole il fiato.
Sentì la sua vagina bagnarsi e pulsare, mentre lui raggiunse l'orgasmo, inondandole la bocca, percependo ogni contrazione...bevve avidamente il suo succo caldo, orgogliosa di averlo soddisfatto.
Andrea lascio' la sua bocca ed inizio' ad esplorale la vagina.
Era cosi' eccitata, che avrebbe goduto sotto quelle dita......
"Per favore" ....supplico' con un sussurro.
In tutta risposta lui si inginocchio', appoggio' la bocca sulla sua intimità.
La sua lingua affondo' tra labbra gonfie di eccitazione, le torturava il clitoride, mentre le infilava due dita nella vagina e un dito nel culo.
Le dita si muovevano rapidamente, mentre la lingua sembrava andare a rallentatore.
Si aggrappo' ai lati del tavolino, scossa da spasmi.
Raggiunse anche lei il suo orgasmo, che la lascio' esausta.
Apri' gli occhi ed incontro' il suo sguardo, coperto ancora di lussuria.
"Voglio che tu sia cosi' per me, la mia piccola dolce donna".
“Vorresti incontrarmi di nuovo?” chiese timorosa.
“Incontrarti non e' la parola giusta, voglio la tua resa completa, voglio fare di te la mia piccola donna. Sei un sogno di donna. Lasciami entrare nella tua vita.”
Stella rimase di nuovo senza fiato, affascinata e orgogliosa delle sue parole.
Iniziò cosi la loro storia. Andrea, professore e uomo insoddisfatto della vita coniugale e Stella, piccola donna sognatrice e libertina.
Si incontravano ogni qual volta lui era libero di poterlo fare. Le stanze di alcuni hotel accoglievano la loro passione, ignare di quanto potessero essere coinvolti.
Andrea era impegnato dal suo lavoro su tutti i fronti. A lui spettavano alcuni compiti importanti della vita universitaria.
Organizzava anche eventi letterari e le comunicò che di li a breve ci sarebbe stato un evento importante, la presentazione di un libro di un suo amico giornalista.
Andrea mandò gli inviti della presentazione a molte personalità della città, a tutti i professori e ad alcuni studenti meritevoli. Nella lista degli invitati compariva anche lei, Stella, studentessa dell'ultimo anno in procinto di laurearsi.
La stanza era affollata di gente, la presentazione durò un paio di ore, ad attenderli un buffet ricco di leccornie dolci e salate, tavole imbandite di effetti ottici, che solleticavano il palato solo a guardarle.
Lo vide dall'altra parte della stanza, distingueva la sua figura ben nota....c'era gente intorno, la solita confusione di una festa. Anche lui la guardava, si sentiva nuda e violata da quello sguardo. Barcollando sotto la promessa di quegli occhi, esterrefatta, la stava scopando con i suoi pensieri cosi' profondamente, tanto da sentirsi già bagnata.
Andrea attraversò la stanza, senza spostare il suo sguardo dagli occhi di Stella. La prese per un braccio e la portò lontano dagli altri, che semplicemente guardavano, intenti a chiacchierare e a stuzzicare dal buffet.
La portò via da loro, dove poteva essere solo sua, il suo ufficio in ateneo.
Chiuse la porta e senza parlare, con fermezza, la accompagnò alla sua scrivania. La aiutò a sedersi, alzandole l'abito che indossava, scoprendo le sue cosce tornite e calde. Andrea infilò una mano sotto lo slip e saggiò l'eccitazione di Stella infilando le dita nella vagina.
“Sei così pronta per me.” portò le dita alla bocca e le assaporò.
“Sai di buono, i tuoi succhi sono come il miele, dolci e godibili.” la sua voce era arrochita dall'eccitazione e presto le mostrò il potere che aveva su di lui. Si slacciò la cinta ed abbassò la cerniera dei pantaloni.
Il suo membro turgido ed eccitato mostrò la sua fierezza, scintillante di emozioni appena contenute.
La scopò sulla scrivania, mugulando e grugnendo, disinteressato di quello che accadeva nelle stanze accanto, piene persone, ignare di quello che il professore si stava godendo.
