venerdì 29 marzo 2013

Buongiorno Maestro

Il letto era grande, Troppo grande solo per me, troppo spesso nessuno al mio fianco, scaldata dalle sole coperte.
Quel mattino qualcosa era cambiato, il risveglio piacevolmente illuminato dalla luce del mattino. Un odore persistente bazzicava nell’aria, aromi da molto tempo dimenticati. Il sesso era lì, confuso con l’odore di lui. La stanza permeata di sesso, mista all’odore di sapone, sembrava stranamente salata. Inspirai l’aria a pieni polmoni, mentre le guance si accesero di rosso. Aprii gli occhi e fissai il soffitto. I ricordi della notte appena passata passarono pigri nella mente, anche se le mie mani iniziarono a tracciare cerchi sulla pelle, lentamente, verso il ventre. Il ghiaccio era stato l’antipasto, gocce scintillanti avevano tracciato un contorno sui capezzoli, per finire giù, all’interno delle cosce. Ricordai le corde, che avevano scavato la pelle dei polsi, mentre mi contorcevo sciogliendo, con il calore del corpo, il gelido abbraccio; i capezzoli indolenziti dai morsi, i palpiti pesanti, la mente piacevolmente riempita, non più il vuoto. Affiorarono immagini: la cintura stretta al mio collo, la fibbia premuta con forza contro la nuca, mentre il suo cazzo affondava da dietro. E ora, con le mani sul mio sesso, tremai ancora, ricordando le sensazioni, la lingua improvvisamente sulle labbra per assaggiare l’aria. Era come stessi assaggiando il suo cazzo, di nuovo. Ma erano sapori fantasma, e tutto questo poggiava sulle mie papille con troppa debolezza. Potevo avvicinarmi a lui, svegliarlo assaporando di nuovo la sua pelle, invece allungai una mano a toccarmi, le labbra ancora gonfie, il clitoride teso e in attesa. Mi trastullai a darmi piacere, piacevolmente egoista. Guardavo lui, profondamente addormentato, e affondavo le mani e le dita dentro di me. Sorrisi. Il suo respiro quiete fu un richiamo, le labbra leggermente socchiuse. Delicatamente mi posizionai sopra il suo viso, senza toccarlo. Continuai a toccarmi e le prime gocce di umori colarono sulle sue labbra. Aprì gli occhi anche lui e solo allora avvicinai il mio sesso alla sua bocca, per farmi lambire, succhiare, leccare, premere, spremere, spingere e… “oh… si!!!!”


Che cosa è il peccato
se non un frutto proibito
da suggere con le labbra
da mordere con i denti
da cui nutrirsi.
Un banchetto prelibato
per una fame insaziabile
che divora la mente
che ruba i pensieri
e riempie l'anima.

Chiuse gli occhi
dipinse arcobaleni
la sua risata
il suo viso
le mani
gli occhi
le labbra
ognuno con un colore
quando li riaprì
tutti i colori
erano in piedi
davanti a lei.

Mi piace farti conoscere la mia follia, renderti partecipe del mio pazzo pensiero, della più folle delle passioni. Il vuoto si colma di suoni, è una musica che riempie gli spazi, sono note che vibrano sotto pelle e affiorano prepotenti, mentre le mani imprimono, scavano, sondano, giocano e mi permettono di “amare” il tuo sentire. Siamo due menti, aggrappate l’una all’altro in un’estasi quasi disperata, completamente persi in una splendida nebbia di eccitazione.

Il mondo impossibile di Ambra


http://alliewalker63.blogspot.it/p/il-mondo-impossibile-di-ambra.html

Ambra non ha una vita normale, costretta in un mondo che non si è scelta, VIVE nei suoi sogni, che ogni notte proseguono come se non si fossero mai fermati. Il resto della sua vita è piatto, come la posizione che occupa nel suo contenitore freddo e sterile.

venerdì 15 marzo 2013

La perversione

La perversione non è un peccato, presa a piccole dosi diviene un'abitudine di cui non puoi fare a meno, ti fa continuare a vivere quando tutto ti rema contro, ti fa rinascere e morire tutte le volte. 
E ogni volta la aspetti, e sei li che brami, e vuoi, e cogli, e afferri, ti colmi, e poi di nuovo il vuoto. 
Un vuoto che ha una ragione di esistere.

mercoledì 13 marzo 2013

Le mucche sono intelligenti e i rospi ancora di più

Ho ripreso ad ascoltare musica sinfonica, mentre lavoro, mentre scrivo, mentre cucino; la mia casa è costantemente satura di note ad ogni ora del giorno, solo che mio figlio non è proprio contento eh, allora si è premunito di cuffie e continua a farsi i cavoletti suoi. A proposito di cavoletti, si dice che le piante, poste non molto vicino alla fonte, amino la musica da camera, che sottoposte costantemente alle vibrazioni sonore, riescono a svilupparsi più velocemente e a distruggere microrganismi e parassiti delle stesse. Si dice pure che le mucche amino ascoltare Mozart, in particolare, con il risultato che la produzione di latte aumenta in maniera prepotente rispetto a mucche allevate normalmente. E, infine, si dice che la musica classica faccia diventare più intelligenti, perché si va a stimolare il cervello in parti molto sensibili, come una specie di massaggio rinvigorente. Ci sono anche quelli che dicono “adesso ascolto musica classica” pensando di passare per persone intelligenti. Io non penso di diventare intelligente in un sol colpo, ehm ehm, sto solo facendo una prova, per capire quanto sono intelligenti le mucche e le piante XD. No, non è vero. Mi piace ascoltare questa musica, mi rilassa, mi rende felice… quindi non ho bisogno di aumentare la mia intelligenza, basta quella che ho, e suppongo che le mucche e le piante siano nella mia stessa condizione. E sto bene come una rospo nel suo stagno. Non ho una gran simpatia verso questi animali: hanno un aspetto viscido e rugoso, quasi avessero verruche (bleah), in realtà nascondono principi pronti a trasformarsi al primo bacio, se mi avvicinassi io son sicura che, con la sfiga che mi ritrovo, si trasformerebbe in topo (ancor più orrendo). E poi lo stagno: umido, mefitico, infestato di zanzare, melmoso… eppure se sei un rospo lo stagno è il posto perfetto in cui stare, per chiunque orrido, ma per lui il suo regno. Se ci pensate, abbiamo tutti il nostro stagno, colmo di sentimenti e sensazioni, e siamo tutti un po’ rospi: ci adeguiamo e ci modifichiamo fino a che non arriviamo a essere perfettamente a nostro agio nella nostra “pozza” e in quella pozza succedono tante cose, è il nostro modo di vivere e sul fondo si accumulano vari strati di detriti e sabbia, che poi non sono altro che esperienze, persone, sentimenti, delusioni, speranze, sogni, lavoro, amore. Scende tutto verso il basso e cova, e passano anni trascorrendo il tempo a cacciar libellule sulla superficie, saltando da una ninfea all’altra. Ma sotto tutto ribolle, fermenta e si mischia, torna tutto a galla assieme ai ricordi, e con i ricordi le emozioni che pensavamo di aver accantonato e sorpassato come un auto in corsa. E quando tutto lo stagno è in subbuglio, ci rendiamo conto che è arrivato il momento di saltar fuori e tornare a confrontarci con il mondo. Arrivati a quel punto possiamo scegliere: la pozza accanto più grande e sontuosa e fare un salto di qualità o crogiolarsi nella melma dello stagno dei ricordi. Voglio la pozza più grande, assieme alle piante, alle mucche, al rospo e la musica che mi rende felice.