sabato 8 giugno 2013

Lo sfogatoio 07 giugno 2013


Non dormo, gli occhi non si chiudono. E pensare che poco prima di entrare in camera, ero li, davanti al pc, che sbadigliavo. Come entro qui dentro, il sonno sparisce, magicamente. Nemmeno la ninna nanna funziona più come prima. 
Devo scrivere, serve uno sfogo ai miei pensieri. 
E oggi che mi invento? Lo sfogatoio! Mi libero dei pensieri che non voglio portare con me nel sonno. 
Hai presente quando uno si toglie i pantaloni la sera? E svuota le tasche di quello che si è accumulato durante tutta la giornata? Quello si chiama lo svuotatasche.
Io da oggi ho lo sfogatoio, svuoto le tasche della mia mente e mi sfogo alla mia maniera: scrivo, vomito parole. Non il solito libro, o le solite poesie, o i racconti che la mia mente fervida partoriscono. Ma quelle cosette da accantonare, i mostri da uccidere.
Ne ho un paio, oggi, che pesano particolarmente. Prima di tutto quelle stramaledette lacrime che non finiscono mai, hanno una fonte inesauribile. Ne ho riempita una bustina e l'ho appoggiata sul comodino, sopra il libro che non apro da un po'. Dicono che piangere fa diventare gli occhi belli, io vedo solo occhiaie (quindi, per favore Biianca, smettila).
Vicino alle lacrime c'è il mio cuore, non mi meraviglia essermelo ritrovato in testa, batte così forte che è ovunque. Mentalmente, adesso, è vicino al sacchetto con le lacrime, ma continuo a sentire quel tonfo assordante che batte nel mio petto. Impossibile staccarlo da me, lascio che il silenzio mi avvolga e lo ascolto acquietarsi, non è un mostro, è solo Amore... Tze... Quisquilie!
Assieme alle lacrime e al cuore, c'è la parola "inadeguata", pure quella adesso è li che mi guarda tra le ombre, la spernacchio un po', mi sorride indisponente, le strizzo l'occhio.
Mi sembra di non avere altro che mi pesa, per il momento, ma nella notte tutto può succedere, basta l'ombra di quell'incubo che ogni tanto si affaccia.
Allora guardo il soffitto, conto le linee delle persiane che si rispecchiano tra ombre e luci, fuori, sul mio giardino, il lampione manda una luce tutt'altro che tenue e ne imprime il disegno (ogni tanto provo a svitare la lampada,ma quel poveretto addetto ai controlli, continua a non farsi i cazzi suoi).
Una zanzara mi svolazza attorno, Ugo se la dorme russando, chiudo gli occhi e ascolto il mio respiro.
Grazie sfogatoio, stò meglio!


Cremisi 
macchie di sangue
scendono sulle cosce
nausea crescente 
gola secca

Stringe con la mano il ventre
persa in una preghiera
quando si apre il cielo
e vomita il suo sacrificio

Ansanti le spalle
tiene il suo guscio rotto
in agonia silenziosa
in un bagno freddo
solitaria

Si confronta con la sua
più grande paura
la morte


Ci sono viaggi che faccio da sola. Quei viaggi in uno spazio bianco, dove parto senza una meta, solo il sole come musa e, ad ogni passo, i miei occhi si aprono.
Ci sono cieli aperti che cerco, acque profonde che esploro al di la di quel torrente che temo porti via i miei pensieri. Cerco la mia voce, imparo linguaggi diversi, dapprima grossolani, poi sempre più ricercati, volute linguistiche che solo in sogno avevo creduto possibili.
Ci sono strade impervie e piango, ahimè, non riesco ad affrontarle, ma non importa quanto sono strette e quanto mi aggrappo, scivolo attraverso le valli, sui ripidi sentieri e mi avventuro.
Ci sono porte che tengo chiuse, come i libri su uno scaffale polveroso, come il libro che tengo sul mio comodino con una rosa selvaggia pressata al suo interno, un tocco di un amante accantonato, come si accantonano le vecchie fotografie in una vecchia scatola per le scarpe.
Ci sono strade vuote di parole, vedo la meta lontana, ma pizzicano le mie corde come un musicista esperto, si risvegliano le muse e imparo a maneggiare la penna come una spada, pungente a volte, spesso dolce. E’ un arma bianca che ferisce ma non uccide, non calco la mano.
Ci sono viaggi che faccio ad ogni passo, ad ogni respiro.




Un velo di tristezza
Copre il viso
Vuoto di versi

Le dita cercano un senso
Gli angoli, le curve
Il tuo corpo

Gli occhi chiusi
Immagino il tuo tocco
Il tuo suono

Come un succoso vino
Scivola inebriante
Goccia dopo goccia

Sulle labbra fiorisce
La fiamma di un ricordo
E ascolto il tuo respiro.



Dammi i tuoi baci
Nudi di inganno
D’oro e d’argento
Dammi le tue parole
Innocenti semi
Di un perverso nutrimento
Dammi il tuo calice
Vuoto di uve pretenziose
E di citazioni perfette
Allora io donerò
Anima, vino e fiori
Disadorna e con timore

La luna, il mare




Parole dolci, preziose
Fiammeggia l’animo
Labbra incandescenti
Sotto un trucco scarlatto

Una canzone sotto la luna
Tesse incantesimi
Che spazza chilometri
Nella marea di un sogno

Baci come fuoco, come ghiaccio
Risvegliano le mie parole
Nel calore, nel chiarore
Di una luce che balla

Una spada affilata
Ha partorito pensieri
Su un isola, nel mare
Fragili parole che annegano

Di notte, una rosa







Petali di un fiore
Nascosto sotto la gonna
In pensieri audaci e setosi

Foglie vacillano
Sotto il peso
Di incontri spinosi

Gaudente il lamento
Inebriante la fragranza
Più dolce di un rosso vino

Si accartoccia poi
Come poesia impaurita
Al buio, alla brezza

Petali cadono
Morta la loro essenza
Dimenticando perché era lì