L'amplesso fu travolgente, come sempre. Ogni volta la lasciava sfinita, ogni volta si meravigliava della sua forza, della sua passione, del suo carisma.
Un bacio invadente e pieno di possesso, concluse il momento.
Un sorriso di lui e Stella  era come sempre sopraffatta. Si ricomposero e tornarono al buffet, lei da una parte e lui da un''altra. Rimase ancora un po', chiacchierando anche con alcuni sconosciuti. Di soppiatto scrutava Andrea, mentre si occupava degli invitati, in compagnia di una donna, che poco dopo scoprì fosse sua moglie. Si rattristò, quando lo venne a sapere, ma rimase a guardarli, di nascosto. Un sentimento che ancora non aveva mai conosciuto nella sua breve vita la avvolse, era gelosa. Desiderava essere al suo posto, accanto a lui. Ma non c'era altra svolta nella loro storia, lo sapeva, più volte Andrea aveva affrontato il discorso, ribadendo che non avrebbe mai lasciato la sua famiglia e Stella si accontentava di quello che poteva prendere ogni qual volta era con lei.
Andrea riempiva la sua giornata, anche quando non c'era.
La copriva di attenzioni che non aveva mai ricevuto fino ad allora.
Decise anche che il suo alloggio, condiviso con alcune sue amiche, non era più idoneo per Stella.
Volava che fosse solo per lui, in ogni momento, ogni qual volta ne avrebbe avuto bisogno.
Le trovò un appartamento in città, vicino alla sua università.
Stella accettò la proposta solo perché era stanca di anonime stanze di hotel e di momenti rubati alla sua famiglia. Forse in quella maniera poteva sentirlo ancora più suo, avrebbe fatto di quella casa il nido delle loro perversioni e del loro amore proibito.
Quando entrò in quella casa, la prima volta, ad attenderla trovò un gran mazzo di margherite bianche e un biglietto.
“Entra nella mia casa, mi consegnerai la tua mente, mi donerai i tuoi pensieri , mi farai partecipe dei tuoi desideri e delle tue fantasie perverse, io farò altrettanto. Non ti chiederò nulla del passato, non parleremo del futuro ma solo dell'oggi, della tua nudità davanti a me. Sai quello che sogno: voglio che ti doni totalmente a me, incondizionatamente e ogni mio volere per te è un ordine indiscutibile, è così che varchi la mia soglia, è così che ti desidero, è così che sei per me, è per questo che mi hai cercato ed è per questo che ora sei qui.”
Stella era felice, quell'uomo la faceva sentire importante.
Un sms la raggiunse: “Arrivo tra poco, vai in camera, non indossare nulla e aspettami li.”
Stella si spogliò e lo attese, aggiunse solo qualcosa alla sua pelle, delle calze velatissime e una giarrettiera.
Ogni click contribuiva ad eccitarla, pensava a come sarebbe stata la prima volta nella loro casa.
Si distese sul letto ad attenderlo. Le mani sul corpo volavano, non riusciva a trattenere la sua eccitazione.
La sua mente fantasticava e la sua intimità pulsava senza controllo alcuno, quando lui entrò.
Si sedette nuda, sul bordo del letto, di fronte a lui, che si era accomodato sul divano di pelle.
La sua camicia era stropicciata, alcuni bottoni slacciati, nella mano un bicchiere di brandy, il suo preferito.
Quegli occhi di fuoco la stavano guardano, non lasciavano il suo corpo nemmeno un istante.
Le mani di Stella scivolarono dalle caviglie fino a tutta la lunghezza delle gambe, diffondendo calore, arrivando fino all'interno delle cosce.
Scivolavano su e giù.
Sentiva pulsare la sua vagina, la sentiva colare dal desidero di lui, il profumo era inebriante.
Lui beveva con disinvoltura, ma i suoi occhi continuavano a fissarla.
Era li seduto, sembrava indifferente al suo mondo, ma gli occhi esprimevano tutt'altra cosa.
Le mani di Stella continuarono a muoversi verso l' intimità , che stava mostrando a lui senza pudore, sfacciata.
