domenica 30 dicembre 2012


Ho leccato,
credo di aver respirato,
rimasta senza fiato,
in gemiti e fremiti,
ho succhiato,
miagolato,
soffocato,
sbavato,
ingoiato...
Oh si!

sabato 22 dicembre 2012

Perfida ed ammaliante troia

Volo sulle pareti della mente… e non solo.
C’è una strana calma che scivola nella mia mente, quando mi condanni a pene in cui non sei attivamente coinvolto. Mi metti in un angolo e mi guardi, immobile, senza espressioni apparenti. E io, nella calma della mia mente, sono instabile con il corpo, sono una cosa che si trova in bilico su un asse posto sopra una botte arrotondata, che si muove impercettibile verso di te. E’ qualcosa che assomiglia alla preoccupazione, il mio muovermi, ma anche una specie di curiosa aggressività… e tu lo sai, sai che non riesco a rimanere immobile. Sai che le mie attese sono pene profonde… sono macigni nel cuore. Ma tu vuoi vedere dentro la mia testa, vuoi imprimere momenti di quiete, vuoi costringermi a riflettere sulle mie azioni. Ah, cosa daresti per essere una stilla di sangue che scorre dentro le mie vene e irrora il mio cervello, cercando la verità dentro di me e non solo nelle mie smorfie di attesa, E lo so, vorresti sapere se si tratta di rimorso o solo frustrazione quella che mi pervade, per non essere riuscita ad obbedire, per essere una mente in fermento e non sempre sottomessa. Vorresti sapere… sapere se mi dispiace almeno un po’.
Ti piacerebbe conoscere la mia opinione sulla punizione, vorresti sapere se funziona.
E io, in attesa di una tua parola, elenco mentalmente le cose che devo fare oggi, poi penso al sesso… inevitabilmente. E la tentazione è grande, anche in bilico. Vorrei far vagare la mano verso il mio centro pulsante, verso il cuore vitale e fremente. Vorrei giocare tra le carni calde, ma tu ancora non vuoi, lo vedo dal tuo sguardo. Cazzo, adesso vorrei che te ne andassi, vorrei rimanere sola nella stanza. Dai, su… vattene. Ma se non te ne vai, vieni qui e prendimi, usami. Sono una cagna vogliosa, pronta da usare, perché non lo vedi?
E tu, che fai invece? Rimani ancora li, a testimoniare il mio dialogo interno, ad argomentare silenzioso contro di me, arrivando a conclusioni inevitabili. Vorresti leggere i miei pensieri, dietro questo mio volto poco piacevole e sbeffeggiante, posta in un angolo come una bambina che ha messo le dita nel miele, e poi… alzo le spalle, tiro un sospiro e la voce esce piagnucolante: “Quanto mi manca? Sono stanca.”
E lui: “Lo vedi? Mi senti? Sono scivolato nella tua mente. So cosa vuoi. Implorami, e forse… dico forse… mi avrai,. Perfida ed ammaliante troia!”



Delicatamente e dolcemente cullato dalla pelle del corpo, fra le dolci lune dei seni, le sue labbra si appoggiano delicate, le dita ne sfiorano i morbidi contorni e i turgidi capezzoli, che si ergono ritti e fieri come regine in attesa del loro servo.
La lingua, con frenetica dolcezza li lambisce prostrandosi alla loro fierezza.
Lentamente la testa si abbassa e scivola con dolcezza sul corpo fremente.
Le mani mi accarezzano, seguendo d'appresso la bocca bollente, che lentamente scivola lungo il bacino a raggiungere le cosce morbide e sode.
Scende con dolcezza lungo le gambe fino a raggiungere la nervosa caviglia, a saggiarne il tenero sapore, mentre le mani si aggrappano voluttuose ai miei glutei sodi e provocanti.
Lentamente risale proiettando con la lingua la sua scia sull'altra gamba, le mani accarezzano i contorni e veloci raggiungono l'antro delle morbide labbra, sfiorandole e preparandole al passaggio della bocca che presto ne raggiunge le porte e le lambisce con lussuriosa voluttà...
Il ventre è fremente e la lingua al contatto con il duro clitoride con spavalda arroganza mostra la sua testa, pronto per farsi sfiorare con un delicato tocco di lingua...
Sento il fiume del piacere scorrere all'interno del mio corpo, un paradiso lussurioso e felice di essere attraversato da un fiero animale.
La lingua s'intrufola, scava, raccoglie il dolce nettare, si disseta.
Poi con mite dolcezza e candida lentezza penetra all'interno per esplorarne la via.
Appoggio le mani sul suo capo, premono affichè non smetta di lambire la strada infuocata e ne esplori ogni recondito passaggio
Docile e mansueta, senza farsi pregare, la piccola esploratrice esegue i passaggi assaporando i frutti copiosi che crescono e scendono lungo le carni tremule.
Un fremito ed un gemito profondo scuotono il corpo, in un lungo appassionato orgasmo che colpisce la lingua rendendola felice e gioiosa per l'esplosione di piacere donatole.
Politici parassiti!" Paola pronuncio' prepotente.
Piero piegato precariamente, plano' podalico proclamando parole pestifere.
"Paola, porca puttana, parlare... Politici, poi... Pescavo placido, permeandoti periplo pelle pregna profumi..."
"Pensavo platealmente. Pochi pertugi parvon puliti, possono pure prendere, pretendere... Pisceranno pieta'..."
"Paola... politici, potere. Pretendo proporre prosaico pene, permeando pertugi. Poniti porca! Pensa proibito...Plaudi penis."
Puntava piano, Piero, premendo placido, privandole piaceri più profondi. Piero poteva ponderare, premere, pigiare... pioniere policromo pacato, perenne promotore placidi preliminari. Paola pretendendo peggiori pressioni, piegandosi, propose pertugio più prelibato. Piero poderoso prese possesso: "Pertugio prelibato... Patria, poni parcella pure per privati piaceri?"
Paola proclamo': "Proveremo piacere pagando!"

