venerdì 28 settembre 2012

Claudia

Claudia

“E' luogo comune dire che ogni persona ha il proprio percorso di vita. Lungo questa strada si incontrano salite e discese, curve e rettilinei, non sempre è facile come vorremmo e spesso ci nascondiamo dalla cruda realtà. Tanto va avanti, questa vita, ed e' difficile capire se vedremo mai il vero volto di chiunque.”

La cosa più difficile per un essere sottomesso e' imparare che nella vita non sempre si trova la corrispondenza con ciò che si da.
Sin dalla più tenera età, Claudia aveva compreso che la sua anima era diversa, sanguinava onestà anche quando non lo voleva, donava senza pensare,amava senza limiti, indossava il suo cuore e le sue passioni, in modo crudo e reale ...
Aveva sempre creduto che il mondo non ne riconoscesse il valore e,quando gli uomini iniziavano a comprenderlo, ne erano spaventati...non sapevano come accettare o restituire l'intensità.



Dal momento che spesso erano possesso di qualche elemento di intelligenza e creatività, la natura del problema diventava ancora più acuto ... Essere se stessi diventava così la cosa più spaventosa che potessero immaginare, avevano paura di essere feriti ... e se è così allora meglio nascondersi ... alzavano le loro pareti e tenevano il cuore lontano dal pericolo dell'amore ...
La lotta per la forza di vivere autenticamente non finiva mai, ma sapeva quello che cercava, la cosa più bella che si possa immaginare ...Amore.
Non vi erano ulteriori dubbi, era senza paura ... in un luogo dove tutti possono vivere e respirare normalmente, Claudia realizzava e comprendeva la sua vera natura.
Qualcuno avrebbe potuto pensare a lei, sottomessa, come una donna debole ...ma lei aveva in'idea completamente diversa..
Nel mondo degli uomini il maschio il dominante, il maschio alfa, e' stato sempre il più potente e travolgente, il più intimidatorio ... l'uomo che irradiava sicurezza come l'aria che respiriamo...
Una donna sottomessa, come Claudia, non solo aveva il coraggio di avvicinarsi a un uomo, ma aveva anche la forza di abbassare la guardia, completamente, sapendo che la bestia che vive in ogni uomo vive con ancora più forza in questo tipo di rapporti e si rifiuta di nascondersi.
Sapeva che lui, maschio dominante, sarebbe stato il suo tormento, la suapaura con emozioni selvatiche e passione incontrollata.
E che lei non sarebbe stata in grado di nascondersi, per cui si aspettava da lui inflessibile onestà ...
Questo genere di uomini trovava effettivamente la loro terra fertile, in una sottomessa come lei, che aveva il coraggio di affrontare tutto ciò che capitava ...
Pronta a viaggiare per i luoghi più oscuri, affrontando i taboo più profondi e lasciarli guidare...
Aveva il coraggio di fidarsi ...
Una donna debole non avrebbe mai potuto fare questo ...
Viveva in un continuo paradosso, tra saggezza e vulnerabilità, lo considerava come un modo di abbandonare il potere e mettersi nelle mani di un altro essere, dimostrando a se stessa che il vero potere lo si ottiene rinunciandovi...
L'uomo in grado di sapere che esistesse anche l'amore, oltre il dolore e la sofferenza ... era quello che sognava e la chiamava con il suo nome ?
“Claudia, che bello rivederti, come stai?” un uomo dal sorriso aperto e cordiale la stava abbracciando. Cercò di mascherare l'imbarazzo che provava, non aveva la minima idea di chi fosse.
Sto bene, grazie. Tentava di notare qualche particolare che le ricordasse qualcuno. I lineamenti forti della sua mascella, la sua bocca, non le davano il minimo indizio. Lo guardò negli occhi e un lampo fulminò la sua memoria.
“Marco?... fu quasi un sussurro, Marco, che ci fai qui??” Erano passati più di
vent'anni dall'ultima volta che lo aveva visto.
“Sono venuto a vedere la più bella mostra fotografica degli ultimi tempi, non potevo mancare. Complimenti, tesoro. Sei riuscita nel tuo sogno più grande.”
L' abbraccio' ancora e i ricordi tornarono vividi nella sua mente.