I caldi suoi petali luccicavano, e il profumo era ancora più intenso e seducente.
Vide inasprire la sua mascella, ed era soddisfatta di averlo scosso, almeno in parte, da quell'apatia che lo bloccava. Accarezzava la sua intimità, gonfia e palpitante al tatto.
Infilò un dito, poi un altro, poi un altro ancora.
Scorrevano dentro e fuori, sussurrando il suo nome, si stava perdendo nel piacere, si stava anche compiacendo del fatto che lui fosse li a guardarla, solo loro due.
Stella spostò la mano libera sulla pancia, scivolando fino al seno, palpando e pizzicando un capezzolo.
Le dita si muovevano più velocemente, dentro e fuori.
Lo guardava, vedeva il bagliore dei suoi occhi, la sua figura accattivante.
Sorrise sfilando le dita, le portò alle labbra per gustare il suo sapore, mentre lui si alzo' e ricopri' quel vuoto lasciato dalle dita con la sua lingua e la sua bocca.
Fu una notte senza fine, delicata e impetuosa assieme. Si addormentarono uno nelle braccia dell'altra. Stella lo coccolava, lo accarezzava e teneva con se tutti i momenti che le donava.
Un giorno le portò un regalo, un collarino di cuoio nero, con un anello attacato..
“Voglio che lo indossi ogni qual volta siamo insieme o mi aspetti che arrivo. Voglio giocare con te, voglio legarti a me anche con una catena, oltre che con la mente... E voglio che tu comprenda le mie voglie, senza che ti chieda nulla.”
Diventò una facile abitudine indossarlo nella loro casa. Lui arrivava e la prima cosa che faceva, la baciava e le agganciava all'anello una specie di guinzaglio, simile a quello che si usano per i cani quando si portano a passeggiare.
Non servivano tante parole quando arrivava, aspettava solo un suo cenno ed era pronta, lo sguardo basso, non perché avesse paura, ma perché cosi' si sentiva di fare, ed iniziava il gioco. Le prime volte non capiva fin dove volesse arrivare, ma in seguito fu tutto naturale.
Indossava solo le autoreggenti, o delle calze, a lui piacevano tanto, e il collare che gli aveva donato.
Spesso andava a cena da lei.
La agganciava al guinzaglio, si avviava verso la cucina e lei lo seguiva carponi.
Andrea mangiava, beveva, lei accovacciata ai suoi piedi attendeva i suoi comodi.
Si appoggiava a lui con la testa, le piaceva sentire il calore del suo corpo, lo adorava... adorava il suo profumo, il suo odore di maschio dominante.
Aggrappata ai suoi piedi lo accarezzava e si strofinava. Lui la lasciava fare, sapeva che le piaceva e anche Andrea non disdegnava essere coccolato.
Ogni tanto allungava una mano a palpare il suo seno, a stuzzicare i capezzoli già tesi di eccitazione per la sua vicinanza.
Fino al momento in cui si alzava e si spogliava mostrandole la sua eccitazione, il tuo membro eretto e fiero.
Le sue mani le imprigionavano la testa , spingendolo direttamente in gola, togliendole il respiro. Stella rischiava di soffocare, ma non si ritraeva, non riusciva a trattenersi dal succhiarlo.
I movimenti di Andrea impetuosi, la lingua di Stella li accompagnava, la sua bocca calda lo accoglieva, viziosa... golosa.
Le lasciò la testa permettendole di guidare la danza, la lingua imprimeva pennellate decise, cercava di afferrarlo anche con le mani, ma la bloccò, ordinandole di seguirlo in camera.
Stella aveva acceso le candele, la stanza dai colori caldi aveva una strana magia con quelle luci. Si sedette sulla poltrona guardandola e indicandole il letto.
"Questa sera voglio ammirarti mentre ti masturbi, voglio uno spettacolo che mi faccia divertire, voglio vedere come sei puttana, voglio che mi mostri quanto sei troia, uno spettacolo privato, tutto per me.”
