domenica 30 dicembre 2012

Buon Natale amore


Mi hai detto di aspettare. Ma come? Guarda che posizione che mi hai imposto! Con il sedere in aria sopra i cuscini. Aspettare cosa poi?
Per fortuna siamo soli. Ma se in giro per casa ci fosse qualcuno? E quel qualcuno entrasse nella camera? Mi hai anche detto di avere un’idea. Ma dove caspita sei andato? Perché ci metti così tanto?
E le mutandine sono ancora li, esattamente come erano prima: a metà cosce. Mi hai detto di lasciarle così. Abbassate per esporre la fica al tuo sguardo… hai detto… per ricordarmi sempre di non aver pudore.
Spero ti sia piaciuto guardarmi mentre gattonavo verso la tua camera, inciampando con le mie stesse mutandine abbassate. Credo di essere stata notevolmente ridicola… sai?
E adesso attendo. Sono in attesa di sentire il rumore dei tuoi passi, chiedendomi ancora cosa attraversi la tua fervida mente, così perversa e lussuriosa. E io… ho paura? No, so di essere al sicuro con te. So che mi userai ancora e ancora, ma non sei sadico, adori il piacere… mio e tuo.
Sono stata indisciplinata, lo so. Non ho obbedito sempre. Irrispettosa dei ruoli e indisponente nei toni. Cosa devo aspettarmi adesso?