Lo incontro' la prima volta ad una festa della scuola, fino a quel momento non sapeva nemmeno esistesse.
Ragazzi presi dalla loro prima esplosione ormonale, alla ricerca di bevande fino ad allora proibite e ragazze aperte a nuovi giochi, ma con la testa vuota, concentrate nel risultare carine agli occhi
dei maschi.
Tutto avvenne molto ingenuamente, era cosi presa di rimanere al riparo da tempeste ormonali dell'altro sesso, che quando Marco le chiese di ballare, non riusci' a mettere il suo pensiero in parole.
Annui guardandolo negli occhi, il blu più intenso avesse mai visto.
Danzarono in silenzio, le mani di lui strette attorno alla vita e le sue dolcemente appoggiate alle spalle di lui.
Lui le parlava all'orecchio e Claudia rispondeva a monosillabi. Chiaramente la trovò attraente e il bacio improvviso ed inaspettato, la sprofondò nella più totale confusione.
“Claudia, mi farebbe piacere portarti a cena questa sera. Sei libera??” La sua voce la riportò alla realtà.
Come allora, i pensieri non avevano parole, continuò a guardarlo.
“Ehi, devi rispondere solo si o no!” Il suo sorriso era diventato ancora più aperto, quasi una risata.
“Si, va bene. Alloggio in questo hotel, puoi passare a prendermi alle 8.”gli porse un bigliettino da visita. “Se vuoi ti illustro qualcosa della mostra...”
Claudia era un'affermata fotografa di quasi cinquanta anni, aveva partecipato a diversi concorsi.
Amava ritrarre le persone e le loro espressioni, non si serviva di modelli, per cui le immagini appese alle pareti erano volti di sconosciuti nel loro ambiente naturale. Sapeva cogliere le espressioni più disparate, molto semplici ma intense alla loro maniera. Amava il bianco e nero e il seppia, non mancavano pero' sprazzi di colore in qua e la, soprattutto nel ritrarre i bambini.
Lo accompagnò raccontando alcuni aneddoti divertenti sugli scatti. Ogni tanto qualcuno la fermava per chiedere di autografare il suo book. Si sentiva a suo agio nel lavoro e mostrava sicurezza e verve.
I capelli corvino, morbidamente appoggiati alle spalle, incorniciavano il viso rotondo e senza rughe.
Gli occhi scuri e vitali, accompagnavano il sorriso donandole una espressione gioviale.
Marco si trattenne ancora un po, dopo che ebbe finito di ammirare gli scatti, osservandola ed ammirandola.
“Ci vediamo stasera, Claudia.” la abbracciò di nuovo, ponendole un leggero bacio sulle labbra.
Lo vide allontanarsi, sicuro e fiero, era sempre stato cosi.
Ancora ricordi...
Rivide Marco che, tenendola per mano, la accompagnava su per un sentiero ripido, tra gli alberi, gli occhi fissi verso il basso per guardare dove metteva i piedi. La lingua incollata al palato, un po per la fatica, un po per la nebbia dei suoi pensieri.
Quando si fermarono in una radura, non riusciva a tenersi dritta, soprattutto per la sua vicinanza. Pensava che non doveva essere li, ma non ne aveva potuto fare a meno. Marco le piaceva.
Era una bella giornata, con il sole che faceva capolino fra agli alberi.
Avevano raggiunto quel luogo, in cima alla collina, in modo molto pacifico.
Lontano dal rumore e dal traffico, ma il completo caos nella mente.
Ammirarono il panorama sottostante, poi Marco la guido' verso un albero, tutt'altro che notevole.
Ancora senza parole si chinò a baciarla, e proprio come era stato con i loro incontri precedenti si arrese.
C'erano stati solo baci fino a quel momento. Claudia non si sentiva pronta ad affrontare le sue rudi maniere.
In quel momento, penso' non aveva senso rifiutarsi ancora. Lui la voleva.
Le mani di Marco afferrarono i suoi seni. La sua bocca su quella di lei, lo sentiva come nient'altro.
Era come se gli avesse fatto un regalo, ma anche una minaccia contro la quale una parte di lei si sentì in dovere di ribellarsi. Cominciò a farsi prendere dal panico, quando in qualche modo finì in ginocchio.
