domenica 30 dicembre 2012

Laura


Laura vagava per la stanza, con la mente altrove, la giornata sembrava esser volata via. Lo avrebbe finalmente incontrato, e se in passato avrebbe voluto averlo accanto in qualsiasi istante, a odorare la sua pelle e assaporare i suoi umori,
 ora il suo stato d'animo era completamente diverso.
Si era presa i suoi tempi per spiegare quello che voleva, quello che le sarebbe piaciuto e il perché.
Tutto aveva un senso, e in quei momenti, al telefono o in chat, niente di tutto questo stato d'animo che la coinvolgeva era sembrato strano. Davvero,lo voleva,ma forse non era pronta e un dolore si faceva strada al suo interno, inspiegabile.


Sospirò. La battaglia con i suoi demoni non ancora vinta, ma non voleva arrendersi. Il suo cuore e l'anima erano per lui. Ora, se solo la sua mente li avesse seguiti...
Il desiderio era così forte, che solo il pensiero la fece inumidire, causando un movimento strano al suo stomaco. Oh... quel dolore invece, era come se si fosse illusa nel pensare che sarebbe stato facile
Perché lei lo voleva troppo. Perché voleva farlo piacere anche a lui. Perché lei avrebbe fatto di tutto per dargli piacere, sicuramente.
Lentamente lasciò cadere la sua biancheria intima e la piegò ordinatamente. Il suo corpo tremava, ma non era freddo. Morse il labbro inferiore, mentre camminò verso la porta.
Si precipitò, sentendo dei passi sulle scale. Sospese un gemito tra le labbra e cadde in ginocchio.
Si voltò verso la porta. Incrociò le braccia dietro di lei, il suo seno colmo proteso in avanti, quasi oscenamente.
Troppo tardi per fermarsi, troppo tardi per nascondersi.
Gambe divaricate, ginocchia a terra e il cuore che le batteva nel petto, la mente in corsa. No, per favore non farmi fare questo. Per favore ho bisogno di fare questo, sto così male. Le parole si schiantavano nella sua mente.
La bocca aperta, ancora più ampia, ma nulla usciva. I suoi dubbi pronti a venir fuori cadendo inutilmente ormai: era li, in attesa, lui dietro la porta. Non era quello che aveva immaginato, non era quello che aveva sognato, non era lei, quella donna sicura del "virtuale": era la paura della prima volta, la paura di non riuscire a compiacerlo, il timore di non piacergli.
Le venivano in mente solo parole stupide, come quel "Per favore no"... "sì, per favore!"... "Posso per favore", a che cazzo servivano in quel momento?
Stupida! Si diede della stupida mentre il suo corpo pregò. Era la sua offerta quella, il suo corpo. L'anima e il cuore erano già rivolti a lui, mancava solo la sua mente. E finalmente arrivò, quella dannata mente, seguì la necessità del corpo, raggiungendo il suo intero essere.
Era come se l'anima stessa perdesse necessità di coprirsi e aprì i suoi fianchi, aprì il suo corpo intero, senza preoccuparsi dello scintillio tra le cosce o dei capezzoli sporgenti e duri, anzi, fu quasi orgogliosa della sua eccitazione.
Tutto quello che mostrava in quel momento divenne una gloriosa offerta. Così doveva essere!


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