I minuti scorrono lenti, la posizione è scomoda, continuo ad attendere con i pensieri che si ammucchiano… un ammasso di idee e fantasie perverse galoppano nella mente. Sicuramente userai la cinghia, so che adori il suono della cuoio sulla pelle. Rifinirai le strisce rosse che si sono impresse sulla pelle con il frustino lungo, in modo che il rossore diventi bluastro… ami vedere i tuoi marchi. Innaffierai il tutto di una buona dose di sperma e brinderemo alla nostra unione con una pioggia dorata… me lo aspetto!
“Ah… sei qua? Non ti ho sentito arrivare! Ti sei tolto le scarpe… Ma che cosa ti sei messo addosso? Sei ridicolo… quei pantaloni rossi e quella giacca con i bordi di “peluche” bianchi… E quel cappello, con quella barba finta… Ah… ah… ah…”
Ti osservo e mi sganascio dalle risate… il tutto è tenuto su dalla tua cinta di cuoio, ed hai un sacco in mano… un sacco di juta… osservo anche quello. In mano hai anche un’altra cosa. Una specie di patata bitorzoluta… la cosa si fa piuttosto preoccupante. Non mi impressiona la tua cinghia, che presto finirà tra le tue mani. Non so cosa contiene il sacco, forse una sorpresa o il mio regalo. Ma quel tubero nelle tue mani non ha un aspetto molto invitante.
“Zenzero…” mi dici… “non avrai mica paura di una radice? Il tuo culo ha preso molto di più, in passato…” ridacchi. Ti diverte moltissimo sta cosa, lo vedo nei tuoi occhi e nella tua espressione. Ti meriteresti un sonoro “vaffanculo”… Invece sbuffo solamente, grugnisco e ringhio appena un po’. Mi diverte il tuo abito e spero tanto che in quel sacco di juta tu abbia messo qualcosa di carino per me. Scruto l’orologio sulla parete… 12 minuti a mezzanotte. Se tu fossi Babbo Natale, fra poco tireresti fuori da quel sacco pacchettini scintillanti e colorati, con tante coccarde multisfavillanti e mi riempiresti di gioia.
Ma non sei San Nicola e ora temo quel sacco. Sbuffo ancora! Mi muovo sui cuscini, alzo ancor di più il culo, come per dire: “Su, dai. Finiamo presto…” Il respiro si accorcia, tu mi parli con freddezza. Mi spieghi i tuoi progetti per il mio orifizio. Rabbrividisco al pensiero. Mi sento piccola piccola.
E ancora in attesa. Ti siedi dietro di me e divarichi le natiche con una mano. Ora puoi osservarmi liberamente e più da vicino. Sono in mostra, crudamente… penso, come mai prima. In modo umiliante, con la fica palpitante e gocciolante. Le grandi labbra gonfie e arrossate non aspettano altro che le tue mani… o la tua lingua
Invece affondi lo zenzero nel mio culo, non prima di averlo immerso in acqua ghiacciata… una ciotola che non avevo visto prima, poggiata sul tuo comodino. Mugolo mentre lo spingi a fondo. Non ci vuole molto… il calore inizia il suo corso, si diffonde nelle viscere. Mi lamento, piagnucolo e tu che fai? Azioni un timer da cucina.
“Cinque minuti…” mi dici e ti avvicini al mio volto.
Mi accarezzi i capelli, mi lecchi una guancia, mi sussurri all’orecchio: “Quattro e mezzo…” Mi prendi per il culo, sogghignando.
“Brucia, cazzo!” Urlo e fagocito, mugolo e piango.
Ti allontani e slacci la cinghia. “Adesso si, che avrai da lamentarti per qualcosa…” e parte il primo colpo. La prima striscia calda si imprime sul mio culo esposto. E mentre cerco di elaborare il tutto, mentre il culo brucia fuori e dentro, parte il secondo colpo.
“Questo è per il mio piacere…” mi dici pacato… “Solo mio. Io solo posso vedere il tuo culo arrossarsi sotto i miei colpi.” I colpi si susseguono, non sono potenti, ma la pelle brucia, si riscalda. La figa risponde in spasmi incontrollabili, mentre i colpi raggiungono anche le cosce e la tenera carne della vagina. Il piacere esplode prima che tu arrivi alla fine, scompigliando il mio corpo in una danza erotica e conturbante.
Poi ti fermi, improvviso… e torni ad accarezzare i miei capelli, ringhiandomi contro: “Due minuti ancora. Scegli adesso: tolgo lo zenzero e infilo il cazzo oppure lascio lo zenzero nel culo e ti scopo… Qualsiasi cosa scegli per te, un gran piacere puttana mia.”
Non so perché, invece di scegliere la mia bocca decide per conto suo e non interpella il cervello prima di darle fiato: “Tra due minuti è mezzanotte. Visto che ti sei mascherato da Babbo Natale, voglio vedere il contenuto del sacco. Poi magari mi scopi, o mi inculi come vuoi tu… ma prima il sacco.” Prima di finire di dire “sacco” leggo negli occhi la sua risata, poi la ascolto… “Ah… Ah… Ah… lo sapevo! Sei troppo curiosa, ti conosco bene. Ci sto! Prima il sacco… ah… ah… ah…”
Allo scadere della mezzanotte, ti siedi accanto a me con il sacco ai tuoi piedi e a uno a uno, mi mostri i “miei” regali, sottolineando ogni volta servizio, pena e cura.
“Un battipanni… per quando non sistemi la nostra casa a dovere, i servizi si fanno con la massima cura, questo uno degli strumenti per fartelo capire.
Un flogger… per quando mi rispondi a cazzo.
Un plug con uno strass in fondo… il tuo culo è prezioso per me.
Una racchetta da ping pong… non serve per giocare, ma per fartela provare quando non obbedisci, le mani mi fanno male e questa mi aiuterà.
Dulcis in fundo, una canna… questa si che sarà un piacere. La proviamo subito.”
Ti alzi dal letto e ti spogli, togli quel cazzo di vestito ridicolo e ammiro la tua erezione, mentre mi dici, toccandoti: “Rilassati tesoro. Il mio cazzo non è un regalo di natale, può solo arrecarti piacere.”
Sali in ginocchio sul letto dietro di me e premi la tua asta per entrare. Imprimi qualche colpo di canna, mentre inizi a stantuffare lentamente. Poi affondi nella figa fradicia di umori, tenendomi per i fianchi. Ansimo e mi contorco, accompagno i tuoi movimenti… il piacere di entrambi si mischia.
Crollo esausta sul letto. Ti separi da me, sfili lo zenzero dal culo e mi baci le chiappe.
“Buon natale, amore”…


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