Le afferro' una mano, posandola sul rigonfiamento evidente nei pantaloni, rompendo finalmente il silenzio.
"Ti scopo o lo succhi. Uno o l'altro. "Claudia alzò lo sguardo incapace di parlare.
Tutto sembrava congelato in lei.. Sicuramente avrebbe dovuto rispondere, ma non sembrava esserci il modo giusto per farlo. Un modo era quello di intraprendere la strada dell'assenso, fino alla sua logica conclusione. L'altro modo era quello di correre, sperando che potesse sfuggirgli. Non era pronta.
Nessuna opzione sembrava particolarmente invitante.
“L'uno o l'altro". Si era fatto più insistente, lo sguardo nei suoi occhi che la spaventava un po '.
Sentì la sua mano sulla testa, un brivido lungo il corpo che non riusciva ad identificare.
Eppure non riusciva a muoversi.
"L'Uno o l'altro".Claudia abbassò lo sguardo e scosse la testa, ancora senza parole.
La disperazione aveva preso ogni muscolo e avevano arrestato la loro funzioni.
Una parte di lei avrebbe voluto abbandonarsi. L'altra parte non riusciva nemmeno a sopportare l'idea.
"L'Uno o l'altro". Spinse la
testa di Claudia sui pantaloni.
"Succhialo allora, se non ti riesce di decidere."
Ancora non poteva muoversi se non scuotendo la testa.
"Cristo santo, ragazza", le sputò addosso.
"Sei venuta con me. Andiamo. "
La sua mente era vuota e aveva perso la capacità di muoversi in ogni direzione.
Qualunque cosa potesse accadere avrebbe dovuto accadere a sua discrezione.
Il conflitto era così profondo che aveva perso la volontà sia di agire che resistere. In ginocchio in quel bosco, lo sguardo fisso nel vuoto, lui che le girava attorno. La sensazione fu come se avesse schivato un proiettile.
Ma non era finita, non seppe mai da dove spuntarono quelle corde, ricordo' solo la sua forza incredibile e il suo ghigno assurdo mentre sibilava: “Vedremo di farti ragionare.”
La legò ad un albero, sopraffatta dalla sorpresa. Bendò i suoi occhi e losentì allontanarsi.
Aveva paura, nonostante fosse tutto tranquillo, una brezza leggera trasportava nuovi profumi.
Era stata li un bel po di tempo, ad annusar la terra, ma a poco a poco aveva perso i fili della realtà e la mente non fu più sua.
Lo senti tornare. La sbendò, aveva problemi nel ritrovare la messa a fuoco di ciò che la circondava. Era un bellissimo posto, senza alcun dubbio e in qualsiasi altra circostanza sarebbe stato del tutto incantevole. Le circostanze purtroppo non si prestavano a nozioni convenzionali di piacere, in quegli istanti.
Non era del tutto scomodo, la corteccia ruvida dell'albero aveva irritato la sua schiena e le corde strofinavano in profondità solo in alcuni punti, non era del tutto sadico, pensò. Ma lui se ne andò. Di nuovo.
Diverse possibilità' attraversarono la sua mente. Sarebbe tornato, non sarebbe mai tornato, avrebbe mandato altri.
Il suono degli animali del bosco era venuto a tormentarla ogni tanto. Cibo per le sue paure. Una presenza assillante. Anche se col passare del tempo i rumori assunsero una familiarità inquietante privandoli del loro potere.
Era stato altrettanto frustrante in un primo momento essere così immobilizzata. I movimenti limitati a piccoli spostamenti della postura. La maggior parte del corpo catturata in una trappola inespugnabile. Sorprendentemente, però, trovava conforto anche in questo. Poteva respirare ancora.
La calma della valle divenne la sua lezione finale. I lupi non sarebbero venuti, qualcuno aveva acceso un fuoco.
Attendeva il suo ritorno.
Come faceva a saperlo? Non poteva naturalmente. Non più di quanto si possa sapere che il sole sorgerà la mattina successiva e ancora in vita lo si possa ammirare di nuovo.
Ma la fede è potere.
Ed ogni oscurità che potesse interferire in quella solitudine non aveva più importanza.
Libera dalla paura, per volere o per obbligo, poteva aspettare in pace.
