sabato 8 giugno 2013


Ci sono viaggi che faccio da sola. Quei viaggi in uno spazio bianco, dove parto senza una meta, solo il sole come musa e, ad ogni passo, i miei occhi si aprono.
Ci sono cieli aperti che cerco, acque profonde che esploro al di la di quel torrente che temo porti via i miei pensieri. Cerco la mia voce, imparo linguaggi diversi, dapprima grossolani, poi sempre più ricercati, volute linguistiche che solo in sogno avevo creduto possibili.
Ci sono strade impervie e piango, ahimè, non riesco ad affrontarle, ma non importa quanto sono strette e quanto mi aggrappo, scivolo attraverso le valli, sui ripidi sentieri e mi avventuro.
Ci sono porte che tengo chiuse, come i libri su uno scaffale polveroso, come il libro che tengo sul mio comodino con una rosa selvaggia pressata al suo interno, un tocco di un amante accantonato, come si accantonano le vecchie fotografie in una vecchia scatola per le scarpe.
Ci sono strade vuote di parole, vedo la meta lontana, ma pizzicano le mie corde come un musicista esperto, si risvegliano le muse e imparo a maneggiare la penna come una spada, pungente a volte, spesso dolce. E’ un arma bianca che ferisce ma non uccide, non calco la mano.
Ci sono viaggi che faccio ad ogni passo, ad ogni respiro.



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