Stella obbedì distendendosi sul letto, allargò le gambe e gli mostro la sua intimità senza pudore, sfacciatamente la mano scivolava sul ventre, lo accarezzava con lentezza, le dita scorrevano nel suo interno già umido e caldo.
Due dita penetrarono la vagina, già grondante di umori da assaggiare... Stella assaporò le sue dita, il suo gusto le piaceva, non poteva fare a meno di leccare la dolce ambrosia.
La mano tornò alla sua intimità , riprese con movimenti circolari sul clitoride, movimenti frenetici accompagnarono la crescente eccitazione in cerca dell'orgasmo, ma Andrea si alzò e la bloccò.
Aveva un frustino,in mano. Una novità per Stella. Un lampo di paura nei suoi occhi lo fecero parlare: “Sarò delicato, ti insegnerò come il dolore possa diventare piacere. Lasciami fare, mi ringrazierai quando avrò finito.”
Lo usò sulla sua intimità. Stella sussultò al primo colpo, che non era violento, ma le aveva provocato ugualmente dolore. Ma voleva provare di nuovo, aperta a nuovi piaceri, fiduciosa di Andrea e delle sue attenzioni.
Stella sussurrò "ancora" senza capacitarsi di quello che aveva appena pronunciato.
Andrea sferrò il secondo colpo... e lei "ancora"...
Lui partì con il terzo...
"Ancora"...la sua voce un grido...
Andrea si era fatto più aggressivo e veloce. Stella si inarcò, il bacino spinto verso di lui, a implorare nuovi colpi.
Le mani si aggrappavano alle lenzuola, completamente esposta ai suoi occhi e al suo volere, completamente disposta ad assecondarlo.
Le ordinò di alzarsi dal letto, permettendolo di guardarlo negli occhi... il tuo sorriso sprezzante e dolce insieme.
Andrea prese un paio di candele in mano, le prime gocce risultarono eccitanti, ricamava il suo corpo con la cera, ricoprendo i capezzoli di una colata calda... di colpo la spinse sul letto. La colata della cera proseguì sulla vagina, che aprì ed esplorò con le mani, fremiti la invasero.
Stella si inarcò ancora verso di lui, le mani che cercavano il suo corpo senza trovarlo, le aveva imprigionate in una fredda morsa metallica, manette spuntate come per magia.
Le sue mani la afferrarono, il suo sesso la penetrò, affondando nelle sue carni, usandola come il suo giocattolo di piacere... l'orgasmo la scosse e lui riversò il suo piacere a sua volta, dentro di lei.
Rimasero cosi, un attimo che sembrò un'eternità, il suo respiro sulla sua pelle, le sue dita sfiorarono i suoi occhi, scivolarono sulle labbra, un dito le dischiuse.
Andrea le liberò le mani, lasciandola scivolare via.. cosi, in modo del tutto naturale. Vegliando il suo respiro, iniziò la loro notte.
Il mattino Stella, spesso, si ritrovava sola in quel letto.
Andrea se ne andava, mente lei ancora dormiva e tornava a raggiungere la sua famiglia, spesso si chiedeva se sarebbe stato totalmente suo.
Confusa tornava alla sua vita, la sua tesi era quasi pronta, presto avrebbe avuto in mano l'ambito premio, di una vita fatta di stenti ma anche di grandi soddisfazioni.
Nonostante tutto, nonostante lui avesse una sua vita a cui non era permesso partecipare completamente, Stella era sempre pronta ai voleri di Andrea.
Le loro cene, nei momenti di libertà di Andrea erano divenute una lieta abitudine.
Sapeva che sarebbe arrivato, ancora una volta eccitata pensò di compiacerlo, alla sua maniera.
Preparò la cena, con cura apparecchiò la tavola, come piaceva a lui.
Si preparò anche lei, indossando le autoreggenti, infilando una paio di decolte nere con il tacco, niente altro addosso, solo la sua pelle ed il suo collare, tutto luccicante di strass.
Attendeva il suo rientro, in quella maniera, riempiendo i suoi sensi di lui.
La porta di casa si aprì, lo accolse, aiutandolo a sfilarsi il cappotto e gli comunicò che la cena e' pronta.