Se anche fosse tornato, non c'era nessun altro posto per lei. Una valle di ombre divenne una valle di luce, e la bellezza che era attorno a lei non era più che un riflesso di ciò che avevo nel suo cuore. Lo amava e amava i suoi modi rudi.
E fu mattino. Comparve all'improvviso.
“Hai pensato? Sei libera di dirmi tutto quello che ti passa per la testa!”
La slego' ed accarezzò i segni delle corde. La voce ancora non riusciva a dare parole.
“Cosa preferisci adesso? Che ti scopi o altro??”
“Quello che vuoi, cosa mi merito?? “ finalmente riuscì a parlare.
La prese appoggiata a quell'albero, scopandola furiosamente. Non contento violò anche la sua bocca, facendole ingoiare il suo piacere.
“Claudia, per oggi chiudiamo la mostra, ci rivediamo domani. Grazie per la tua presenza.” la voce del suo agente la riportò di nuovo alla realtà.
“Grazie a te. Scappo in hotel, ho bisogno di rinfrescarmi.” I ricordi avevano risvegliato la sua mente, e il corpo rispondeva in maniera esagerata.
Sotto la doccia, riuscì a riprendere un po' del proprio corpo, placando il calore dei ricordi.
Marco non si fece attendere, puntuale alle 8 la attendeva nella hall dell'hotel.
Si era preparata con cura, raccogliendo i lunghi capelli, il trucco faceva risaltare i suoi occhi scuri, donandole ancora più espressività.
Un abito nero che lasciava scoperta la schiena, accompagnato da una stola di seta,
appoggiata leggera alle spalle e legata morbidamente sui seni sodi e pieni. Scarpe altissime le donavano una postura incantevole.
Il ristorante non era molto distante, ma il tragitto in auto fu oltremodo imbarazzante. Claudia ancora alle prese con i ricordi e Marco che continuava ad osservarla silenzioso.
Ritornò al giorno in cui le chiese di accompagnarlo a vedere e sistemare sommariamente una casa che doveva mettere in un catalogo di compravendite della sua agenzia immobiliare.
“Mi piacerebbe.” rispose allegra Claudia. “Stavo andando a riposare o a leggere un libro, forse posso esserti di aiuto e sarebbe una occasione per passare delle ore insieme.”
“Muovi quel culo pigro allora” rispose ridendo: “la strada è lunga.”
Fu un viaggio piuttosto lungo. Il sole e il vento leggero i loro compagni, nell'auto decapottabile.
La radio accesa e la conversazione scherzosa e divertente.
Quando entrarono nel vialetto di pietra, scorsero la casa. Modesta ma ben tenuta. Entrando dietro Marco, Claudia osservò il posto, le stanze erano quasi vuote. A parte un divano bianco nel bel mezzo di un salone, c'era poco altro.
“Ehi Claudia, ti dispiacerebbe tentare di pulire qualche porta e qualche vetro?” urlò dalla cucina.
Claudia assentì, pensando che il tempo sarebbe passato in un lampo. In un momento di calore, riscaldata dai movimenti, sfilo' il maglione. Una leggera e attillata maglietta copriva il suo busto, mentre si chinava e stendeva, l'attrito del movimento vigoroso, aveva suscitato i suoi capezzoli, che
mostravano la loro fierezza anche da sotto il tessuto.
Marco si avvicinò per controllare i suoi progressi: “Sembra che questi aloni non vogliano andarsene, vero?” aggrottando le sopracciglia.
Era cosi vicino. Gli occhi di Marco sembravano essere attratti da suo seno.
“Spero di fare un buon lavoro!” Claudia sorrise guardandolo.
Con un solo movimento rapido, Marco le afferrò un polso: “Ho un altro lavoro per te adesso, puttana!” sussurrò con voce roca.
Un basso gemito fu l'unica risposta potesse dare, quando sentì l'altra mano vicino alla gola.
“Inginocchiati cagna!” sibilò.
Claudia scese in fretta, in parte di spontanea volontà, in parte in risposta alle sue forti braccia.
Le mani di Marco sui capelli, torcendo la lunghezza dei capelli scuri, garantendo che i suoi occhi non potessero lasciarlo.
“La mia puttana è affamata oggi!” disse a bassa voce.