Un vero uomo ama una donna con qualsiasi forma del corpo.
Più precisamente, un vero uomo ama una donna per la donna che è, al di là della sua forma.

Non era una donna da scartare, ma realizzata. Sembrava ferita e malconcia, a volte, o per lo meno usata.
Ma questo era il punto. Lei non era stata utilizzata, ma utile. Aveva servito i suoi bisogni, il suo piacere e il suo desiderio. L'apice di tutto scritto ovunque.
Sul suo corpo, in cui aveva lasciato così tanti segni e in tanti modi che la fecero rabbrividire al ricordo.
Nel suo cuore, dove le sue parole, avevano lasciato tracce incandescenti.
Nella sua anima, che aveva riempito fino a farla traboccare.
Quel mattino sorrise alle prime luci del sole, sola nella sua camera. E lasciò che indugiasse quel sorriso, la metteva di buon umore, le piacevano le prime luci del mattino, le vedeva filtrare dalle persiane e pensava al nuovo giorno. Un nuovo giorno da vivere.
Ed erano suoi quei momenti, istanti da vivere in solitudine prima che il mondo iniziasse a girarle attorno e viceversa. Adorava quel vuoto così pieno, bisognosa di averlo di nuovo vicino e soddisfatta della notte appena conclusa con lui, nel dolore e piacere più deliziosi.
Presto sarebbe tornata a strisciare in ginocchio, dimostrando la sua forza e la suo gioia.
Per il momento, si cullava nelle sensazioni delle sue ultime carezze e del leggero tocco del calore del sole.

Le mani hanno preparato la strada, entrando a violare quello che con urgenza chiedeva di essere posseduto. La tua voce vibra nel mio orecchio, fremiti si spandono fino al midollo, un flusso continuo, fino a liberare la mia voglia di te. Il primo orgasmo, veloce e intenso mi libera, da il via a tutto il corpo, la mente concentrata sulle tue parole. Il cuore accelera, mentre il primo colpo arriva sulla natica, ti ringrazio mentalmente e supplico "ancora". Altri nove colpi, il culo inizia a bruciare, ancora fremiti, ancora il pulsare vigoroso della figa, che si prende il suo godimento. In ginocchio, ai tuoi piedi, attendo qualche istante. La schiena libera, in offerta a te. E i colpi arrivano, inesorabili, uno dopo l'altro. "Ti ringrazio padrone, ne voglio ancora". Invece no, ti prendi il tuo tempo, sei attorno a me, scruti e sfiori la tua cagna. "Prendimi padrone, ho voglia di te." Adesso ti sto offrendo il culo, vogliosa di essere posseduta, come una puttana, la tua puttana. Mi raggiungi, mi penetri con le dita, scavi nelle mie viscere con la mano, ti prendi gioco della tua troia, che gode ancora inesorabilmente. I miei gemiti intensi eccitano anche te, mi presenti il tuo cazzo, vigoroso e possente. Mi scopi la bocca, padrone delle mie carni, vuoi tutto della tua troia. Affondi dentro la mia gola, più volte, mentre le mani finiscono tra le labbra della figa. Mentre godi dentro la mia bocca, io godo con te, di nuovo, un fiume incessante di voglie... di voglia di te. Grazie Padrone, ti amo.