Un lieve sorriso, le fece capire la sua felicità, accomodandosi in attesa di essere servito.
Gli versò il vino e mentre beveva portò dei vassoi in tavola.
Si servì da solo, scegliendo quello che più lo stuzzicava, iniziando a mangiare.
Stella si fermò a guardarlo in piedi dietro di lui, aspettando un suo cenno.
Sapeva cosa aspettarsi.
Dopo alcuni minuti, che lo osservava, attenta ad ogni suo gesto, le chiese: “Hai fame?”
Con un cenno del capo, senza parlare lo guardò annuendo, dando il via al momento del gioco.
Andrea le ordinò di prendere una ciotola, Stella si allontanò e tornò carponi con la ciotola in bocca.
Aspettò così, che le mettesse alcuni avanzi.
Lui la guardava, la osservava.
Godeva nel vederla cosi', umiliata in attesa di un po di cibo.
Le accarezzò i capelli, mettendole qualche pezzo di carne nella ciotola.
Stella infilata sotto il tavolo, vicino ai suoi piedi, mangiò quello che riuscì ad afferrare con la bocca, senza usare le mani.
Con le scarpe ogni tanto lui le strofinava il corpo, continuando a mangiare.
Stella aveva già finito, ben poca cosa il cibo che le aveva offerto e aspettò che anche lui finisse.
Andrea si alzò da tavola, prendendo il giornale e si accomodò sul divano.
Lei non si mosse, rimase sotto il tavolo.
Lo vedeva, ogni tanto alzava gli occhi dal giornale per studiare le sue mosse, ma non parlava.
I minuti passavano, le ginocchia e le braccia iniziavano ad addormentarsi, ma rimase immobile, sapeva che non doveva muoversi, sapeva che gli piaceva vederla cosi.
"Stella! Avvicinati" ....
"Si padrone."... voleva che lo chiamasse in quel modo nei momenti di gioco.
Lo raggiunse carponi, abbassò la testa e le spalle fino a terra, vicino ai suoi piedi e attese le sue parole.
Lui inaspettatamente si alzò, allora anche lei alzò le spalle e il capo, per vedere cosa avesse in mente di fare.
Prese il guinzaglio, lo mostrò a Stella.
"Coraggio Stella, si va a spasso....".
Tornò vicino a lei, agganciò il guinzaglio al collare e le disse di alzarsi.
Un momento di paura. Cosa ha in mente di fare? pensò, ma non lo lasciò trapelare.
La tirò per il guinzaglio verso l'uscita di casa, ma prima di aprire la porta prese il suo cappotto e lo appoggiò sulle spalle si Stella
Lei lo infilò e lo abbottonò, faceva freddo fuori.
Un taxi li stava aspettando all'uscita del vialetto, la fece salire, poi salì anche lui.
Il tassista li guardava, vedeva qualcosa di strano, probabilmente non aveva mai visto una donna al guinzaglio.
Gli occhi di Stella e quelli del tassista si incrociarono nel suo specchietto retrovisore, Stella non abbassò lo sguardo, anzi lo osservò ancora più attentamente e in segno di sfida infilò un dito in bocca e iniziò a succhiarlo.
Andrea la guardava, poi guardava anche il tassista, un lieve movimento della bocca, quasi un sogghigno quando tornò ai suoi occhi.
Le infilò una mano tra le cosce, le aprì con forza, infilò due dita nella sua vagina, poi le portò alla bocca di Stella, togliendo le sue.
Con due delle sue dita in bocca, e l'altra mano che le sbottonava il cappotto rimase a guardare il tassista nello specchietto.
Andrea disse al tassista di muoversi, gli diede un indirizzo che non capì bene, ma non le interessava.
Sfilò le dita dalla sua bocca, e Stella iniziò a leccarlo, prima le mani, poi il collo e il viso, le piaceva leccarlo, il suo sapore di uomo la inebriava, e sapeva che il tassista li stava guardando.
Immaginò anche anche che ad Andrea piacesse che qualcuno guardasse quanto fosse affettuosa e servile la sua donna.