Affrontando la sfida del suo sguardo intenso, Claudia si avvicinò alle gambe di Marco.
“Non sono ancora sicuro che tu ne abbia guadagnato il privilegio.”
Nel frattempo la liberava della maglietta, esponendo la sua nudità.
“Hanno bisogno di dolore, vero?” Marco le strizzava i capezzoli. Si fermò.
“Devo continuare?”
“Per favore... “ Claudia con un filo di voce supplicava, mentre la propria intimità rispondeva in fremiti e contrazioni.
“Più forte, cagna. Voglio sentire dalla tua voce quello di cui non puoi fare a meno.”
“Per favore, ho bisogno di te. Lascia che ti serva.” Le parole esitanti, ma gli occhi mostravano le proprie voglie.
“Mostra il tuo valore...”
Claudia senti ancora uno strattone ai capelli, mentre appoggiava le mani alla sua patta, la sua virilità eccitata visibile da sotto il tessuto, il palpitare della vagina in aumento.
Slacciò i pantaloni, liberando il suo membro, avvicinandosi con la bocca.
“Non ancora, cagna!” La fermò con un altro strattone ai capelli.
“Chi ti possiede?” chiese la sua voce ferma e profonda.
“Tu!”
“E cosa farai per me??”
“Qualsiasi cosa, in qualsiasi momento, ovunque, sempre!”
“E come mi chiami??”
“Padrone.”
Una semplice parola, espressa con forza, unendo lussuria e timore in egual misura.
Claudia vide la contrazione del cazzo, gli occhi puntati avida sulla punta lucida e turgida.
Marco la lasciò toccare, sfiorandolo tutta la lunghezza, per poi aprire la bocca e risucchiarlo al suo interno.
Il ringhio basso di lui un sogno.
La mano tra i capelli, scopata con furia da quella verga possente, poca aria per respirare.
Infine lo tirò fuori, le sue parole piene di passione a stento repressa.
“Sul divano, puttana! Togli tutti i vestiti, a quattro zampe con mani dietro la schiena.”
Claudia si mosse velocemente, liberandosi di tutti i vestiti. Marco fece lastessa cosa.
Culo in aria e faccia in giù, esposta e vulnerabile, la figa gocciolante incontrollabile.
La bocca di Marco sulla sua figa, leccava e mordeva il clitoride, sembrava un uomo affamato. La lingua raggiungeva tutte le parti, le dita si infilavano una ad una. La mente alla deriva sopraffatta dal piacere.
“Non godere, non ci provare!” ordinò.
Claudia riuscì a trattenersi a stento, rabbrividendo. Sensazioni indescrivibili, quasi dolorose. L'umidità colava tra le gambe.
Poi sentì la punta del suo cazzo sulla sua apertura. Una mano tratteneva i polsi e l'altra schiaffeggiava il culo, seguivano carezze sulla pelle arrossata. Con una mossa imprevista da lui, Claudia si appoggiò meglio al suo cazzo.
“Sei impaziente?” chiese Marco ridacchiando, controllando appena la lussuria.
Una sola spinta e liberò il suo animale. Ciò che seguì fu veloce e furioso.
Due animali: il cazzo di Marco che pulsava e la figa di Claudia che lo intrappolava in morse continue. La mente sconvolta da un bisogno incontrollabile, il suo potere travolgente.
Lo sentì pulsare con più vigore, tutto senza controllo alcuno, solo la bestia e la sua cagna obbediente.
Piagnucolando Claudia esplose in un orgasmo, mescolando il suo liquido a quello di Marco.
Crollarono esausti sul divano, uno nelle braccia dell'altro. Dolci baci raggiunsero i suoi seni, un calore penetrava sulla sua anima. L'abbraccio fu lungo e il loro respiro progressivamente rallentato.
“Ti amo Marco!”
“Anche io ti amo, cucciola... “fece una pausa. “Questa casa sembrava cosìvuota... l'abbiamo riempita.2
Tornò di nuovo alla realtà: “Un soldo per i tuoi pensieri.” Marco la guardava interessato.
“Niente, stavo pensando alla nostra gioventù” scrollò la testa con un leggero sorriso.
Il ristorante che aveva scelto era molto intimo e accogliente.
Marco il solito chiacchierone. Non la smetteva di raccontare la sua vita.