Dopo alcuni minuti Andrea si aprì la patta dei pantaloni, facendo scivolare fuori il suo membro, già rigido di eccitazione.
Sentiva il suo profumo, non seppe resistere, si abbassò e iniziò a leccarlo.
Non riusciva a vedere, era buio, ma sapeva che Andrea osservava dallo specchietto le reazioni del tassista.
Lui le sfilò il cappotto e con una mano le alzò il culo in modo da mostrarlo.
C'era traffico in città, una città rallentata dalla neve e dal ghiaccio. Il taxi passava vicino ai marciapiedi e Stella pensava che alcuni passanti si fossero accorti del suo culo all'aria.
Non si preoccupò più di tanto, era impegnata a leccare Andrea.
A un certo punto sentì la sua voce, diceva al tassista di fermarsi.
Allontanò il suo viso dal suo sesso, scese dal taxi e ordinò anche a lei di scendere.
Faceva freddo, con le gambe traballanti sulla neve, maldestra raggiunse Andrea, che la afferrò e la sbatté contro un muro.
Prese il suo frustino, che Stella ancora non aveva visto, lo strusciò all'interno delle cosce, e le ordinò di allargarle.
Cosa avesse in mente non lo sapeva ancora, ma una domanda le passò per la mente: perché il taxi non se ne va???
Le fece alzare le braccia e la lasciò cosi' per alcuni minuti, poi lo sentì allontanare, lo sentì parlare con il tassista, sentì i loro passi sulla neve.
Improvvisamente le arrivarono alcune staffilate sul culo, facevano male, lasciavano segni, ma l'eccitazione aumentava.
Sentiva la vagina che iniziava a colare, i seni rigidi anche per il freddo pungente.
Andrea le ordinò di girarsi e Stella vide il tassista con il membro in mano che si masturbava....
Lo guardò impaurita, ma sempre più eccitata.
Guardò anche Andrea, cercando di capire cosa intendesse fare.
Si domandò anche se l'avrebbe fatta scopare dal tassista, mentre lui guardava... le sembrava impossibile, era incredula, impaurita.
Andrea si avvicinò e la fece piegare, mostrando il suo culo al tassista, che continuava a masturbarsi.
Lo fece avvicinare, ed era così vicino al suo culo con il suo sesso, tanto da sentire il suo calore.
Andrea le girò intorno, si abbassò e la guardò, voleva leggere l'eccitazione sul suo viso...
"Vorresti che quello ti scopasse vero? Troia!!!" …
Lei non proferì parola, lo guardò sfidandolo....
Si allontanò la osservò ancora un po', poi scomparve dalla sua vista.
Tremò dal freddo, immobile attese che succedesse qualcosa... minuti interminabili, quando sentì due mani che le afferrarono il culo, cercò di ritrarsi ma non ci riuscì.
Una delle mani lasciò il suo culo per infilarsi tra le sue cosce.. La mano esplorava per accertarsi quanto potesse essere in calore.
I suoi umori colavano lungo le gambe allargate... improvvisamente un membro le entrò nel culo, con violenza, con impeto. Stella inarcò la schiena e alzò la testa, di fronte a lei, vicinissimo, il tassista che si stava ancora masturbando.
In quel momento capì che chi la stava possedendo era Andrea, si eccitò ancora di più e iniziò a muoversi per assecondarlo.
Stella era felice che a possederla non fosse uno sconosciuto.
Andrea sfilò il membro dal culo, le arrivò di fronte spostando malamente il tassista, che continuò a guardare incredulo. Mostrò la sua eccitazione... Stella sapeva quello che doveva fare, senza che lui lo chiedesse.
Leccò, pulì, morse il suo membro, Lui in cambio le donò il suo orgasmo, inondandole la bocca...
Ordinò al tassista di risalire, lasciandole qualche momento per ricomporsi e sistemarsi.
Prese il cappotto dal taxi, l'aiutò ad infilarlo e tirandola per il guinzaglio, la fece salire...
"Torniamo a casa Stella, sei stata brava".
“Professore, ti amo...” rispose lei...

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