Claudia tentava di sembrare interessata alle sue scorribande amorose, ma la testa era da tutt'altra parte.
Tornò al culmine della loro storia, alla inevitabile fine.
Quando erano insieme, lui aveva raggiunto il massimo della perversione.
Si inventò un gioco, voleva fosse al centro del suo ego smisurato, mostrando ad alcuni suoi amici chi la possedeva.
La portò in un hotel e la lasciò in una stanza.
Claudia rimase seduta sul bordo del letto per un bel po 'di tempo. Una piccola figura a gambe incrociate su un mare di bianco.
Sarebbe tornato di li a breve, in compagnia, non era del tutto sicura sul come si sentisse. Preparata ma ansiosa, tutto nuovo, inesperta su un nuovo territorio, convinta che la vita non tende a giocare nel modo in cui ci si aspetta, questo era il suo terrore e la sua magia.
L'orologio segnava quasi le nove, Claudia sapeva che era arrivata l'ora.
Riflettendo ancora sul prossimo futuro, andò allo specchio per un ultimo tocco.
Ancora una macchia di rossetto ad accentuare le sue labbra carnose. Un rosso che faceva risaltare le sue pallide guance.
Trasalì quando entrarono, tre uomini seguirono Marco nel suo ingresso. Tutti vestiti distintamente. Un sospiro dal suo interno, venne fuori ansiosamente.
Marco la guardò, poi spostò il suo interesse ai signori che l'avevano seguito.
“Signori” disse a bassa voce, ma giocoso “Vorrei presentavi la mia signora.”
Claudia sorrise con grazia, tendendo la mano ad ognuno di loro, che la strinsero affabili.
Quello che vedeva nei loro occhi parlavano più delle loro parole.
La fame lasciva non poteva essere completamente nascosta.
Marco offrì loro alcuni drink, chiacchierando, tentando di smorzare quel sottile filo di tensione. Un cenno di normalità che tutti sapevano non sarebbe durato a lungo.
Marco posò il bicchiere, e guardandosi in giro per la stanza con il diavolo negli occhi: “Lei è un bello spettacolo amici. Vi assicuro che il suo aspetto non è nulla in confronto al suo talento E' già stata informata sulle regole del gioco. Spogliatevi, lei darà l'inizio.”
Ben presto furono in fila di fronte a lei, le loro verghe in bella mostra, davano spettacolo della loro eccitazione.
I capezzoli di Claudia si indurirono, nonostante fosse tutto nuovo, nonostante avesse paura.
Claudia sentì il calore del respiro di Marco sul collo, sul suo orecchio, sussurrò morbido e basso, "Succhiali come la mia puttana, sei preziosa, tu sei il mio amore. Vedo che sono ansiosi. Vai, rendimi orgoglioso!” Ben presto furono attorno a lei, tutti con il loro cazzo in mano che
cercavano la sua bocca.
Con la coda dell'occhio lo vedeva. Coricato impassibile su una sedia d'angolo con il più piccolo dei sorrisi sul suo volto. Sapeva che il suo piacere era immenso, anche se non partecipava La sua fica colava nel saperlo compiaciuto.
Fino al momento in cui cominciarono a riversare il loro piacere, gocciolava dal viso e colava sul vestito imbrattandolo.
"Un inizio di buon auspicio, cagna", disse Marco "La notte è giovane però. Hai ancora molto lavoro da fare. E quel vestito è troppo disordinato per rimanere dove sta."
Attraversò la stanza e la tirò in piedi, mani forti in movimento con uno scopo improvviso ma preciso. Ci vollero pochi istanti per il suo vestito, per essere solo un ricordo.
La sua bocca sul collo la fece rabbrividire, il reggiseno strappato dal suo corpo in un colpo solo. Anche se costretta a boccheggiare, dalla paura, Claudia rimase al suo posto.
Dita esigenti afferrarono suoi capezzoli e lei si lamentava in modo incontrollabile. Gettò indietro la testa, succhi trasudavano oltre i bordi delle sue mutandine.
La sua mente cominciò ad appannarsi. Questo cominciava a essere al di là di quello che avrebbe potuto immaginare. Ma Marco non era intenzionato a fermare il gioco e la sua parola era il suo vangelo.
Non c'era alcun dubbio che il game show aveva stuzzicato l'appetito di tutti.
Il sorriso di Marco era largo e gli occhi bruciati dalla lussuria. Poteva vedere il suo rigonfiamento nei pantaloni anche se il resto del suo corpo non tradiva nulla della sua eccitazione.
"Ti rimane la tua più grande prova ora, puttana", disse “Mostra subito la tua vera natura"
Lui la baciò profondamente, ma le dita vaganti tradirono il suo vero movente. In un lampo il perizoma non c'era più. Questa volta Claudia si lasciò sfuggire un gridolino, ma egli sorrise, guardando oltre la singola lacrima che scivolò lenta.
"Guardami, padrone" disse, le uniche parole che avrebbe detto quella notte, in presenza degli altri.
La sua mente correva, ma il suo cuore era fermo, e lo sguardo nei suoi occhi diabolico.
Lo ammorbidì per un solo istante e le toccò la guancia. Un cazzo indurito premeva sulla sua gamba.
Uno degli uomini, con il suo comportamento era sembrato un po 'più determinato degli altri e si stava facendo avanti di nuovo.. Claudia valutò i suoi occhi lussuriosi.
E così cominciò. Fin dall'inizio era stato terrore. Seducenti giochi erano nulla in confronto a quest'uomo. Senza fiato sentì il suo abuso, il duro membro la stava possedendo. Le lacrime scorrevano sulle guance. Mani ruvide la spinsero verso il basso, ogni centimetro penetrato, e anche se il tempo di finire era ancora fortunatamente breve sembrava un'eternità.
Ecco però era la sua vittoria. Si schiarì la mente di ogni pensiero o sentimento diverso da marco. Risoluta a sopportare ogni presa, ogni spinta, la mente vuota. Presto finì.
Uno ad uno la presero, la riempirono e svuotarono il loro piacere sul suo corpo.
E così era finita: esausta, rimase dove si trovava sul pavimento mentre Marco si occupava dei convenevoli finali. Puliti e vestiti ciascuno di loro lasciarono la stanza, regalando ampi sorrisi, strette di mano resistenti e testimonianze incandescenti.
Perso nel suo mondo interno, un miscuglio di emozioni contrastanti, che a mala pena notò come le braccia di Marco si arrotolassero intorno a lei.
Sollevata come una piuma la mise sul letto, si tolse le scarpe e tirò su le coperte. Poi si tolse tutti i suoi vestiti e la avvolse in un caldo abbraccio stretto.
Claudia si rannicchiò nella sua spalla e pianse a lungo.
Quando la quiete fu finalmente restituita, Marco le chiese gentilmente: “Ti prego, dimmi come ti senti, mio caro angelo".
"E 'stata un'avventura. Onestamente. Così come abbiamo immaginato. Ma anche così molto difficile. Piacere e dolore. La depravazione nel loro uso del mio corpo. La gioia del mio servizio per te. Tutto mescolato con la realtà dei miei bisogni più bassi . .Capisco perché facciamo queste cose. Ma l'enormità mi ha travolto lo stesso. Tanti sentimenti. Orgoglio ... umiltà ... libidine ... paura ...
peccato ... estasi. Una confusione totale. Ho pianto. Per quanto mi riguarda. Per te. Per noi. "
"Sono stato più orgoglioso di quanto tu possa immaginare. Tu sei il mio angelo e la mia puttana ", disse a bassa voce."Prego solo che non sia stato troppo per te."
“L'ho fatto solo perché pensavo fossi tu, io pensavo solo a te. Ti amo così tanto. Quando si sono avvicinati sapevo solamente che ti stavo servendo bene. Ma non vorrei farlo di nuovo. "
"Dormi ora una piccola", disse Marco. L'amore nella sua voce era palpabile, o almeno le era sembrato.
Da quel giorno, Marco non si fece più sentire, non la cerco più.
"Claudia, non mangi? Ti sei oscurata in viso. Stai bene?" Marco le aveva preso una mano ed era tornata di nuovo alla realtà.
"Sto bene, stavo solo pensando alla nostra ultima avventura."
"Mi dispiace cucciola." Sembrava triste anche lui in quel momento.
"Doveva andare così." Claudia non piange più da quella volta.

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